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Felice Spaccavento scrive a Papa Leone XIV sulle orme di Don Tonino Bello: “Andiamo a Gaza per fermare il genocidio”

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Non possiamo più tacere davanti all’orrore. L’amore può tutto

Un’accorata lettera aperta, pubblicata sui social, rivolta a Papa Leone XIV da parte di Felice Spaccavento, medico pugliese.
Un appello che intreccia medicina, coscienza civile e spiritualità, ispirato dalla figura di Don Tonino Bello, per chiedere un gesto di pace concreto: “Andiamo a Gaza”.

È la voce di chi ogni giorno guarda negli occhi la sofferenza, nei reparti e nelle case, e che ora non riesce più a restare indifferente davanti alle atrocità che colpiscono il popolo palestinese.

Se il potere dei segni vincesse sui segni del potere”, scrive.

E propone un gesto simbolico, radicale, visionario: andare a Gaza. Portare lì la voce di Don Tonino Bello, il suo spirito, la sua chiesa del grembiule, la sua lotta per la pace.

Di seguito, pubblichiamo integralmente il testo della sua lettera:

E se il potere dei segni vincesse sui segni del potere?

Santità, con tutto il rispetto, lei dovrebbe pensare di andare a Gaza e io e molti come me, se si riuscisse, verremo con lei. Credenti e non credenti.
Non sarebbe solo.

Oggi, come medico, dirigo un’unità operativa che attraversa molte storie di sofferenza, molte tragedie umane.
Vedo in faccia il dolore della morte. Vedo le paure, vedo la solitudine nella malattia, ascolto le grida del dolore, della disperazione.
Cerco di trovare una spiegazione ma molto spesso non la trovo, cerco di dare conforto
ma a volte, quando non mi vede nessuno, mi siedo sulle scale dei pianerottoli di case vecchie, umide, case umili e piango da solo.

Nei corridoi dei miei reparti, vedo immagini strazianti che non sto qui a raccontare. Le dico che ho molte cicatrici che hanno segnato il mio cuore stanco e che hanno il nome di giovani ragazzi che ho seguito.

Ma le immagini che arrivano dallo Stato della Palestina, non hanno eguali.
Omicidio voluto di bambini.

Mi aiuti a comprendere. Non mi capacito.

Sono cresciuto accanto ad un prete che penso lei conosca.
Don Tonino Bello.
Un suo predecessore lo ha nominato Vescovo della diocesi di Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo, Molfetta, Ruvo.
Uno dei più bei regali che la nostra comunità abbia mai ricevuto.
Poi la sua Chiesa lo ha fatto Beato. Forse Domani sarà Santo.

Devo confessarle che, per un non credente come me, lo è sempre stato ogni volta che lo vedevo parlare e girare per Molfetta. In realtà, lo vedo ancora.

La chiesa del grembiule. La chiesa che accoglie. La chiesa che non si gira dall’altra parte.

Un uomo che abbracciava le periferie, i poveri, le prostitute, i delinquenti, i disoccupati e li aiutava.

Un prete che GRIDAVA ALLA PACE, che lottava contro la guerra.
La chiesa che lotta.

Un malato di cancro in fase terminale che organizza una marcia della pace in un territorio di guerra, in una terra di morte.
La marcia di Serajevo. Lui era lì.

Ricordo, come ieri, il mio ultimo abbraccio con lui, nella sua stanza, nel suo letto.
Ricordo l’odore della sua malattia, i suoi occhi che emanavano coraggio nonostante tutto. “Forza, non finirà così come tu pensi “.

Il mio lavoro mi porta spesso ad incontrarlo in ogni malato che vedo, che visito, che accarezzo. Vorrei vederlo negli occhi dei bambini di Gaza.

Andiamo lì.
Portiamoci lui, le sue parole, i suoi libri, i suoi ricordi, la croce che, come lui diceva , per tutti noi, ha solo una “collocazione provvisoria”. Proviamo a cambiare il corso della storia.

Sarà uno dei segni di Don Tonino Bello, nato ad Alessano, morto a Molfetta.
Non credo nei miracoli ma credo in lui , nelle sue parole che vivono in me e in molti di noi.

Non mi giudichi come un folle, magari come un visionario, un sognatore uno che crede ai semi della speranza che possono servire a cambiare il Mondo, a stravolgere il futuro, ad illuminare le menti accecate dall’odio e trasformarle in amore.
Perché l’Amore può tutto.

Non so se qualcuno le farà mai leggere questa mia lettera ma io credo nel potere educativo e contagioso dei social e che, a volte, le parole possono essere macigni anche più potenti delle bombe, più convincenti delle armi.

Proviamoci !!!! Ci provi!
Fermiamo questo genocidio assurdo.

Un medico del sud”