Venerdì 10 febbraio, ha avuto luogo presso l’Aula Magna dell’Ateneo dell’Università degli Studi di Bari, un’importante conferenza su uno dei temi più caldi dell’attualità politico-istituzionale: l’autonomia regionale differenziata. Il Rettore dell’Uniba, Prof. Stefano Bronzini, ha definito questo appuntamento “una lezione di cittadinanza”. Ed è proprio questo lo scopo fondamentale dell’organizzazione sempre più diffusa e capillare di questi eventi/conferenze/dibattiti pubblici: sensibilizzare la società civile, la cittadinanza tutta, nella fattispecie gli abitanti del Mezzogiorno, circa le conseguenze nefaste cui proprio il nostro territorio andrà incontro nel caso in cui il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata dovesse diventare legge. I relatori intervenuti ad animare la conferenza erano tutti ospiti di grande competenza sulla tematica e di grande spessore intellettuale: il giornalista del Mattino Marco Esposito, autore del volume Zero al Sud e da sempre grande sostenitore della causa NO ARD, gli economisti Nicola Daniele Coniglio e Gianfranco Viesti, l’editore Alessandro Laterza, il deputato 5S Gianmauro Dell’Olio e il primo cittadino di Acquaviva, Davide Carlucci, coordinatore della rete dei sindaci del Sud. I lavori sono stati aperti dalla Pro Rettrice dell’Uniba, Prof.ssa Grazia Paola Nicchia, con interventi anche del Rettore. Oltre ad analizzare a livello giuridico tutti i passaggi specifici del ddl Calderoli, partendo dagli esordi della riforma del Titolo V della Costituzione, risalente al lontano 2001 e voluta dal centrosinistra e proseguita, evolvendosi poi con i vari governi, soprattutto a trazione leghista, gli oratori si sono soffermati a dissertare la spinosa questione dei LEP, cioè i “livelli essenziali delle prestazioni”, previsti sempre dalla Costituzione, all’art. 120 e mai definiti. Il disegno di legge Calderoli, e i paralleli commi 791-801 della legge di bilancio per il 2023, prevedono un ruolo quasi solo di “rappresentanza” del Parlamento, affidando i relativi poteri a commissioni speciali controllate dal ministro. I LEP saranno infine definiti con DPCM, cioè con un provvedimento della Meloni. Le regioni non chiedono l’attuazione della legge ma meccanismi finanziari “concordati”, simili a quelli in vigore per le regioni a statuto speciale. È palese la preoccupazione dei rappresentanti delle regioni del sud a minor reddito perché questo potrebbe determinare una divaricazione delle notevoli disparità sociali già esistenti. L’ acquisizione di più risorse finanziarie possibili è da sempre un obiettivo chiaramente enunciato delle amministrazioni regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Staremo a vedere se il Sud continuerà a “dormire” o se, come auspicava esplicitamente Marco Esposito, questo della ARD possa suscitare finalmente un moto di reazione che si concretizzi in un vero e proprio movimento politico trasversale. A margine dell’evento abbiamo intervistato il Rettore Bronzini, per chiedergli cosa ne pensa dell’Ard e quali ricadute potrebbe avere sul mondo accademico