Storie Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/category/storie/ Le notizie sotto un'altra luce Mon, 22 Apr 2024 07:36:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Storie Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/category/storie/ 32 32 Storia di Di Candido Salvatore, il sarto confinato per propaganda antifascista  https://ilquartopotere.it/storie/storia-di-di-candido-salvatore-il-sarto-confinato-per-propaganda-antifascista/ https://ilquartopotere.it/storie/storia-di-di-candido-salvatore-il-sarto-confinato-per-propaganda-antifascista/#respond Mon, 22 Apr 2024 07:36:59 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=31345 Da una ricerca storica presso l’Archivio di Stato di Bari a cura di Vincenzo Catalano e Giovanni Capurso Nella prima metà del Novecento le botteghe dei sartierano certamente punti di ritrovo dove poter conversare e leggere comodamente: farsi confezionare un vestito dal sarto era un segno di benessere ed agiatezza. Le sartorie erano frequentate spesso […]

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Da una ricerca storica presso l’Archivio di Stato di Bari a cura di Vincenzo Catalano e Giovanni Capurso

Nella prima metà del Novecento le botteghe dei sartierano certamente punti di ritrovo dove poter conversare e leggere comodamente: farsi confezionare un vestito dal sarto era un segno di benessere ed agiatezza.

Le sartorie erano frequentate spesso da persone che, oltre ad avere disponibilità economiche per farsi un vestito su misura, erano mediamente istruite o poco sopra la media. Era proprio in luoghi come questi che non di rado durante il regime fascista circolavano i giornali clandestini. La diffusione di questa stampa aumentò soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalle nostre ricerche non a caso apprendiamo che durante il Ventennio tra gli schedati e confinati tanti erano i lavoratori di questo antico e nobile mestiere (a tal proposito segnaliamo il bel volume di Maria Schirone, L’elegante Sovversivo, edito da Radici Future, 2023).

Ciò accadde anche nella nostra Corato. Il protagonista della storia in cui ci siamo imbattuti è un certo Di Candido Salvatore, di mestiere appunto sarto, con sei figli a carico e di “idee socialiste”. Abitava in via Moschetti 3, una stradina anonima in pieno centrotutt’oggi con la stessa intitolazione. Nel salottino del suo locale, frugando nel posto giusto, non era difficile trovare e sfogliare giornali come “L’Avanti!” o altri periodici clandestini.

Tra il 1940 e il 1941 la guerra stava andando male, anzi malissimo. Il tentativo di invasione della Grecia era un disastro. La censura s’intensificò. Divennero scarse le cosiddette “veline” sull’andamento del combattimento, perché sulle notizie militari e sulle corrispondenze di guerra venne imposto un doppio vaglio censorio. Così i corrispondenti di guerra erano costretti a descrivere più le impressioni che i fatti. Eppure molti coratini avevano tra i loro figli soldati al fronte. Volevano sapere. In tanti sapevano dove recuperare le notizie sull’andamento della guerra. Presso la sartoria Di Candido iniziò unostrano via vai. Tra coloro che la frequentavano c’erano un ex assessore socialista e degli ex confinati. Insomma, la sartoria non doveva proprio passare inosservata.

E poi la fame aumentò. Il cibo già scarseggiava. L’ingresso in guerra dell’Italia non fece che aggravare la stanchezza e il malessere che serpeggiavano da anni nella popolazione, tramutati ormai in disperazione. Il Questore riportò, infatti, che migliaia di contadini scesero in piazza per protestare ritrovandosi a ridosso “dell’antica camera del lavoro” e “per il loro rossismo avevano fatto intervenire le autoblindo”.  

Per incoraggiare la folla, qualche tempo prima i “caporione” avevano persino scritto il testo di una canzone di cui il Questore riporta la prima strofa:

“A Taranto c’è la sposa

A Brindisi lo sposo

A Monopoli il compare

ari la comare”

Nell’estate 1941 le forze dell’ordine entrarono nel locale del sarto e trovarono i giornali e alcune persone in sua compagnia. Alcuni frequentatori abituali del locale vennero prelevati dalle loro case. L’8 agosto 1941 Di Candido venne interrogato e fu assegnato al confino “per aver svolto subdola e tenace azione disfattista e antifascista”. Nel verbale della Legione dei Carabinieri Reali di Bari sono riportati i nomi di coloro che frequentavano abitualmente la sartoria “che provengono dalle file socialiste”: Loiacono Alfredo, Mancini Antonio, Strippoli Luigi e Ardito Cataldo. Tutti coratini antifascisti e schedati.

