Le Eccellenze dello Sport coratino Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/category/le-eccellenze-dello-sport-coratino/ Le notizie sotto un'altra luce Thu, 01 Feb 2024 16:52:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Le Eccellenze dello Sport coratino Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/category/le-eccellenze-dello-sport-coratino/ 32 32 Giusy Caterina e Fabio Spescha: “Siamo la coppia più bella del mondo, grazie al volley” https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/giusy-caterina-e-fabio-spescha-siamo-la-coppia-piu-bella-del-mondo-grazie-al-volley/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/giusy-caterina-e-fabio-spescha-siamo-la-coppia-piu-bella-del-mondo-grazie-al-volley/#respond Sat, 02 Apr 2022 23:04:54 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11127 “E da allora sono perché tu sei, e da allora sei sono e siamo e per Amore sarò, sarai, saremo” (Pablo Neruda) Tanti trofei vinti in tutte le salse, nelle vesti di figlia, moglie, madre! Ma il più sofferto, il più emozionante, anche bello, senza alcun paragone, è il trofeo alzato al cielo nel 2009 […]

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E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei sono e siamo
e per Amore sarò, sarai, saremo
(Pablo Neruda)

2009: Vittoria Coppa Italia a Trani

Tanti trofei vinti in tutte le salse, nelle vesti di figlia, moglie, madre!
Ma il più sofferto, il più emozionante, anche bello, senza alcun paragone, è il trofeo alzato al cielo nel 2009 dopo la finale di Coppa Italia vinta a Trani.
Giusy Caterina a quella finale ci vuole stare a tutti i costi, perché ha una dedica da fare ed un debito da saldare con una persona che l’ha sempre sostenuta, dandole forza anche in questa stagione complicata, in cui sarebbe l’altra ad averne bisogno: mamma Giuliana.

 

 

Per la bella e giovanile ex pallavolista, ora 45enne solo all’anagrafe, quella finale è molto particolare, perché la mamma l’ha persa pochi giorni prima, per un balordo male.
Ma alza ugualmente il braccio “presente”,
perché con tanto ardore ha la missione da compiere, di alzare la Coppa al cielo e raggiungere idealmente la umbra Giuliana.

Un altro importante trofeo nella sua lunga ed entusiasmante carriera lo ha già raggiunto in quello di Aversa Giusy, componente di una famiglia di sportivi, papà Aldo, tifoso di basket e calcio e il fratello Roberto bandiera di basket, ci confessa:
Ad Aversa nello stesso stabile, eravamo tre ragazze pallavoliste al terzo piano e coincidenza tre ragazzi altrettanto giocatori di volley della squadra maschile di B1 al primo piano. Si intrecciano tanti punti comuni, che creano una amicizia speciale, che ci dà sicurezza e protezione, che a fine giornata, tra una birra ed una pizza, porta a giocare a burraco o a vedere un film“.
A dire il vero – ci spiega Fabio Spescha, allora coinquilino del 1° piano – lo schieramento era di 4 contro 4, perché se loro avevano un cane lupo femmina, noi rispondevamo con un dobermann maschio. Io e Giusy ci incontriamo al palazzetto a settembre. Ed è subito colpo di fulmine, ma di fatto ci diciamo sì solo il 22 aprile (2004)”.
5 anni di differenza tra i due, lui 50 anni, ma con un percorso che ha elementi in comune: entrambi si sono lanciati nel mondo del volley casualmente, provenienti da altri sport, ad età relativamente avanzata, 18 anni. Lei ci arriva con la Sempre Avanti di Maurizio e Salvatore Vernice, consigliata da tecnici, di insistere per una predisposizione innata, dimostrata ai Giochi della Gioventù, dopo aver praticato ginnastica artistica e ritmica, pattinaggio, basket ed equitazione, per curiosità e divertimento – devo tanto alla mia prima società: dopo 2 anni vado ad Andria dove limo la mia tecnica grazie ad Annagrazia Matera, passando in 4 anni dalla serie C, B2 e B1, nella quale categoria giro tanto, da Taranto, Brindisi a Soverato, da Mercato San Severino ad Aversa per finire a Trani – ci dice.

Soverato

E per un soffio non raggiunge la Serie A per un infortunio nel momento clou.
Una carriera che le consente di coniugare hobby e lavoro, ben retribuita, a cui non pesa il sacrificio di essere lontana dagli affetti familiari, dagli amici e stare sotto la pressione delle esigenze societarie, sottoposta alle regole che richiedono una sana professionalità.

 

 

Fabio al centro

Fabio, romano dei Castelli, parte dal tennis con mediocri risultati ed anche lui si approccia al Volley, alla soglia della maggiore età, grazie ad un amico che gioca in C, a Colonna, piccolo comune metropolitano. La sua escalation è rapida, passando da Zagarolo in C, Genzano e Cori in B fino ad approdare in A2 per 3 anni, grazie ad una serie di fortunate circostanze.
Singolare – ci racconta – è il rapporto con mio fratello Simone, 7 anni più piccolo. Con somma disperazione di mia madre e per spirito di emulazione, lascia il nuoto dopo 9 anni, per dedicarsi al volley ma superandomi fino ad arrivare in A1, vincendo una Coppa Italia, giocando in Champions e convocato in nazionale B e Juniores.
Basta guardarli negli occhi e ti accorgi di quanto affiatato e solido sia il rapporto tra due coniugi con lo stesso hobby.
Mio marito, dopo un anno da sposati a Roma, pur avendo il suo lavoro, è stato grande a capire il mio stato d’animo, con il coraggio di propormi di reinventarci una nuova vita a Corato, per stare accanto a mia madre che da lì ad un anno ci avrebbe lasciati “.

Caseificio Maldera Corato

La carriera di Giusy sta per volgere al termine tra Trani e Corato, in due ambiti che ci tiene a sottolineare “eccezionali”, ringraziando in primis i presidenti Chieppa e Maldera, quest’ultimo anche per suo marito diventato DS e capace di una importante parentesi pallavolistica a Corato, arrivando alla finale di Coppa Italia B2, persa contro Città Fiera di Martignacco (Ud). Ma un pensiero particolare lo rivolge alla cara amica Raffaella Balducci:
Con Raffaella abbiamo iniziato insieme ed è stata la mia spalla in campo e fuori. Mentre io ho sviluppato la mia carriera lontano da casa, lei ha fatto una scelta di vita diversa. Ma aveva tutte le carte in regola per grandi livelli “.

Tifosi speciale

Figlia prima, moglie poi, manca il terzo tassello di Giusy: madre. In fine carriera a Corato, la passione per questo sport, di questa ormai ultratrentenne ragazza, continua, ma sono i figli la priorità. Ha continuato a giocare per passione anche dopo le due gravidanze (5-6 mesi dopo) ma con un particolare pensiero a loro: “Da neonati (Matteo e Andrea) mi seguono anche in trasferta e durante una partita sentendo il richiamo di mio figlio che piangeva che non mi fa concentrare ed anzi mi destabilizza, chiedo all’arbitro di uscire per allattarlo“.

Fine partita

 

L’ex schiacciatrice laterale è mamma a tempo pieno, mentre Fabio allena ad Andria per passione. Nessun rimpianto, ricordi indimenticabili con il momento top che per la prima volta è agli antipodi: per Giusy è al tirar delle somme, a fine carriera per aver realizzato equilibri obiettivi e sogno. Per Fabio è ad inizio carriera, quando decide di vivere di pallavolo andando fuori casa, in un volley diverso e più selettivo, nei valori tecnici, umani.
Dai figli non si aspettano nulla se non che abbiano passione, quella che latita nei giovani d’oggi.
Tornano ad essere in sintonia sulla lezione data dallo sport fatta di regole, autonomia, amicizia, rispetto, sacrificio e l’essere diventati uomo o donna. Fabio conclude con un episodio.
Alla vigilia della finale play-off per l’accesso in serie A2 teso come una corda di chitarra, dice ad un suo amico: “non vedo l’ora di andare sotto la doccia a fine partita”.
È questo il succo dello sport, le emozioni uniche che ti regala, prima durante e dopo, che la vita stessa non sempre ti dà: dal tremolio, al sudore, alle imprecazioni, alla felicità, alla rabbia. Gli fa eco Giusy che conclude: “Vorrei che i ragazzi ritrovino il nostro stesso spirito di sacrificio e passione che si ripercuote nella vita. Perché se non hai negli occhi quella passione, non potrai sentirti appagato ed innamorato”.
Sono invece quegli occhi che, parlandosi e guardandosi a distanza di 18 anni da quel fatidico 22 aprile, continuano a brillare e che fanno dire loro:
Siamo la coppia più bella del mondo….. E ci dispiace degli altri”!

