In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, adottata una procedura multidisciplinare – valida in tutti gli ospedali – che rafforza protezione, continuità assistenziale e collaborazione con il territorio
Bari, 25 novembre 2025 – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra oggi, 25 novembre, la ASL di Bari ha presentato un nuovo percorso assistenziale dedicato alle vittime di violenza e maltrattamenti di genere (delibera n. 2316 del 17 novembre 2025).
Il modello, valido per tutti i Pronto soccorso della rete aziendale, nasce da un lavoro coordinato dalla Unità di Gestione del Rischio Clinico e prevede un’organizzazione omogenea e multidisciplinare con medici di direzioni mediche, di pronto soccorso, di laboratorio analisi e anatomia patologica, ginecologi, ostetriche, infettivologi, personale infermieristico e assistenti sociali che opereranno in sinergia con Centri antiviolenza, Servizio sociale ospedaliero e Forze dell’ordine, garantendo risposte tempestive, rispettose delle persone, creando continuità tra il momento dell’emergenza e la protezione nel medio-lungo periodo.
Il nuovo sistema di presa in carico è stato uno dei temi al centro, questa mattina, dell’evento aziendale “NON SEI SOLA – Dal Pronto Soccorso ai Centri Antiviolenza. Istruzioni di salvezza”, promosso dal Comitato Unico di Garanzia della ASL, presieduto dalla dottoressa Lorenzina Maria Proscia, nella sala Arcobaleno dell’ex CTO. Il filo rosso – ossia il percorso della vittima di violenza dal pronto soccorso ai presidi delle forze dell’ordine fino ai centri antiviolenza – è stato il motivo conduttore che ha guidato i diversi interventi.
Il direttore generale Luigi Fruscio ha evidenziato la portata strategica del cambiamento:
“Questo documento nasce per dare una risposta chiara, immediata e riconoscibile in ogni pronto soccorso della nostra azienda. La violenza di genere è una situazione che richiede tempestività, organizzazione e coraggio. Stabilire regole condivise significa rafforzare la protezione delle vittime e sostenere il lavoro dei nostri professionisti.”
La direttrice sanitaria Rosella Squicciarini, che ha coordinato l’impianto clinico e organizzativo, ha sottolineato:
“Ogni volta che una donna entra in pronto soccorso chiedendo aiuto, l’azienda deve essere pronta. Questo percorso offre agli operatori strumenti chiari, evitando improvvisazioni e garantendo protezione, riservatezza e continuità assistenziale.”
La direttrice amministrativa Rachele Popolizio ha rimarcato il valore della progettazione integrata: “Il lavoro condiviso tra Medicina Forense, Gestione del Rischio Clinico, Sistema Qualità e Formazione rappresenta un investimento sulla tutela delle vittime e sulla solidità organizzativa. Un impianto omogeneo, verificabile e migliorabile nel tempo è la garanzia più concreta che possiamo offrire.”
Nel confronto sono intervenuti anche Guido Quaranta, direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza, e Vito Antonicelli referente del Servizio delle Professioni sanitarie ospedaliere e territoriali, che hanno portato la testimonianza di chi vive quotidianamente il primo contatto con le vittime, evidenziando l’importanza di percorsi strutturati e ambienti sicuri. La psicologa Camilla Famiglietti del Nucleo di Psicologia del Comando Legione Carabinieri Puglia ha illustrato l’attivazione del “codice rosso” e le prime esigenze psicologiche delle persone abusate, compreso il “violenzametro”, una guida pratica per identificare la violenza di genere da determinati segnali. La collega della sezione Polizia giudiziaria della Procura di Bari, Maresciallo
Clarissa Palumbo ha, invece, raccontato l’esperienza di un caso concreto, in cui erano coinvolte una mamma e una figlia adolescente. Dal mondo dei Centri antiviolenza è intervenuta Paola Rizzo, referente del centro “Paola Labriola” di Giraffa Onlus a Bari che ha ricordato quanto la collaborazione tra ospedale e territorio sia decisiva per costruire protezione nel tempo.
La parte conclusiva dell’incontro è stata affidata alla dottoressa Enza Abbinante, dirigente della unità Gestione Rischio Clinico, che ha presentato nel dettaglio la struttura del nuovo assetto organizzativo. Il percorso di tutela delle vittime di violenza prende avvio già dal triage: l’infermiere intercetta precocemente eventuali indicatori di rischio, tutela la vittima da pressioni esterne e garantisce un ambiente riservato. Il medico attiva personale dedicato che accompagna la persona lungo tutto l’iter assistenziale.
Sono previsti passaggi standardizzati per la documentazione clinica e medico-legale, per la raccolta dei reperti e per la valutazione del rischio, elemento chiave per stabilire se la vittima possa rientrare in sicurezza o necessiti di una sistemazione protetta. A completare l’impianto vi è un monitoraggio annuale che permetterà alla ASL di verificare l’efficacia del modello, individuare eventuali criticità e migliorare progressivamente la capacità di risposta della rete sanitaria.













