Al coraggioso sarto fu assegnato il confino a Lucito, località sperduta nella provincia di Campobasso, assieme ad altri coratini. L’esperienza durerà fino al 5 dicembre 1941 quando verrà rimpatriato a Bari e quindi a Corato.

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A 50 anni dalla morte del Direttore prof. Domenico Simeone: una vita dedicata alla cultura, all’arte e all’insegnamento (Foto) https://ilquartopotere.it/storie/a-50-anni-dalla-morte-del-direttore-prof-domenico-simeone-una-vita-dedicata-alla-cultura-allarte-e-allinsegnamento-foto/ https://ilquartopotere.it/storie/a-50-anni-dalla-morte-del-direttore-prof-domenico-simeone-una-vita-dedicata-alla-cultura-allarte-e-allinsegnamento-foto/#respond Thu, 18 Apr 2024 05:57:47 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=31170 L’anniversario di morte del Professore ricorre il 22 aprile Lo storico Polibio nel Libro VI delle sue «Historiae» considera doveroso conservare e perpetrare la memoria degli «uomini virtuosi», affinché con il loro esempio e la loro dedizione perl’impegno nei riguardi della società, le loro azioni fossero di esempio e sprone peri posteri. Con questo spirito […]

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L’anniversario di morte del Professore ricorre il 22 aprile

Lo storico Polibio nel Libro VI delle sue «Historiae» considera doveroso conservare e perpetrare la memoria degli «uomini virtuosi», affinché con il loro esempio e la loro dedizione perl’impegno nei riguardi della società, le loro azioni fossero di esempio e sprone peri posteri.
Con questo spirito vogliamo ricordare la memoria del Prof Domenico Simeone a 50 anni dalla sua morte, come esempio di amore e professionalità nelle sue funzioni di Direttore dell’Istituto Statale d’Arte della sua città di adozione, Corato.

Nato a Taranto nel1931, si diploma presso la Scuola d’Arte di Napoli con successivo magistero ( un master odierno ante litteram ) in scultura.
Nel1953 assume la docenza di Plastica presso l’Istituto d’Arte di Grottaglie (Ta) per poiricevere l’incarico direttivo dal Ministero della Pubblica Istruzione nel1956 in quel di Salerno e quindi, l’anno successivo a Cerreto Sannita (BN). Nel1962, come vincitore di concorso a Preside degli isitituti superiori, diventerà Direttore presso l’Istituto d’Arte di Isernia e dopo essere stato insignito del prestigioso titolo di «Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per meriti artistici e professionali» sia nel1965 che nel1967, nello stesso anno verrà inviato dal Provveditorato a dirigere la Scuola d’Arte, da poco più di un anno elevata a rango di «Istituto», il quale, come scriveva il Giudice Leonardo Scelsi, all’epoca Presidente del Consiglio di Amministrazione dello stesso Istituto, nella prefazione del manuale di presentazione della 2a Mostra Didattica: «la stessa dopo i primi anni di faticoso assestamento per la difficile scelta di capaci docenti e per la a giustificata diffidenza delle famiglie, ha trovato nell’appassionata e
competente opera di direzione , di organizzazione e di propulsione del prof. Simeone, cui va un doveroso ringraziamento, le ragioni dell’odierno equilibrio e la speranza di una sempre maggiore valorizzazione».