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Angela Rutigliano: sport-therapy, 2 gemelli per una mamma https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/angela-rutigliano-sport-therapy-2-gemelli-per-una-mamma/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/angela-rutigliano-sport-therapy-2-gemelli-per-una-mamma/#respond Sun, 06 Mar 2022 23:24:15 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=10540 “I gemelli sono il doppio di risate, il doppio di sorrisi, ma anche il doppio di problemi“. “‘Signora, vedo doppio o sono 2 gemelli“! Sono le parole che Angela Rutigliano, si sente dire dal suo ginecologo nel 2007, incinta la 2^ volta, dopo la primogenita Martina, che ha 4 anni. Ma lei, sempre attiva, anzi […]

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I gemelli sono il doppio di risate, il doppio di sorrisi, ma anche il doppio di problemi“.


Molfetta 2019: Angela, Domenico e Niccolò

“‘Signora, vedo doppio o sono 2 gemelli“!
Sono le parole che Angela Rutigliano, si sente dire dal suo ginecologo nel 2007, incinta la 2^ volta, dopo la primogenita Martina, che ha 4 anni.
Ma lei, sempre attiva, anzi iperattiva, soffre da qualche tempo di una rara sindrome, di cui parleremo appresso.
Il desiderio di maternità è tale che va contro il parere stesso del dr. Di Cerbo, che l’ha in cura a San Giovanni Rotondo.
Ha la stessa caparbietà da pesciolina (ieri 50 anni), che usava da atleta in pista.
Il suo talento lo scopre, a soli 8 anni, il prof. Peppino D’imperio, insegnante elementare, dedito all’educazione fisica ed alla ginnastica al palazzetto, delle classi dalla 1^ alla 5^ elementare del Fornelli.
Il professore veniva a scuola e faceva correre me e Mariangela Cuviello, nei corridoi della scuola, con il grembiule, mentre gli altri bimbi si affacciavano sulla porta e ci applaudivano” – ci dice Angela.
Il passaggio successivo è di chieder loro di praticare atletica al palazzetto, in quanto lo stadio (82/84) è soggetto a restyling.
E non era semplice correre nel palazzetto i 300 mt, nella quale categoria mi specializzai, prima di andare al campo sportivo nell’84”, sotto la guida del figlio Gaetano, laureatosi ISEF, ora allenatore del campione biscegliese di peso e disco, Carmelo Musci”.


Molfetta 1986:
Angela (1^ a destra), record 300 mt in 43″9.

Angela è poliedrica ed a 13 anni (categoria Ragazze), è campionessa regionale degli 80 mt in 10″8, mentre l’anno successivo nella categoria Cadette, con la Libertas Granoro Corato, stabilisce il record regionale dei 300 mt., in 43″9.
Ma è anche imbattibile negli 80h e 300 ostacoli, corsa campestre ed incide in modo determinante nelle staffette a squadre. Vince nei 100 mt. ai Giochi Studenteschi con 12″9, fino ad arrivare alle semifinali nazionali.

Foto 3:
Brindisi 91 – partenza

La cosa curiosa, è che in molte circostanze, ai blocchi di partenza, la sua presenza provoca in molte avversarie, inibizione ed arrendevolezza con esclamazioni del tipo: “che corro a fare”? 
Ma la slanciata atleta, non si ferma: gareggia in ginnastica artistica a squadre, diplomatasi all’I.T.C., al Diamond segue nel nuoto, donne di mezza età, prosegue con l’atletica nel pomeriggio, pratica Jazzercise c/o la palestra Olimpia e attrezzistica, impegnata 7 giorni su 7.
Forse sbagliai la scelta universitaria (scienze statistiche/economiche)’ – ci confessa perdendo del tempo. Ed è per questo che sono stata costretta a rimediare verso la via della concretezza, trascurando le mie passioni“.
Angela passa da uno studio commerciale ad un altro, perde stimoli, la Libertas si scioglie. Ed abbandona prematuramente a soli 23 anni.
Il passato lo ricordo con nostalgia, perché ero felice facendo sport ed ho il rammarico di non aver intrapreso l’ISEF (ora scienze motorie), anche se poco prima che scoppiasse il Covid ho pensato di iscrivermi“.
Segue una vita comune e serena, dedita alla famiglia, convolando a nozze, finché nel 2003 scopre la sindrome di Cushing, che prima di individuarla, la fa girare a vuoto per circa 3 anni (faccia gonfia, dolori articolari, aumento di peso).
Semplici esami del sangue richiesti dal suo medico curante permettono al prof. Di Cerbo a San Giovanni Rotondo, dopo 6 ricoveri, di smascherare un eccesso di produzione ipofisario dell’ormone adenocorticotropo, a cui si aggiunge un adenoma alla testa, costringendola all’asportazione del surrene destro.
La vita cambia radicalmente. Da essere iperattiva, al punto di non dormire di notte, ero stanchissima per via della stessa surrenectomia.
Il dormiente rene sinistro, per 4 anni non produceva più cortisolo“,
passando cioè da un eccesso ad un altro
Ma la doppia gravidanza nel 2008, le dà uno spiraglio di energia e motivazioni e lo stesso prof. Di Cerbo si congratula.

Niccolò e Domenico
c/o scuola infanzia V.le Arno

Andando in campagna, noto che i miei figli hanno ereditato le mie caratteristiche di velocità.


Bari 2015:
Domenico e Niccolò

Nel 2014 abito a pochi metri dallo stadio, dove vedo allenare da Francesco Varesano alcune ragazze. Mi affaccio e collaboro con lui, fino a conseguire il brevetto di istruttrice allenando anche i miei figli, Niccolò e Domenico”.

Bisceglie 2016:
Domenico in salto

Un processo di interazione tra lei ed i figli: lei dà loro amore ed assistenza, loro ricambiano dando amore, forza, motivazione e felicità.
Ora Angela è un’altra: felice, sorridente, sempre sbracciata anche a 5 gradi. Ha colmato il vuoto che le mancava.

Lecce 2017: corsa velocità di Angela (a sinistra)

Non le importa che abbia ripreso a vincere nella sua categoria F40 e poi F45, nel salto in lungo (mt. 4,38), triplo e 80mt piani ed ostacoli.
La maggior gioia la trovo allenando i bimbi, con cui abbiamo vinto con l’Atletica Amatori il campionato regionale esordienti maschile di squadra e 6^ con quella femminile“. Ma soprattutto la trova allenandosi con loro e con i suoi figli gemelli, uguali e diversi, timidi ed introversi, ma tosti, nati poche ore dopo il pesce d’aprile, sempre uniti ed orgogliosi l’un dell’altro nelle vittorie. Come accadde al titolo provinciale, in cui lo speaker chiede prima della gara: “Chi vincerà tra i 2 gemelli“? E dopo la gara, replica alla madre: “Ma è sicura che abbia vinto l’uno rispetto all’altro“?


Foggia 2018: premiazione

Come detto la protagonista di oggi ha ritrovato energia fisica e mentale, grazie ai figli utilizzando lo sport come terapia, maggiormente dedicandosi a loro e concedendoci un ultimo pensiero:
siate tranquilli, che se doveste lasciare una vostra passione, per motivi indipendenti dalla vostra volontà, prima o poi la stessa ribussera’ alla vostra porta“!


Bari 2018 premiazione

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Sergio Morolla: il “figaro milanista” https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/sergio-morolla-il-figaro-milanista-a-40-giorni-dalla-sua-scomparsa/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/sergio-morolla-il-figaro-milanista-a-40-giorni-dalla-sua-scomparsa/#respond Sat, 29 Jan 2022 23:00:09 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=9975 A poco più di un anno dalla sua scomparsa “Il tifo per il Milan e l’amore per una donna, richiedono la stessa intensità di passione” Già da fine anni 60′, il nome di Sergio Morolla è stato per decenni legato a 2 elementi: la barberia Top nella centralissima via Duomo e l’Amore sfrenato per il […]

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A poco più di un anno dalla sua scomparsa

Il tifo per il Milan e l’amore per una donna, richiedono la stessa intensità di passione

Luigi Maldera sotto lo striscione “Milan Club”

Già da fine anni 60′, il nome di Sergio Morolla è stato per decenni legato a 2 elementi: la barberia Top nella centralissima via Duomo e l’Amore sfrenato per il suo Milan.
Coetaneo ed amico di mio padre, classe di ferro 1938′, sono stato anch’io cliente da bambino, già affascinato per l’enfasi, il fervore e la competenza che ci metteva in difesa dei suoi colori, come un innamorato pazzo e geloso della sua fidanzata.
Ce lo conferma suo figlio primogenito Pasquale, classe ’65 come me, che ci confessa come il suo papà sia stato buono e generoso, ma senza esternarlo, della serie “i bimbi si baciano quando dormono”.
Pasquale prosegue: “Il Milan era la sua passione, tant’è che io appena nato, mi ritrovai sul periodico Forza Milan, con tanto di gagliardetto appeso al collo e mio figlio Sergio, suo 1° nipote, fotografato in tenuta Milan al centro del campo sportivo, dopo pochi mesi di vita”.

Milan Club in c.so Mazzini

Per via di quest’amore, è stata sua e dei fratelli Cialdella, l’idea del 1° storico “Milan Club” in corso Mazzini, inaugurato ad agosto 1968, intitolato “Luigi Maldera”.
Un ambiente familiare e perbene, con tanti giovani che si son poi distinti: da Giovanni Gallo, all’ingegner Piarulli, dal dr. Luca Lerro al prof. Maurizio Tempesta, Franco Arresta” – dice Filiberto Cialdella.
Franco Antifora, altro amico a globuli rossi e neri, ci dice che Sergio nelle sue arringhe difensive, talmente accecato dall’amore, voleva sempre aver ragione. “Ma ricordo – continua – era il 1° che il giorno dopo mi richiamava per chiedere scusa“.
Il rag. Vincenzo Tota, ci dice che Sergio e Pasquale Lops (non il senatore), fossero il riferimento dei milanisti a Corato.
Sergio, era devoto a Schnellinger, che da tedesco reputava preciso come lui, specie nella organizzazione meticolosa e parsimoniosa delle trasferte, fatte tutte in auto

In alto L. Maldera (4° a destra), S. Morolla (2° a sinistra)

Raffaele Carminetti, altro fan di sponda milanista, ci racconta di aver raggiunto il negozio di frutta e verdura a Bresso (Mi), della famiglia Maldera, esordendo cosi:
A quann vaun r cim d rap“, con stupore degli stessi nativi coratini, che fecero fortuna a Milano.
Visita effettuata, per invitare Luigi Maldera, primogenito di 3 fratelli con Attilio e Aldo, in estate c/o il proprio club.

 

S. Morolla tra L. Maldera (a sinistra) e G. Rivera (a destra)

Ma grazie al club, si aprì subito un canale preferenziale con la società milanese, invitati in via Turati, 3, mentre Mr. Nereo Rocco ed il Presidente Franco Carrara erano in animata discussione. Questo, pochi mesi dopo la 1^ grande gioia di Coppa Campioni, pallino di Sergio e del milanisti, vs. l’Ajax.
Fummo ospitati anche prima di un Bari – Milan (0-5) del gennaio 1970, c/o l’hotel Palace di Bari, colloquiando con Rivera per oltre 2 ore” – ci dice Raffaele.

Alcuni fan milanisti con alcuni calciatori Milan

Ma quel periodo equivale anche ad una delle più cocenti delusioni, nella “Fatal Verona”, in cui i 3 milanisti Carminetti, Tota e Manfredi, vedendosi soffiare lo scudetto sul fil di lana, abbandonarono anzitempo lo stadio Bentegodi, sotto 5-1 (5-3 finale).

Sergio e Antonio Morolla a Milanello

Una vera malattia per i milanisti veraci, tra cui Sergio. Un periodo grigio per il Milan, in cui entra in gioco il secondogenito Antonio, che già a 6 mesi in passeggino era stato alla inaugurazione del club. A soli 6 anni, tentato da amici juventini, Antonio è costretto a prestar giuramento sulla figurina di Gianni Rivera, di eterna fedeltà in pieno stile religioso, prima di essere inondato da figurine Panini rossonere.
Passano alcuni anni, prima del nuovo successo rossonero, quello dello scudetto della Stella (10°), per intenderci del Milan – Bologna del 6/5/1979, in cui i 2 Morolla erano a San Siro.

S. Morolla a Casa Milan

Il Milan diventa una condivisione, il vero legame con mio padre – dice Antonio. Abbiamo girato tanti stadi, godendo soprattutto nell’era berlusconiana. Vivendo io a Milano da 11 anni, ogni volta che mio padre saliva, era un rito, andare tra San Siro, Casa Milan e Milanello, dividendoci a Manchester (finale 2003′) dove sono andato io, a Barcellona (89′) e Montecarlo (Supercoppa) nelle finali vincenti in cui ci è andato lui“.
Michele Mastrototaro, ci rivela che grazie al Milan si è instaurata una duratura e granitica amicizia con la famiglia Morolla.

S. Morolla in basso, con Adriano Galliani

La vittoria sulla Juventus del 2003, valse doppio per noi rossoneri. Ma nel 2005 Sergio rovinò un’intera vacanza in Crociera, in virtù della sconfitta ai rigori, di Istanbul, contro il Liverpool dal 3-0 al 3-3, aggiornato a tratti per via di una escursione, col pensiero costante al suo amore.
Ma si rifece, solo 2 anni dopo, sempre con il Liverpool, anche se a parte lo scudetto 2010/11, è da lì che parte un periodo di tabula rasa.

L’ultimo mini-club privato

Nel frattempo Sergio, si tranquillizza e si crea nel suo garage, una sorta di “Sacrario Milan”, in cui invita solo pochi intimi amici, pur essendo Presidente Onorario Milan “Rino Gattuso” – Michele ci dice che tra i prediletti c’è proprio lui.
Sergio era contento sia dell’intervento da poco superato, ma anche del suo giovane Milan targato Pioli, di cui ne apprezza qualità e ritmi. Ma non era ottimista“. Ci riferisce, che Sergio diceva spesso:
Michele, non so se vedrò un altro trionfo“!

Stesso punto di vista che ha anche il 20/12/20, assistendo nel suo museo al Milan in vantaggio a Sassuolo (1-2 finale).
Lo vedrà fino a 15′ dalla fine, quando chiederà al suo fido Michele, di chiamare i figli e farsi accompagnare al Pronto Soccorso, dove entrerà lucido e cosciente, ma ne uscirà con un cuore che fa “crac”.
Non è riuscito, come sentiva, a vedere l’ennesimo trionfo Milan, ma il destino ha voluto che se ne andasse lasciando per ultime le sue passioni: quella della famiglia e del suo grande Milan, che non potrebbe recriminare di non aver vissuto con grande intensità passionale.

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Aldino Tedone, il venezuelano con la passione del bowling https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/aldino-tedone-il-venezuelano-con-la-passione-del-bowling/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/aldino-tedone-il-venezuelano-con-la-passione-del-bowling/#respond Sun, 02 Jan 2022 23:01:45 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=9608 In Italia, dopo il 2° conflitto mondiale, la coperta diventa molto corta, al punto da convincere coloro che nutrono ambizioni, di cercare fortuna oltre oceano, nella 3^ migrazione della storia in Sudamerica. Questa volta la rotta non è verso il Brasile, ma all’Argentina si aggiunge la variante Venezuela per oltre 200.000 unità. Lo Stato più […]

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In Italia, dopo il 2° conflitto mondiale, la coperta diventa molto corta, al punto da convincere coloro che nutrono ambizioni, di cercare fortuna oltre oceano, nella 3^ migrazione della storia in Sudamerica. Questa volta la rotta non è verso il Brasile, ma all’Argentina si aggiunge la variante Venezuela per oltre 200.000 unità.

Lo Stato più a nord Sudamericano, assorbe tanti migranti per lo sfruttamento di nuovi giacimenti petroliferi e minerari, cui segue l’impulso nel settore manifatturiero, delle costruzioni ed a seguire della ristorazione e rurale.

Foto di famiglia
A destra Giuseppe, il papà di Aldino

Tra questi vi è Giuseppe Tedone, che lascia l’Italia nel 1950 e stabilendosi a San Cristobal, città delle Ande ad oltre 2.000 metri di altitudine, sposando la columbiana Mary, dà alla luce 7 figli, tra i quali la sola Rosita risiede in Italia dai suoi 5 anni.

Giuseppe è ben inserito nel campo della ristorazione, permettendo ai suoi una vita abbastanza agiata, cucinando nella propria maxi-casa di 15 stanze in 450 mq, per la squadra italiana di ciclismo, che il 4/9/77 vince il mondiale con Francesco Moser, proprio a San Cristobal. Il sangue dello Sport inizia a scorrere nelle vene dei propri figli, come semplice divertimento, tra cui Aldino, che come Antonio, gioca a calcio e accresce il suo interesse e passione per il Bowling, sport che in Italia è in trampolino di lancio.

Ma poi cosa accade?
Mio padre, mancava dall’Italia e da Corato da ben 28 anni – dice Aldino.
Tornò, a novembre 1980, accolto dal terremoto. Ma lui trova Corato sorprendentemente trasformata in positivo. La persuasione dei parenti di farci rimanere e aiutarci nella sistemazione è efficace, fino a convincere lui, che a sua volta convince noi a trasferirci in Italia in giugno 81′ anche perché il vento in Venezuela sta cambiando. Ma per me, appena sceso dall’aereo è un vero trauma, vivere in una casa più piccola ed antica, in serate che mentre qui la vita finiva, a San Cristobal iniziava.

Quale è stato il 1° pensiero?
Racimolo qualche soldo al caseificio dove ero stato assegnato (a Minervino) e torno di corsa in Venezuela, dove avevo anche lasciato il cuore. Avevo lasciato in sospeso anche gli esami del liceo classico e l’hobby della fattoria. E mentre il sogno di frequentare architettura a Firenze, in km. sembrava più vicino, di fatto si era allontanato.