Tale valorizzazione verrà riconosciuta conseguendo traguardi prestigiosi come nel1973, quando l’Istituto fu premiato nel concorso Internazionale di ceramica d’arte contemporanea di Faenza con la medaglia d’oro. Questi risultati così ambiziosi furono raggiunti grazie ad un duro lavoro in un ambiente che coniugava il traguardo di competenze professionali e un ambiente sereno. Ancora oggi chi rimane di quel Collegio dei Docenti che percorse quel periodo così fulgido per didattica e produttività di alto livello, se lo ricorda con profonda emozione e quasi lo accarezza con orgoglio, come un pezzo della propria storia, così come ancora risuona nelle parole scritte con emozione dal Prof Vincenzo Terregna, allora docente di disegno professionale, oggi in pensione, ma ancora ricco nella sua produzione artistica, il quale così sottolinea in una intervista di qualche anno fa «i ricordi di quel periodo giovanile, perché l’Istituto di Corato per noi non più giovanissimi, che l’abbiamo in parte creato, è aria di casa, è pane e vita; ma anche perché è giusto ricordare persone istituzionali, alcune ad oggi scomparse, hanno fatto la storia dell’Istituto di Corato e ditutto i Nord Barese [..] è giusto ricordare il professor Domenico Simeone, direttore per più anni e che credo possa e debba essere visto come il creatore più qualificato della realtà scolastica coratina, in quegli anni». Sono numerosi i flash e gli aneddoti che emergono dalla memoria del professore, quando ripensa «al suo spirito combattivo, alle sue capacità professionali e allo stimato gruppo di insegnanti di cui si era volutamente circondato. Con quella sensibilità e professionalità che lo contraddistingueva, così iniziò quella riforma che portò, in così breve tempo, la scuola ad essere una delle realtà più ricche di valori, ambita e frequentata della migliore borghesia coratina». Il Professore Terregna continua, ricordando come si trattò di un vero Rinascimento che, con la creazione di nuove sezioni, fra cui quella di oreficeria, «nata sotto la direzione Simeone», come Terregna continua a sottolineare, «di cui sono stato direttore di laboratorio, attraverso l’insegnamento di innovazione procedurale e di disegno industriale, ha portato all’apertura di numerose botteghe artigianali nella città». Prosegue «noi non più giovani, siamo fieri di questa storia che va riportata a giusta dimensione, perricordare e valorizzare lo sforzo di chi ha dedicato se stesso al recupero di una coscienza culturale».

Una coscienza culturale quella del direttore Simeone, su cui punta il dito un altro di quei «giovani insegnanti», il prof Luigi Quinto, allora maestro della sezione legno, che descrive come il professore Simeone spingeva nella direzione di una interdisciplinarietà multidirezionale, che non si esauriva unicamente sulle conoscenze tecniche ed operative specifiche delle discipline artistiche, ma che finiva per bagnare le rive delle discipline umanistiche, quasi a riproporre il pieno concetto dello spirito dell’artista Rinascimentale. E di questa cultura a tutto tondo e sensibilità artistica, il professor Simeone ne ha cesellata, considerando la sua numerosa produzione artistica, nonostante la sua giovane dipartita. Poco è lo spazio a disposizione, ma su tutte va sottolineata la produzione della serie di 15 formelle maiolicate realizzate nel1954 e collocate sulla via peril Santuario della Madonna della Mutata di Grottaglie, restaurate e collocate lungo la via della Mutata nel 2004, grazie all’intervento del prof Francesco Annichiarico e del Lions Club di Grottaglie.

Infine si può ben dire che, dalle testimonianze raccolte non solo fra gli insegnanti, ma anche dai risultati di chi da studente ha frequentato quell’Istituto, è evidente che il direttore Simeone ha rappresentato una pietra miliare perla vita culturale della nostra città. Perché come dice Torquato Tasso «chi ben semina, meglio raccoglie»

 

 

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Il maestro Miglietta: la sua intensa vita attraverso le nuove fonti d’archivio https://ilquartopotere.it/storie/il-maestro-miglietta-la-sua-intensa-vita-attraverso-le-nuove-fonti-darchivio/ https://ilquartopotere.it/storie/il-maestro-miglietta-la-sua-intensa-vita-attraverso-le-nuove-fonti-darchivio/#respond Wed, 26 Jul 2023 05:53:20 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=27086 Di Vincenzo Catalano La città di Corato storicamente ha sempre goduto di grande prestigio e fama per merito della sua banda musicale. Ultimo Maestro che con doti magistrali ha portato alla ribalta il Concerto di Corato è stato Raffaele Miglietta (Francavilla Fontana, 21 febbraio 1919 – Corato, 5 dicembre 1994). Di umili origini, la madre […]