Il feeling con lo Sport però non si è mai interrotto.
Infatti, giocavo in 2^ categoria, prima a Minervino (81/84) e poi con la Pro Corato con De Pierro, anche se mio fratello Antonio, ammetto avesse più predisposizione. C’è stata una parentesi anche con i Warriors Bari in C1 di baseball, con una memorabile sfida contro gli americani della N.A.T.O. ed alcune partite di bowling dall’87’.

Questo, prima di sentirti più realizzato nel ruolo di dirigente…
Si, nell’88 sono stato fondatore della polisportiva Minervino, società di basket e volley, tutto per hobby, limitato dal lavoro. Dal 2000 al 2004 sono uno dei soci fondatori e seguo come Presidente della Real Corato a Gianni Sciscioli, che lascio per non aver realizzato in pieno l’obiettivo del settore giovanile, posposto alla squadra di 2^ categoria.

Ma la svolta è nel 2005 quando…
A dire il vero, i primi segnali di questa vocazione li ho avuti già nel 1987, quando relegato spesso in panchina, una domenica pur sapendo di giocare da titolare contro il mio Minervino, ho optato per una partita di Bowling, tesserandomi poi per la F.I.S.B. (Federazione Italiana Sport Bowling), lasciando nel 97′ e riprendendo bel 2003.
È stato dopo 2 anni che decisi il cambio di marcia, fondando in 5 l’A.S. DOLMEN (volutamente con nome neutro, con l’idea di spostarci), di cui sono Presidente tuttora ininterrottamente, partendo da Bisceglie, passando da Corato 2 anni, per giungere dal 2007 a Bitonto, dove siamo tuttora.

Ed arrivano i primi grandi risultati.
Arriva nel 2008 la medaglia d’oro ai campionati italiani Juniores, con Gianmarco Bulzis e mio figlio Giuseppe, quest’ultimo convocato in nazionale di categoria. Seguono la medaglia d’argento nel 2010 in Coppa Italia Eccellenza a squadre; medaglia d’argento di associazione; nel 2012 3° posto ai campionati italiani di società di Serie C.

L’apoteosi si raggiunge nel 2013.
Vinciamo la medaglia d’oro, associazioni sportive, seguita dalla medaglia d’argento, in Coppa Italia di associazione di Eccellenza. Nel frattempo la società acquisisce anche dei potentini, uno dei quali, Alberto Petracca, dopo aver vinto in 3 anni dal 2018, la medaglia d’oro del campionato italiano seniores, partecipa al campionato italiano, come lo stesso Aldino, medaglia d’argento a Bologna all’europeo seniores a squadre.

Un rammarico personale c’è? 
Per un infortunio alla mano, nel momento migliore della mia carriera, ho perso la partecipazione ai Trials che mi avrebbero potuto condurre ai mondiali di Las Vegas, compensata da una possibile convocazione agli europei seniores a Berlino, mano permettendo.

Ma sei anche proiettato alla carriera post-atleta? 
Sì, perché sono anche istruttore, arbitro, foratore e responsabile nel sud Italia per conto della Federazione, nella omologazione dei centri.

Uno dei momenti più belli ed emozionanti? 
Ho pianto e vorrei condividere la vittoria ai Mondiali del 2018 in finale contro i mostri sacri dei professionisti U.S.A. e Canada, in cui si è distinto anche il potentino Fiorentino, passato dal nostro centro di Bitonto, come anche sono passati fior fiori di tecnici, come l’americano Joe Scowinsky e l’istruttore della nazionale Claudio Pica.

Il messaggio finale.                                                                                                                    Il bowling è uno sport che si può praticare a qualsiasi età e livello. Ma a prescindere da questi, è la serietà, passione e dedizione che fa la differenza in qualsiasi sport e livello. L’allenamento è il momento più bello, perché è formazione, crescita e compattezza del gruppo, ma soprattutto praticare sport è una salvezza per tutti giovani e meno giovani.

Da quel famoso novembre 1980, sono passati ben 40 anni. Dopo il 1° anno di tribolazioni per Aldino, i 39 successivi sono stati sereni, senza nessuna recriminazione. Evidentemente, sono stati appaganti, probabilmente anche grazie alle soddisfazioni del super bowling.

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Mbà Luigi Mangano: l’iron man con la medicina del cuore neroverde https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/mba-luigi-mangano-liron-man-con-la-medicina-del-cuore-neroverde/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/mba-luigi-mangano-liron-man-con-la-medicina-del-cuore-neroverde/#respond Fri, 30 Apr 2021 22:31:25 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11543 La passione per lo sport l’ha sempre avuta mba’ Luigi Mangano, da spettatore perlopiù del calcio. In una famiglia di figli e nipoti interisti, lui è l’unica pecora (bianco) nera, ma soprattutto il cuore batte per il suo vero amore, per i colori nero-verdi della sua città, Corato. Grande lavoratore come coltivatore di tante terre, […]

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La passione per lo sport l’ha sempre avuta mba’ Luigi Mangano, da spettatore perlopiù del calcio. In una famiglia di figli e nipoti interisti, lui è l’unica pecora (bianco) nera, ma soprattutto il cuore batte per il suo vero amore, per i colori nero-verdi della sua città, Corato.

Grande lavoratore come coltivatore di tante terre, non ha avuto moltissimo tempo per seguirlo ed innamorarsene, quanto ne ha ora, che per via di una arteriopatia diabetica è costretto da alcuni anni a sedere su una sedia a rotelle e purtroppo obbligato alla amputazione dei due arti inferiori, rispettivamente 7 e 4 anni fa, in quest’ultima diagnosticandogli poche speranze, passando dal coma.
“Non era la sua ora” ci dice scherzando Mariella, una dei quattro figli (tre donne, Rosa, Cristina, lei e il fratello Giuseppe ultrà nero-verde, zio dell’ ex calciatore del Corato Antonio Asselti).
Assiste lei alla nostra chiacchierata, ma ci confida che l’apporto al papà non prevede nessun confronto tra fratelli, ognuno dà il massimo della disponibilità, compatibilmente ai propri impegni.
“Non sappiamo neanche noi, da dove trovi tutta questa energia” il 73enne papà.
Ma Luigi si aggrappa anche alle piccole-grandi cose della vita, che nel caso specifico riguarda l’amore per i nipoti..

E tra i due mali scegli il minore e praticamente ci confessa “meglio le gambe che non la vista” che è probabile conseguenza delle malattie collegate al diabete.
E’ il suo cardiologo di fiducia ad etichettarlo con il nomignolo di “Iron Man” uomo di ferro, perché tra l’altro il nostro super eroe conserva un vizio ed una passione.
E’ infatti un accanito fumatore e segue con grande fermento ai bordi del campo ogni partita del suo Corato, che piova, nevichi o il sole spacchi le pietre.
“Per lui è un ora di svago, un obiettivo da raggiungere dopo una settimana d’attesa, partecipe, considerato ed amato dai calciatori con discrezione e non per compassione, come accade in alcuni frangenti, quando lo squadrano più per banale curiosità. Ed è spronato nella voglia di vivere, trattato come una persona normale” continua Mariella. Interviene Luigi e aggiunge: “Mi vogliono tutti bene e fanno a gara ad abbracciarmi, ma c’è stato un calciatore in particolare a cui ero più legato. Era il ragazzo di colore Toure’, che a fine partita veniva sempre a salutarmi ed io ricambiavo con le caramelle”.
Il covid non ha fatto lenire il suo interesse, si informa, impreca per lo stadio, che prima era a 200 metri da casa e bastava che i figli lo accompagnassero a piedi. Gli manca stare tra la gente, trovare una ragione di vita, come non si era abbattuto neanche dopo il passaggio a Ruvo.
“Una citazione è doverosa farla” mentre il nostro super tifoso ritrovando la foto si commuove.
“Sono sempre in debito con quel galantuomo del nostro Presidente Maldera, che senza pubblicità ha messo a disposizione un mezzo anche per le partite a Ruvo a sue spese, senza pretendere nulla. È grazie a lui se ho continuato a vedere le partite a Ruvo”. Per tutta la famiglia chiede di avere una vita serena, di stare tutti in salute e volersi bene.
Ribatte il papà: “È più che sufficiente per noi, mi va anche bene così. Ho la fortuna di avere dei bravissimi figli, nel ricordo di mia moglie (mentre gli luccicano gli occhi). È in questa situazione che si apprezzano le piccole cose, anche di un semplice caffè al bar, finché non mancano. Ma vorrei anche, per me e per tutti i coratini, uno stadio degno della nostra città”.
E di questo fa un invito alla nostra amministrazione affinché cambi marcia.
Lo sport è anche questo, solidarietà, aggregazione, mitigazione delle proprie sofferenze, medicina salvifica più di una penicillina o di una tachipirina, come lo è per Luigi Mangano, il grande Mba’ Luigi, super tifoso dal cuore nero-verde.