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Di Vincenzo Catalano

La città di Corato storicamente ha sempre goduto di grande prestigio e fama per merito della sua banda musicale. Ultimo Maestro che con doti magistrali ha portato alla ribalta il Concerto di Corato è stato Raffaele Miglietta (Francavilla Fontana, 21 febbraio 1919 – Corato, 5 dicembre 1994).
Di umili origini, la madre Amalia Fumarola casalinga e il padre Gioacchino scarpaio e ardente socialista iscritto al sindacato di settore, entra a far parte dell’Accademia di Musica dell’Ex Foro Mussolini di Roma dove nel 1939 si diploma in clarinetto e nel 1945, grazie al suo talento artistico, in composizione e direzione per banda presso il prestigioso e rinomato Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
La vita artistica e musicale del Maestro Miglietta è sicuramente ai più nota, tuttavia grazie all’interesse dei parenti del Maestro, in special modo grazie ad Amalia e Chiara Miglietta, sono partiti i lavori di ricerca per ricostruire il percorso biografico dell’ultimo grande Maestro della banda locale.
Infatti proprio nell’arco degli ultimi mesi sono stati recuperati molti e diversi dati inediti. Le ricerche, partite dal fondo RICOMPART dell’Archivio Centrale di Stato di Roma, hanno prodotto notevoli risultati: è stato recuperato un fascicolo contenete 15 carte. Da questo ritrovamento e grazie a un proficuo dialogo con l’Archivio di Stato di Bari e con l’Archivio di Stato di Taranto è stato recuperato presso l’Archivio di Stato di Lecce il fascicolo matricolare di Raffaele Miglietta contenente ben 44 carte di documenti inediti.
I dati che se ne sono ricavati sono di grande importanza storica per la nostra cittadina: nel 1939 con l’arruolamento per il servizio di leva come Carabiniere Reale, Miglietta viene assegnato come “allievo carabiniere a piedi” presso la Legione Allievi Carabinieri di Roma e per le sue doti musicali viene inquadrato nella banda centrale di Roma dei Carabinieri Reali della stessa Legione Allievi Carabinieri.
Con l’occupazione tedesca della Capitale (8-10 settembre 1943) e con lo scioglimento della Banda dell’Arma Miglietta, democratico e di spirito difensore delle Libertà – anche per gli insegnamenti del padre Gioacchino – si arruola spontaneamente nel Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri (FCRC) detto anche “Banda Caruso” o “Organizzazione Caruso”. Viene assegnato così al “Gruppo Mazza”, una unità comandata dal Sottotenente Antonino Mazza, fino alla liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944. Tuttavia per le imprese compiute non gli viene riconosciuta la qualifica di Partigiano Combattente, si legge infatti in un documento del carteggio recuperato presso l’Archivio Centrale di Stato di Roma, documento del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – Ufficio Personale Sottufficiali e Truppa datato al 23 gennaio 1970 in risposta alla richiesta del Carabiniere Appuntato Raffaele Miglietta datata al 29 dicembre 1969 che “la domanda per il riconoscimento della qualifica partigiana doveva essere da lui rivolta direttamente al Ministero della Difesa entro il 1 agosto 1947, data sotto la quale sono scaduti i termini di presentazione di dette istanze”. Si tratterebbe, stando ai dati attuali, di una mancato riconoscimento legato non alle azioni effettive quanto ai tempi tardivi di richiesta.
La ricerca è ancora in divenire, tuttavia una nuova pagina della storia recente sta lentamente emergendo.

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Felice Loiodice: la primula rossa di Grenoble https://ilquartopotere.it/storie/felice-loiodice-la-primula-rossa-di-grenoble/ https://ilquartopotere.it/storie/felice-loiodice-la-primula-rossa-di-grenoble/#respond Mon, 17 Apr 2023 06:40:02 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=25008 Di Giovanni Capurso e Vincenzo Catalano Chi fu il principale antifascista di Corato? Non abbiamo dubbi. Si tratta di Felice Loiodice, nato il 15 giungo 1898 (da non confondere con il Felice Loiodice partigiano, di cui era parente). Disertore della Grande Guerra, già nella sua città d’origine si distinse come “ardente” oppositore al fascismo, dimostrando […]

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Di Giovanni Capurso e Vincenzo Catalano