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Louis Bucci & C.: una famiglia in cintura nera https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/louis-bucci-c-una-famiglia-in-cintura-nera/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/louis-bucci-c-una-famiglia-in-cintura-nera/#respond Sat, 24 Apr 2021 02:38:20 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11466 I principi ispiratori della filosofia di vita orientale, sono notoriamente diametralmente opposti a quelli occidentali e si ripercuotono nello spirito sportivo anche in una disciplina come il judo, nata alla fine dell’800 grazie al giapponese Jigoro Kano Shihan. Uno dei 2 punti focali è l’amicizia e la mutua prosperità (Jita kyo ei) ossia la logica […]

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I principi ispiratori della filosofia di vita orientale, sono notoriamente diametralmente opposti a quelli occidentali e si ripercuotono nello spirito sportivo anche in una disciplina come il judo, nata alla fine dell’800 grazie al giapponese Jigoro Kano Shihan. Uno dei 2 punti focali è l’amicizia e la mutua prosperità (Jita kyo ei) ossia la logica del “noi” tipicamente orientale rispetto a quella più individualista e cinica dell'”io”, occidentale, che si aggiunge al raggiungimento del risultato con il minor impiego di energie (seiryoku zen’yo) percorrendo sempre la via gentile.

In questo momento di crisi di ogni attività imprenditoriale grande o piccola che sia, specie nel comparto sportivo, molto maltrattato, sono ancora taluni valori umani a tenere in piedi alcune baracche e a distogliere il pensiero di mandare tutto alle ortiche.
Sono i ragazzi a darmi la forza di non buttare la spugna e non tirar giù la saracinesca. E questo mi fa stare bene. Loro hanno dato tanto e tanto hanno ancora da dare. Ed io pur di vederli felici, faccio di tutto, anche rimettendoci“.
A parlare così è Louis Bucci, maestro di judo e lotta che aggiunge: “La mia maggior soddisfazione è stata fin qui quella di aver condiviso con i miei figli uno sport ed una passione che ha dato e dà tante soddisfazioni” come vedremo.La passione per le arti marziali in Louis nasce a circa 12 anni, dopo la solita parentesi nella palestra della strada e qualche partitina con l’amico Giacomo Rigoletto negli esordienti del Corato, con i giochi di scarico-bot, duce, la torre alla sacra famiglia di Don Ciccio Tatoli.
Furono alcuni amici a portarmi alla palestra di judo di Celestino Di Nunno, in via Andria e nel periodo di chiusura prima di spostarsi dopo mesi in viale Cadorna, andammo a Trani dal maestro Guglielmi, grazie ai soldi che avevo guadagnato con i primi lavoretti. Mi infortunai alla clavicola ma non dissi niente ai miei genitori, perché loro, non sapevano neanche nulla“.

A suo malincuore interrompe l’attività ma nel frattempo può riabbracciare il suo amore, pochi anni dopo arruolandosi nell’arma dei carabinieri, anzi beneficiandone anche professionalmente, perché è inserito nel plotone di intervento, più conosciuto (come celerini) in virtù delle sue capacità, prima di passaggio a Bari e definitivamente a Falconara, dove grazie alla società Athlon, che gli lascerà un segno indelebile nel suo cuore, continuerà la sua attività agonistica.

A soli 21 anni è cintura nera vincendo il torneo delle cinture marroni, “un punto di partenza” ci dice, fino ad arrivare al 5° Dan di judo. Ottiene un 5° posto ai campionati italiani, passa da Macerata con l’esperto maestro Crociani a Marina di Pietrasanta dove consegue il brevetto di allenatore e inizia ad insegnare come assistente. Giunto a Bari praticamente a Corato, mette a frutto la sua esperienza inaugurando nel 1997, dopo un anno di transizione presso la scuola De Gasperi, la sua palestra di Corato.

“Del primo amore non ci si scorda mai “ed è qui che costruisce tanti atleti tra cui i suoi figli tutti cinture nere: Armando 2° Dan, Angelo 1° Dan e soprattutto Ornella che casualmente si trova al Cus Bari folgorata dalla disciplina della Lotta. Grazie al maestro Bisignani vince il campionato italiano juniores, uno assoluto ed uno universitario a cui si aggiunge un bronzo di judo ed è anche 5^ ai Mondiali universitari di Torino. Risultati che le valgono l’ingresso nel gruppo sportivo delle Forze Armate con cui gareggia per ben 10 anni, girando mezzo mondo, entrando nel giro azzurro e conquistando la medaglia di bronzo al valore atletico.

È il caso di dire che l’allieva supera il maestro.
Ma di questo ne sono orgoglioso. Lei ora è a Novara, è una istruttrice e quando scende giù è bello confrontarsi sui metodi e sulle esperienze. Ma non è l’unica che mi riempie di soddisfazioni perché ci sono altri 3 insigniti della onorificenza Azzurra: questi sono Giuliano De Benedittis, Gabriele Strippoli considerato il numero uno in Puglia ed in particolare Siria Perrone, che ha partecipato ai Mondiali, alle Olimpiadi giovanili ed è stata 5^ agli europei. Tutti mi hanno fatto vivere emozioni e momenti memorabili ma non posso dimenticare di aver vissuto il top con Siria, agli europei il cui obiettivo era di fare bella figura. Ma poi vedersi sfuggire la medaglia di bronzo per due soli punti, non nego che a me e mia moglie sia scappata la lacrimuccia”. Questo vale anche per Natascia Giaconella, che “oltre ad aver conseguito tanti titoli nazionali, è ora al mio fianco ed è l’anima come istruttrice, nella Lotta“.

Tante gioie quotidiane nel vedere in periodo pre covid e quando saremo tornati alla normalità, circa 70 ragazzi divertirsi, crescere nelle regole e sbocciare altre promesse come Alessia Casalino o Francesca Lobascio, nata a 4 anni in palestra ed annoverare il più giovane campione italiano dell’anno: il 2008 Luigi Bombino.
Una sola delusione: la mancata qualificazione di mia figlia Ornella alle Olimpiadi, solo per una questione di peso (59 contro i 63 richiesti)“.

La nostra chiacchierata giunge al termine, ma prima di congedarci gli chiedo un messaggio finale.
Lo sport da noi istruttori deve essere fatto con amore e soprattutto coscienza, senza vendere fumo” ci dice. “Bisogna essere professionisti nello sport come nella vita, non dare false illusioni, ma raccontare che comunque vada sarà un successo. Ma in particolare l’istruttore deve trasmettere l’amore per ciò che si sta facendo, che deve rimanere come ricordo negli anni, delle esperienze, delle amicizie, imprimere soprattutto l’idea che lo sport è salute“.
Ed in questa maniera siamo certi che anche noi occidentali avremo applicato una parte della filosofia sportiva e di vita orientale.
Louis Bucci e la sua famiglia, sono certamente sulla buona strada

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Giuseppe Maldera: la scommessa e l’atto d’amore di un presidente appassionato https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/giuseppe-maldera-la-scommessa-e-latto-damore-di-un-presidente-appassionato/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/giuseppe-maldera-la-scommessa-e-latto-damore-di-un-presidente-appassionato/#respond Fri, 16 Apr 2021 22:00:07 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11353 “Il mondo del calcio è simile allo spettacolo: il presidente è il produttore, l’allenatore il regista, il direttore sportivo il direttore di produzione, i calciatori gli attori, la partita il film“. (Vittorio Cecchi Gori) Il calcio è una metafora della vita alla quale si dedica passione, tempo e denaro, disse Silvio Berlusconi Presidente. Ma è […]

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“Il mondo del calcio è simile allo spettacolo: il presidente è il produttore, l’allenatore il regista, il direttore sportivo il direttore di produzione, i calciatori gli attori, la partita il film“. (Vittorio Cecchi Gori)

Il calcio è una metafora della vita alla quale si dedica passione, tempo e denaro, disse Silvio Berlusconi Presidente. Ma è anche una scommessa ed un atto d’amore per la propria città, che calza a pennello per la storia di questa settimana, quella di un altro Presidente con la P maiuscola, che in scala ha dato tanto e si spera continui a darne ancora a lungo ai colori della sua città di Corato: Giuseppe Maldera. È Patron in un calcio moderno che dà poco spazio ai valori ed ai sentimenti, in cui in quello dilettantistico, sono in pochi a rischiare di tasca propria. Basta avere qualche sponsors e ci si ritrova al timone dei soldi altrui. Lui invece, è uno che rischia ed investe di tasca propria e fa sognare tanti tifosi, a volte imprecare per amore della propria squadra.