Chi fu il principale antifascista di Corato? Non abbiamo dubbi.
Si tratta di Felice Loiodice, nato il 15 giungo 1898 (da non confondere con il Felice Loiodice partigiano, di cui era parente).
Disertore della Grande Guerra, già nella sua città d’origine si distinse come “ardente” oppositore al fascismo, dimostrando verso di esso “particolare accanimento”; ma nel 1924, dopo l’omicidio Matteotti, ritenne opportuno “riparare in Francia”.
Una volta emigrato con regolare passaporto, divenne ben presto segretario politico della sezione socialista massimalista di Grenoble, venendo più volte riconfermato nell’incarico.
Numerosi documenti attestano che fu costantemente sorvegliato dalla polizia segreta: in una relazione del Ministero degli Interni si riporta che per la sua “specifica pericolosità”, il Loiodice andava inserito nelle “categorie degli attentatori o capaci di atti terroristici”; con una riservata governativa del 6 luglio 1930 si precisava che egli era vicino alle posizioni della corrente di Angelica Balabanoff; il 16 gennaio 1931 subì una perquisizione domiciliare nel corso della quale si rinvennero “documenti sovversivi”; in una missiva del Questore di Bari del 4 maggio 1933 era descritto come “elemento pericoloso per la sicurezza nazionale e per il Regime Fascista”.
Felice Loiodice fu anche in rapporti epistolari con gli antifascisti Oreste Mombello, originario di Biella emigrato anche lui in Francia, e Alberto Cupelli, emigrato a New York. Proprio da quest’ultimo venne incaricato di rappresentare la sezione socialista massimalista di Grenoble al Congresso socialista di Parigi del 19 e 20 luglio 1930.
Il Loiodice scrisse alcuni articoli sul giornale “Avanti!”, tra cui “Il fascismo e le naturalizzazioni” (21 aprile 1929), con lo pseudonimo “Fiordalise”. L’articolo citato, che riportiamo integralmente, è particolarmente interessante in quanto fa capire alcuni aspetti vessatori dell’emigrazione all’estero durante la dittatura:

“È un fenomeno generale in tutta la Francia quello che si verifica nell’Isère e specialmente a Grenoble per opera dei consoli fascisti, dei fasci e dei loro affiliati. Con la stampa, i discorsi, l’opuscolo: “Tu sei italiano e devi restare italiano” si fa una propaganda spietata contro le naturalizzazioni degli elementi italiani in Francia.
Noi, internazionalisti, non ci occupiamo per niente della cosa, ma ci piace mettere in rilievo come i fascisti, non stiano raccogliendo niente altro che i frutti che hanno seminato, citando alcuni casi:
– Un lavoratore fa domanda per far venire dall’Italia un fratello, il genitore, un parente prossimo: dopo aver speso per carta bollata, visti ecc., ed ottenuto il parere favorevole dell’autorità francese, si vede respingere l’istanza, oppure l’istanza è presa dal console e passata agli archivi.
– Un cittadino italiano chiede la rinnovazione del passaporto, siccome è avversario del Regime, gli si risponde: “Visto sfavorevole, trattandosi di persona immorale”. Oppure gli si dà il passaporto valido solo per l’Italia e, giunto alla frontiera, il cittadino è arrestato. E fortunato, si accontentano di non farlo più ritornare.
I consoli credono così – ed in parte ci riescono in principio – di costringere gli emigrati ad iscriversi alle associazioni coatte (fasci, dopolavoro, ecc.) pur di poter avere le carte di cui hanno bisogno. Ma, naturalmente, appena hanno la possibilità di sfuggire alla persecuzione fascista che ha i suoi tentacoli anche all’estero, questi poveri italiani ne approfittano. E chiedono in massa di essere naturalizzati francesi”. 

I contatti con la sua città d’origine e la sua famiglia non furono mai interrotti e per tutto il Ventennio continuò la sua attività di propaganda antifascista come collettore dell’“Avanti!”. Per le sue posizioni politiche subì diverse umiliazioni e numerose vessazioni. Per esempio, il fratello Salvatore, anche lui antifascista emigrato a Grenoble e poi a Torino, interrogato in questura, forse per non subire guai giudiziari, dichiarò: “Con la sua indegna condotta politica è la rovina e il disonore di tutta la famiglia”.
Invece dal coratino Giuseppe Sisto, spia consolare, il Loiodice venne accusato di minacce assieme ad altri “sovversivi”.
In un trafiletto dell’“Avanti!” venne riportato:

“Si tratta della carogna, peso massimo, Sisto, proprietario di una epicerie (gli operai non lo scordano) e che lavora nelle officine Bouchyer.
Sulla Piazza Victor Hugo si sta procedendo a dei lavori di pavimentazione e vi sono impiegati alcuni manovali italiani.
Sabato si stava scaricando un carro di sabbia, la circolazione tranviaria era momentaneamente sospesa, una vettura dovette fermarsi, il manovratore suonava la campana affinché gli fosse lasciato libero il passaggio; uno degli operai disse scherzando rivolto al manovratore “Non c’è mica Mussolini sul tram, può attendere”.
Sulla piattaforma della vettura c’era il famigerato Sisto, spia del Console e allorché la vettura passò vicino ai pavimentatori sputò in direzione di uno di essi ch’ebbe a subire l’altr’anno una falsa denunzia del furioso messere.
Questi reagì subito correndo dietro al tram ed apostrofando il Sisto come meritava ed invitandolo a scendere ciò che il coraggiosissimo vigliacco si guardò bene dal fare.
Badate, Sisto, è ora di finirla, ricordatevi che parecchi dei vostri luridi soci hanno già avuto ciò che si meritavano e non mancherà l’occasione per darvi il vostro conto.
Meglio sarebbe che il signor Sisto tornasse nel paese del suo brigante”. 

Nel marzo 1930, al Congresso del PSI di Grenoble, si annunciò la scissione tra il gruppo “fusionista”, favorevole all’unificazione con il PSULI, e gli “antifusionisti” di Angelica Balabanoff. Felice Loiodice, in rappresentanza della sezione locale, fece gli onori di casa con un discorso inaugurale.

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Progetto “Storie resistenti” dell’ANPI Corato: importante ritrovamento di 71 fogli su Guglielmo Schiralli. https://ilquartopotere.it/storie/progetto-storie-resistenti-dellanpi-corato-importante-ritrovamento-di-71-fogli-su-guglielmo-schiralli/ https://ilquartopotere.it/storie/progetto-storie-resistenti-dellanpi-corato-importante-ritrovamento-di-71-fogli-su-guglielmo-schiralli/#respond Mon, 28 Nov 2022 07:13:12 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=22302 di Giovanni Capurso, Vincenzo Catalano Negletto, perseguitato, incarcerato, Gugliemo Schiralli avrebbe potuto godersi l’enorme patrimonio della famiglia di ricchi possidenti terrieri, ma finì in grave miseria per assistere gli ultimi e per combattere quei “galantuomini” a cui egli stesso apparteneva. Per portare avanti le sue battaglie politiche a favore dei braccianti fondò ben tre giornali […]

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di Giovanni Capurso, Vincenzo Catalano

Negletto, perseguitato, incarcerato, Gugliemo Schiralli avrebbe potuto godersi l’enorme patrimonio della famiglia di ricchi possidenti terrieri, ma finì in grave miseria per assistere gli ultimi e per combattere quei “galantuomini” a cui egli stesso apparteneva.

Per portare avanti le sue battaglie politiche a favore dei braccianti fondò ben tre giornali dilapidando il patrimonio personale.
Il recente e straordinario ritrovamento di ben 71 fogli della Prefettura di Bari e della Sottoprefettura di Barletta conservati presso l’Archivio di Stato di Bari fatti di missive, procedimenti penali, relazioni, anche dettagliate, sulla sua attività politica, in un arco temporale di circa trent’anni, ci permette di rivalutare l’importanza storica di questo protagonista indiscusso del socialismo pugliese di fine Ottocento clamorosamente caduto nel dimenticatoio.
Possiamo considerare Schiralli un vero e proprio infaticabile Mercurio delle idee socialiste che ha promosso attraverso articoli, opuscoli, scritti storico-politici e letterari con una penna pungente, caustica, ironica, senza mancare di quell’astuzia e intraprendenza che caratterizzano il politico di razza. Certamente, Schiralli, non meno di altri suoi illustri compagni nel panorama italiano ed europeo, condusse una battaglia senza quartiere per trasformare i gruppi radicali pugliesi in militanti consapevoli di un movimento operaio più vasto in un contesto sociale in rapido mutamento.