Vecchia Passione
Una passione che viene da lontano, ereditata da papà Vito, ora presidente onorario, già dirigente di una vecchia società. Con lui ha da sempre condiviso la passione per il Bari e il Corato, portandolo da giovane a giocare prima nei giovanissimi e allievi dell’A.C.S.I. Corato, continuando con la partitella amatoriale della settimana, condita da qualche torneo.
Nel volley
Il salto di qualità il giovane imprenditore caseario ora trentottenne, lo compie nel volley femminile, tirato per la giacca da Riccardo Porro che lo invitò ad una partita di playout contro il Cutrofiano, innamorandosi di questo gentile contesto e sport. Una bella esperienza di 2 anni, con molti successi, seguita da una pausa, prima del corteggiamento della società calcistica di Castelli, tramite l’amico Michele Asselti, prima come sponsor poi a 360°.

Passaggio al calcio
Ora Giuseppe Maldera è alla sua 5^ stagione con un bilancio, i cui risultati incominciano a dargli ragione, già dalla scorsa annata, compresa la prima metà di questa.
Sono uomo di impresa e quando abbiamo confezionato la prima squadra di Eccellenza, tutti dicevano che sulla carta eravamo tra i più forti. Nell’impresa invece la carta canta ma poi ho constatato sulla mia pelle che per i calciatori non basta il curriculum ma motivazione, spirito di gruppo e serenità. I primi anni sono stati disastrosi pagando lo scotto della inesperienza perché il sistema calcio se non lo vivi non è affatto semplice da governare. Ora forti di questi errori siamo maturi ed in grado di affrontare le vere insidie“. Sono le prime parole del leader della USD Corato Calcio 1946.
Soddisfazioni, delusioni e rischio abbandono
Le maggiori soddisfazioni in entrambe le vesti di Presidente, Maldera le ha ricevute dalla Coppa Italia, vincendo sia nel volley che nel calcio la Coppa regionale. Nel volley in B2, ha perso la finale nazionale contro i friulani della Città Fiera di Martignacco, la corsa nel calcio si è interrotta grazie al Covid che frantumò i sogni di passaggio in serie D.

“La delusione più cocente della mia gestione”, ci confessa il Presidente. “La riammissione in serie D ci toccava, sia perché eravamo la 1^ delle seconde fuori dal lotto per 6 millesimi, scavalcati per aver ripescato due prime in Basilicata e Piemonte e primi nella graduatoria nazionale di Coppa, improvvisamente snobbata”.
Delusione la sua, che fa coppia con la sconfitta umiliante subita 2 anni fa contro il Trani che mette a fuoco la mancanza di spirito di appartenenza ed attaccamento alla maglia, che in entrambe le occasioni ha fatto scricchiolare l’amore verso il calcio. Pericolo che tuttora non è del tutto scongiurato per i problemi legati allo stadio, che non avrebbe impedito di fare la serie D per un accordo con lo stadio degli Ulivi di Andria.
Cambi umorali
L’imprenditore è un po’ come un attaccante, istintivo, anche un tantino umorale a seconda che segni o meno.
Il calcio è fondato sul risultato, si vive di emozioni e risultati. Basta poco per accendere gli entusiasmi e poco per demoralizzarsi, a seconda che si vinca o si perda “.
Nelle ultime due estati è bastato poco per riaccendere il fuoco della passione e costruire in pochi giorni due super squadre, in periodo di covid ha ritenuto di rallentare anche perché ci dice: “Non si può più improvvisare e rischiare. Questo calcio è solo sulla carta dilettantistico, con costi e organizzazione da professionisti e non puoi fidarti di calciatori che cambiano casacca come calzini, senza più valori umani“.

Obiettivo e futuro incerto
L’obiettivo iniziale di questo Presidente tanto amato dalla sua piazza e non solo, era quello di riportare la città più imprenditoriale di Puglia in serie D dopo 31 anni (oggi).
Ora fa fatica a rispondere su un futuro senza certezze, dato in primis dalla mancanza dello stadio, ringraziando chi ha elogiato i suoi sforzi seguendo le sorti della squadra nel bene e nel male, anche con delle critiche costruttive che umilmente cerca di cogliere, a condizione che ci sia educazione e rispetto che in caso contrario fa saltare il banco.

Tifoseria
La tifoseria coratina ha raggiunto grande maturità specie nell’accoglienza delle altre tifoserie sulle gradinate di Ruvo senza divisori. Ma lo ha anche dimostrato nel coinvolgimento di tante famiglie, donne, bambini, culturalmente che mi fa affermare con orgoglio di essere pronta al grande salto“.
Toni rassicuranti
Il tono con cui conduce l’intera discussione è sempre rassicurante, ottimista, appassionato, innamorato di questo mondo pur con tutte le perplessità del momento che si spera si dissolvano come nuvole di passaggio. E lancia un messaggio forte a 360°: “Lo Sport è palesemente salute ed aggregazione sociale. Ma le società sono anche simbolo di una città e volano economico che crea indotto tale da dover essere più considerate dalla politica, ma anche da tutto il tessuto economico “.
Come dargli torto? Fin qui la prova dell’atto d’amore Giuseppe Maldera l’ha abbondantemente superata, gli tocca completare la pratica della scommessa vincente. Ma questo da ora in poi non dipenderà solo da lui. Tocca alle istituzioni locali o il suo fervore si raffredderà! Ha più volte ribadito che per Amore mai si sposterebbe città. Ma perderlo sarebbe un peccato per l’intero calcio!

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Francesco Lops e Walter Maggiulli: sogni alla corte del Bari di De Laurentiis https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/francesco-lops-e-walter-maggiulli-sogni-alla-corte-del-bari-di-de-laurentis/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/francesco-lops-e-walter-maggiulli-sogni-alla-corte-del-bari-di-de-laurentis/#respond Fri, 09 Apr 2021 22:44:22 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=11221 “I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre lì” (Jim Morrison) La “Primavera” come l’Università! Arrivare all’ultimo anello del settore giovanile di una società professionistica (Primavera) come il Bari, è come iniziare a vedere la luce, cioè giungere all’università del calcio, prima di immettersi nel mondo del football che conta. […]

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“I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre lì” (Jim Morrison)

La “Primavera” come l’Università!
Arrivare all’ultimo anello del settore giovanile di una società professionistica (Primavera) come il Bari, è come iniziare a vedere la luce, cioè giungere all’università del calcio, prima di immettersi nel mondo del football che conta. La strada è ancora lunga, ma essere tra i cosiddetti “Giovani di Serie” è già un passo avanti, come partire in “Pole Position” dopo le prove di un Gran Premio. La scorsa stagione sono stati 9.413 i giovani di serie dopo i 14 anni, delle squadre professionistiche italiane, (pari all’1,3% su 689.805 tesserati dell’intero settore giovanile), che ambiscono ad entrare tra i 2.928 professionisti, con un passaggio medio di esordi del 6% in A (ca 50), fino al 12% in C (ca 120), con un abbondante 40% che smette di giocare.
Una carta che va giocata fino in fondo, per un vero privilegio guadagnato sul campo, grazie al proprio talento, che però va sempre curato con la medicina del sacrificio, dell’umiltà, dell’applicazione e del carattere.

È ciò che sta facendo il giovanissimo Francesco Lops, di scuola San Gerardo cresciuto da Mr. Gallo, che ha in parte bruciato le tappe. Classe 2005, lui è per status con i 2004 ancora un Under 17 (allievi come si chiamavano prima). Ma complice il virus che ha stoppato il campionato di competenza ed anche qualche promozione di ragazzi primavera 2002-2003 in prima squadra, come Mercurio, Francesco già da tempo ha accolto con entusiasmo la notizia della direzione tecnica e di mister Doudou di passare con due anni di anticipo nella rosa Primavera. Il giovane calciatore ha esordito già vs il Bisceglie di categoria, seguita da altre presenze, bloccato da un mese per un piccolo problema muscolare.

Un centrocampista intelligente, con entrambi i piedi buoni, capace di saltare l’uomo e con una duttilità che gli consente di dare il massimo da mezzala o trequartista, ma anche esterno di attacco o quinto dei centrocampisti. Per i più anziani tecnica sopraffina che ricorda tanto la classe di Antonio De Marinis, anche per la conformazione fisica, con la speranza che riesca ad ottenere dal calcio professionistico più di ciò che ha avuto il grande Tonino. Doti tecniche, risaltate sin da bambino, quando si vedeva che avesse un passo superiore alla media.

Selezionato nell’ultimo anno esordienti nel Bari di Paparesta, non si è abbattuto per il ritorno a Corato dopo il fallimento di quella società. Tempo al tempo, i valori vengono sempre a galla e da due stagioni è tornato al club biancorosso super richiesto dallo staff barese, ad iniziare dai direttori Antonello Ippedico e Giuliano Antonicelli. 5 allenamenti settimanali alla volta di Bari, più la partita in giro per tutto il Meridione, uniti al sacrificio anche della famiglia, di mamma Enza ed in primis di papà Ernesto che in periodo di covid per sbirciare l’allenamento a porte chiuse del figlio, trascina con sé la scaletta per superare con lo sguardo il muretto, oltre il quale il suo idolo speciale si sta allenando.

Per Walter Maggiulli il discorso è diverso. È ancora categoria Esordienti, con il vincolo annuale e dovrà aspettare il 14° anno per il tesseramento da Giovane di Serie. Il covid, per la loro categoria ha fatto più danni, non essendo ancora di rilevanza nazionale. Ma finché è stato possibile il ragazzo si è allenato a Bari, con la considerazione dei tecnici per i portieri. Un ragazzone di poco meno di 13 anni con una maturità che ne dimostra di più. Gran fisico e predisposizione a ruolo di portiere, Walter ha iniziato con la Sacra Famiglia di Luigi Faretra, passando poi alla Pol. San Gerardo che lo ha lanciato, con Luigi Zinetti, per essere preparato e raffinato nella tecnica di base specifica da mister Giuseppe Loiodice, ormai specialista da preparatore di portieri. Francesco è pronto a partire per la trasferta di Palermo, Walter a ripartire con gli allenamenti. Entrambi hanno un sogno da raggiungere, il cui ottenimento dipende solo dalla loro fame, caparbietà, impegno, da difendere anche con le unghie quando serve. Sognate ancora ad occhi aperti, ragazzi miei e come disse Nelson Mandela:
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso “. E voi non arrendetevi mai, in bocca al lupo!

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Marcelo Damiao: il sogno avverato di andare in TV da cestista https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/marcelo-damiao-il-sogno-avverato-di-andare-in-tv-da-cestista/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/marcelo-damiao-il-sogno-avverato-di-andare-in-tv-da-cestista/#respond Sat, 27 Mar 2021 23:19:20 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=10956 “Niente accade, se non è preceduto da un sogno” (Carl Sandburg) “Segui il tuo sogno e rendimi felice, vorrei vederti in Tv come giocatore di basket“. Parole che suonano come un misto tra la profezia e la carica della fantastica mamma Marilù, che con la zia Zoraide, ha cresciuto il piccolo Marcelo in un paese […]

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Niente accade, se non è preceduto da un sogno” (Carl Sandburg)

Vittoria Europei 1999

Segui il tuo sogno e rendimi felice, vorrei vederti in Tv come giocatore di basket“.
Parole che suonano come un misto tra la profezia e la carica della fantastica mamma Marilù, che con la zia Zoraide, ha cresciuto il piccolo Marcelo in un paese difficile come il Brasile e deceduta solo ai 15 anni del protagonista di oggi, giunto in Italia poco più di un anno prima.
Dilglay Marcelo José Damiao, da Campinas popolosa città dello Stato di San Paolo, come tanti ragazzi, ha sempre voluto inseguire il sogno di sfondare nello sport, perché voleva viaggiare e conoscere il mondo.
Il più grande regalo che lo sport possa fare è consentire di conquistare tante amicizie in tutto il mondo – ci dice Marcelo, protagonista atipico della nostra rubrica, che non potevamo sorvolare, essendo un personaggio di portata Internazionale ormai stabilitosi a Corato.
Un pesce fuor d’acqua in Brasile, patria di Pelé, Zico, Neimar, che sforna campioni di calcio a catena di montaggio industriale.
La verità – ci confessa – che anch’io sognavo di diventare calciatore, ma non avendo piedi buoni e coordinazione, in quanto alto, iniziai a 12 anni a giocare a volley nella squadra del mio quartiere.
Segno del destino fu un infortunio alla caviglia che lo obbligò a restare 1 mese in casa, iniziando a vedere le prime gare di basket MBA, innamorandosi a prima vista.
Gioca con gli amici all’oratorio prima e nel club Regatas, con cui è per 2 anni consecutivi campione regionale e vice campione dello Stato di San Paolo, vincendo in entrambi il titolo di miglior rimbalzista. È merito di un agente scouting argentino, lo stesso di Sconochini, Scarone e altri che il gigante buono ha la chance di venire in prova in Italia alla Fortitudo Bologna.

Alla Fortitudo Bologna

In realtà – continua – dovevamo andare a Treviso. Ma poi essendoci già Scarone e altri 2, io ed altri 4 siamo stati smistati alla Fortitudo, dove ci sono rimasto io e Milton Nucci, conosciuto al pubblico del Sud avendo giocato a Bisceglie e Bernalda, voluti fortemente da mister Finelli.
Tra Marcelo e Bologna è subito amore a prima vista.
Bologna è la città ideale, non ci sono aggettivi per descriverla, dal Duomo alla Torre degli Asinelli, con tante attrattive dove c’è tutto e vicino” anche se l’impatto è molto diverso nella lingua e in meglio nel mangiare e nell’ordine.
Ma è bello girare per la città, dove tutti ti riconoscono e c’è la sana rivalità tra Fortitudo e Virtus, quest’ultima piena zeppa di miei compagni di scuola. Perché a Bologna si vive di basket ed il derby riveste una funzione sacra”.
Dopo 4 anni di settore giovanile, con la sua squadra del cuore che lo ha cresciuto e maturato, il ragazzo venuto da Campinas, bolognese d’adozione, raggiunge il suo sogno, ma soprattutto della mamma che lo protegge dal cielo. Con un bolognese doc, Davide Lemme, arriva il momento dell’esordio in serie A.
Immaginate lo stato d’animo per un bolognese come Davide, che anni prima aveva tifato dagli spalti e per un altro ragazzino come me, cosa significhi. Salire le scalette tra 8 mila tifosi che applaudivano e cantavano è da pelle d’oca con le gambe che ti tremano. Emozione indescrivibile“.
Damiao non gioca, lo fa la settimana successiva a Trieste per 6 minuti, ma forse per l’emozione dell’esordio, anche per la giovane età è un disastro. Sergio Scariolo grande allenatore, lo catechizza e nella gara successiva con Reggio Emilia si fa trovare pronto, iniziando la sua grande escalation. Nel frattempo per José (2° nome), Palombi Presidente Fortitudo si affretta a blindarlo con la naturalizzazione.

Chiamata in Nazionale giovanile

E per lui si aprono le porte della nazionale giovanile, con la quale stravince tutti i tornei giovanili, è 3° in Grecia, conquistando la qualificazione ai mondiali under 20 in Nuova Zelanda, convincendosi sempre più di farne del basket il suo lavoro.
Anche se hai delle lacune, ma lavori sodo tutti i giorni e sei convinto di potercela fare, alla fine prima o poi ci arrivi e ti togli le soddisfazioni“.
E sono tante le sue, visto che con la Fortitudo mette la freccia alla rivale storica, con gli arrivi di Myers, Djordjevic, Pelutti, Gay, il compianto Blasi e soprattutto “El Diablo” Esposito che fa innamorare tutta Bologna.
Già al primo anno eravamo consci di poter fare tante cose belle, con il momento più entusiasmante della mia carriera, che è la finale 3 a Milano, dove perdiamo dopo una tiratissima gara, a 3″ dalla sirena dei supplementari con una bomba da 3 di Bodiroga“.
Marcelo non vincerà mai il tricolore, sarà la prima di 3 finali perse, di 4 per la società che raggiungerà l’obiettivo al 5° tentativo, quando lui ha già cambiato casacca. Gruppo ed amicizia è la parola chiave, ” in cui eravamo molto affiatati con tre pseudo- stranieri come me, Powell e Gay che conoscevano tutti i giochi dalla briscola, al 3/7 o Sbarazzino gioco bolognese, o giocando con la prima PlayStation. Uniti anche nelle bravate, come quando in nazionale, in raduno a Milano, io Galanda e Basile abbiamo provato ad aggirare la guardia di Belatti, bloccato nella hall fino alle 3,30 per impedirci di andare al vicino Hollywood, discoteca di grido “.

A Reggio Emilia in semifinale scudetto

Prosegue la carriera a Reggio Emilia, Varese Cantù, Pavia, Latina terminando a Scauri in C, dopo aver vinto in nazionale, l’Europeo in Francia nel 99 e l’argento nei Giochi del Mediterraneo nel 97 a Bari.