Le carte ritrovate forniscono dettagli di estremo interesse della sua infaticabile attività politica, ma anche di pubblicista. Tra queste ritroviamo la comunicazione al prefetto di Bari della sua partecipazione al congresso che portò alla Fondazione del Partito socialista italiano nel 1892 a Genova, o la condanna a 8 mesi e 15 giorni di detenzione e lire 1060 di multa inflittagli dal Tribunale di Trani. Altre informazioni utili ci vengono date sul suo misterioso decesso a Roma, da sempre molto discusso.
Non mancano documenti che ci mostrano uno spaccato degli screzi e degli sfottò di un tempo tutto sommato non molto lontano dal nostro se pensiamo al quel che accade spesso sui social. Per esempio in una relazione del sottoprefetto di Barletta datata 30 maggio 1901 si parla di una visita fatta dallo Schiralli in caserma, evidentemente esasperato, per sporgere querela verso un orologiaio di Corato che aveva esposto sulla vetrina del suo negozio una caricatura del suo volto ad opera del noto artista Saverio Grosso con lo pseudonimo “Saveriaggio”. Ecco il testo:

Il 24 corrente si presentò all’ufficio di P.S. di Corato Schiralli Guglielmo fu Giuseppe di anni 42 Consigliere provinciale colà nato e domiciliato, espose querela contro Vernice Gennaro di Cataldo di anni 31, orologiaio da Corato, per avere esposto sulla porta esterna della sua bottega al corso Cavour 17 una figura per denigrarlo ed esporlo al disprezzo pubblico.
Esso Schiralli si querelò è […] contro i possibili attori della figura della quale chiese il sequestro.
Acceduto sopra luogo quel funzionario sequestrò la figura e dichiarò in contravvenzione esso Vernice alle disposizioni contenenti nell’articolo 64 della legge della P-S. ed a quello sul bollo, dappoiché la figura sequestrata mancava della prescritta marca da bollo.
Lo pseudonimo – Saveriaggio – da cui è sottoscritta la caricatura, fa intendere che l’autore ne sia stato il noto caricaturista di Corato Grosso Saverio di Antonio. Ne informo la V.S. illustrissima signoria per intelligenza.

Ad oggi a Guglielmo Schiralli è appena intitolata una stradina in una zona periferica di Corato. Troppo poco per il fondatore del socialismo pugliese.

 

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Corato, vola via nonna Beatrice: era una delle 11 centenarie https://ilquartopotere.it/storie/corato-vola-via-nonna-beatrice-era-una-delle-11-centenarie/ https://ilquartopotere.it/storie/corato-vola-via-nonna-beatrice-era-una-delle-11-centenarie/#respond Wed, 05 May 2021 14:01:05 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11593 Corato perde una delle sue 11 centenarie. Beatrice Fiore, vedova Di Bisceglie, è morta martedì 4 maggio: avrebbe compiuto 102 anni il 27 giugno. Nata nel 1919, nella sua lunga esistenza ha attraversato tre pandemie (la spagnola nel 1918-’20, l’asiatica nel 1957-’58, l’influenza di Hong Kong 1968) e la Seconda Guerra mondiale, quindi vissuto la […]

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Corato perde una delle sue 11 centenarie. Beatrice Fiore, vedova Di Bisceglie, è morta martedì 4 maggio: avrebbe compiuto 102 anni il 27 giugno. Nata nel 1919, nella sua lunga esistenza ha attraversato tre pandemie (la spagnola nel 1918-’20, l’asiatica nel 1957-’58, l’influenza di Hong Kong 1968) e la Seconda Guerra mondiale, quindi vissuto la pandemia da Covid-19 senza perdersi d’animo.

Dopo la scomparsa del marito Filiberto, geometra e dottore commercialista – era il 1974 – ha vissuto con e per la famiglia: i due figli, Maria e Mimmo, e i quattro nipoti.

La sua vita è stata segnata da un incidente nei pressi della Masseria di Cristo, nel territorio di Ruvo di Puglia: era giovanissima quando vide morire entrambi i genitori travolti da una carrozza. Le immagini di quel cavallo fuori controllo sono sempre rimaste lucide nei suoi racconti.

Nonostante questa tragedia, la signora Fiore ha sempre affrontato la vita con slancio e ottimismo. Amava la campagna e i suoi profumi, le tradizioni e la storia di Corato.

“Non c’è un segreto per vivere a lungo: l’importante è mangiare bene, tanta frutta e verdura. E affidarsi a Dio”, ripeteva ai suoi familiari. Un paio di anni fa, nel corso degli esami di sangue di routine, il biologo coratino che aveva consegnato il referto alla famiglia restò sbalordito: “La signora è un caso da studiare. Nessuno dei valori è fuori norma, non ho mai visto nulla del genere”, disse l’esperto.

Nel giugno 2019, Fiore ha festeggiato il suo secolo di vita alla presenza dell’allora sindaco Pasquale D’Introno. Con lei, vola via un pezzo della memoria della città.

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