 

 

 

Festeggiamenti per gli Europei vinti

L’ex centrale brasiliano nel 2009 torna nel suo paese, per stare vicino alla sua famiglia, conducendo una vita normale e sostenendo il progetto IAPPI, insegnando basket ai bimbi delle favelas, povere e pericolose, per tutte le età ed organizzando tanti eventi di carattere sociale, grazie a 3 olimpici offertisi gratuitamente e grazie alla FIB che costruisce un parquet nuovo.
“Ci sono tornato una volta l’anno, da uomo scouting in Italia e in Europa, portando dei ragazzi in provino tra cui mio nipote al Real Madrid, che sarebbe tornato in Brasile dopo un infortunio. Tramite il mio ex agente Lusini, legato al grande Capicchioni, deceduto marzo scorso, lui ha la possibilità di allenarsi a Rimini, rinsaldando dei rapporti di collaborazione”.
Marcelo si è stabilito in Italia da 2 anni e mezzo ed ora è a Corato sempre da uomo scouting, portando due giovanissimi giganti alla corte di Mimmo e Franco Gatta, con cui si sente di stare in famiglia.
Due fratelli fantastici che vivono di pallacanestro con una passione smisurata: Mimmo dirigente geniale, Franco allenatore di vecchio stampo che lavora ore e ore sul campo con competenza e amore, che manca a molti allenatori “. Marcelo, 46enne lo scorso 19 marzo, è felice della vita fin qui condotta, perché ci dice: “Lo sport mi ha reso migliore di quello che ero e che potevo essere”.
E non ha neanche abbandonato la sindrome di Peter Pan perché conclude: “Stare con i ragazzi ti fa essere come loro, questo spirito non deve mai mancare”.
E il suo messaggio finale è: “Se hai un sogno fai di tutto per raggiungerlo e impegnati al 100% “.
Lui il suo sogno l’ha raggiunto, grazie all’Angelo custode di mamma Marilù. Ora tocca a voi!

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Mario Roselli, il re del ring e della gabbia https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/mario-roselli-il-re-del-ring-e-della-gabbia/ https://ilquartopotere.it/le-eccellenze-dello-sport-coratino/mario-roselli-il-re-del-ring-e-della-gabbia/#respond Fri, 19 Mar 2021 23:00:29 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=10786 “Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina, come sorge il sole, non importa […]

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Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante che cominci a correre“.

I ragazzi si dividono in 2 categorie: quelli che da figli sono coccolati ed hanno tutto dai genitori, serviti e riveriti e quelli della strada che si fanno da soli. E nella palestra della strada, ci sono bulli e bullizzati ed i primi, sono quelli che erroneamente si sentono uomini“.
A parlare così, nel suo “Den of tiger”, ossia tana della tigre, è Mario Roselli, ormai 39 anni il prossimo 30 luglio, fisico scolpito e occhi da pantera o se preferite da tigre o leone.
Lui è orgoglioso di essere nato nel quartiere della Cerasella, quello che come simpaticamente lui definisce, era soprannominato Bronx e che ora si è notevolmente ingentilito.
30 anni fa, io come tanti bambini dell’epoca ho vissuto in strada e condiviso i suoi giochi. Per i più piccoli, era però difficile sostare nelle strade, se non mandati dalle mamme a fare la spesa, pur con tanti rischi, a maggior ragione in quel quartiere.
Dovevi superare una sorta di esame di accettazione da parte dei più grandi. Ma comunque il più delle volte si finiva a botte e dovevi saperti difendere. Dovevi cioè scegliere di essere leone, gazzella o agnello sacrificale“.

Mario con papà Carlo

Il papà Carlo, persona influente nella vita sociale cittadina, promuove la pratica sportiva del bimbo un po’ ribelle ed esuberante, che a 6 anni, già gareggia in piscina, prima della Nevaia e poi del Diamond. Svolge anche gare di pattinaggio, nella pista di via Ruvo, mentre disputa partitelle di un mix tra calcio e rugby, in strada con gli amici, dove è ripiegato nel ruolo di portiere o difensore, non avendo tanta predisposizione, finendo spesso per essere occasioni di rissa tra ragazzi.

 

Mario da bambino

È per questo che Mario, non vuole fare la parte della gazzella azzannata dal leone ed il suo pallino diventa sempre più la palestra delle arti marziali.
“Il mio omonimo nonno, pertanto” prosegue Mario, “dagli 8 anni, mi accompagnava alla palestra di Celestino Di Nunno, con cui ho iniziato a fare karate, diventando in tenera età, cintura nera”.
Si susseguono gare di Kumitè, in light contact (contatto leggero), già dai 10/12 anni. Il giovanotto, non è però appagato, anzi si sente bloccato, perché non frenando i suoi ardori, rischia squalifiche, sforando il regolamento.

In combattimento

Vuole andare oltre e si fa affascinare dalla kickboxing, iniziando a gareggiare dai 17/18 anni, specializzandosi in pugilato.
Ed è all’inizio dello scorso decennio, che il nostro leone ottiene strepitosi risultati.
È Campione Italiano della disciplina nel 2013/14/15, nelle categorie massimi/leggeri (fino ai 90,7 kg) e massimi (fino ai 100,4 kg) e si butta subito dopo nel MUAY THAY (pugilato thailandese), grazie al quale è nazionale FIMT dal 2012 al 2016, in cui è possibile utilizzare pugni, calci e gimocchiate.

Preparazione Muay – Thai

Ho combattuto anche per il titolo europeo nel livello K1, il top, contro il campione mondiale romano Woko-Pro, Umberto Lucci, perdendo per inizie, dopo un match combattutissimo“.
Il maciste della Cerasella, non è sazio e rafforza il suo percorso, specializzandosi in BJJ (Brasil Jiu Jitsu), che è forse la lotta più completa, con lotta a terra, leve, strangolamentie e sottomissioni, vincendo tutto, nella cintura blu dei massimi campionati Europei.

Combattimento in gabbia

Sempre più famelico di completezza, combatte anche matches di MMA (Mix Marshall Art), dove Mario si sente a casa sua più di ogni altra branca, perché misto di Boxe, Karate, Lotta, tra ring e gabbia, che definisce la disciplina del 3° millennio.
Lo provochiamo sul tasto della violenza, ma lui ci tiene a precisare:
Se ci sono regole ed un arbitro, è Sport, non come per strada. C’è uno studio, una tecnica, preparazione atletica, rispetto dell’avversario, senza cattiveria, non frutto di divergenze personali, ma solo spinti dalla voglia di prevalere sull’altro, come dimostra la stessa fraterna amicizia con Umberto Lucci“.

Ring in palestra

Il polivalente atleta di arti marziali, alla soglia dei 39 anni è un uomo maturo, che non ha alcun rimpianto, contento anche degli errori, perché come dice “dopo la tempesta, c’è il sole”!
La vita gli ha insegnato tanto ed ha voglia di imparare ancora e guardare avanti, come ci dice quando gli chiediamo come si autodefinisce.
Nella vita bisogna sempre avere stimoli e crearsi obiettivi, non necessariamente nel superamento degli altri, ma di se stessi, guardandosi dentro”.
Sorridendoci dice, che per alcuni è egocentrico, ma nello stesso tempo ritiene di essere uno che riconosce quando sbaglia, anche con gli allievi, prendendosi responsabilità, ma soprattutto realista e concreto.
E’ grazie a queste 2 ultime caratteristiche che Mario ha voltato pagina ed è diventato imprenditore di successo con il suo marchio Den of Tigers. Ha provato a farlo parallelamente all’attività di atleta, ma ha compreso che chi troppo vuole nulla stringe, costringendolo ad una scelta radicale.

Sala attrezzi

Un business con la propria firma d’autore, non disdegnando l’idea di promuovere un franchising, rifacendosi alla sua impronta e personalità, risaltando l’italianità, di cui “tanti si sciacquano la bocca, ma in pochi osservano”.

 

 

Angolo abbigliamento

Una palestra completa, che va dalla pesistica agli attrezzi, dalla preparazione atletica, al personal trainer con un ring che consente di gareggiare MMA, pugilato, kickboxing, lotta, fino all’abbigliamento.
In tempi di pre-covid la sua palestra dava lavoro a 10 collaboratori, con ca 600 tesserati, anche forestieri, tra amatori, settore giovanile (cuccioli, teenagers) ed agonisti, circa una decina, unici che continuano ad allenarsi come da protocollo.

Allenamento pre covid

Tra questi ci sono i pugili Alessio Rizzo (di Modugno), Christian Di Gioia (coratino) e la doppia specialista in pugilato e kickboxing Vittoria Fusaro ed il biscegliese di origine extracomunitaria, dal nome impronunciabile, più semplicemente chiamato Samba, nella MMA.
Con determinazione il nostro protagonista non si abbatte e ci confessa:
“Il covid ha solo rallentato la corsa, ma grandi progetti sono nel cassetto, pronti per essere tirati fuori“.

Foto di gruppo pre covid

Quando siamo al messaggio conclusivo Mario ci tiene a sottolineare:
Non insegnamo ad essere più forti fuori del Tatami, ma esigiamo rispetto per gli altri ed in primis per la famiglia. Ma allo stesso tempo è bene chiarire un aspetto sul quale non transigo. Fuori dalle mura della palestra, sono i genitori che devono assumersi le proprie responsabilità ed essere in prima linea nel controllo, senza scaricare a questi sport né tantomeno al suo coach le stesse. La nostra parola d’ordine è: attenzione fuori, tutto ciò che vi insegno rimane all’interno del Tatami”.
La mela marcia sta ovunque, basta solo saper governare gli strumenti nel modo giusto.
La gazzella deve rimanere gazzella ed il leone deve rimanere leone, un vincitore ed un vinto, ma solo nel quadrato del tatami.

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