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Il Teatro delle Molliche porta in scena “Giusta. Storia di una donna crepata di lavoro nei campi”

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Il giorno 12 settembre alle ore 20.45 presso il chiostro del Palazzo di Città, il Teatro delle Molliche nell’ambito del cartellone delle manifestazioni promosse dall’Amministrazione comunale “Sei la mia città”, presenta in debutto nazionale lo spettacolo teatrale “Giusta. Storia di una donna crepata di lavoro nei campi” scritto, diretto e interpretato da Francesco Martinelli con le musiche di Spiff Onyuku.

L’evento, patrocinato del Comune di Corato e dall’Ufficio Diocesano per il Lavoro e i Problemi Sociali dell’Arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie, è sostenuto da Granoro.

È uno spettacolo che racconta una storia in modo visionario, richiamando l’attenzione verso un microcosmo popolato da lavoratori con pochi diritti che lavorano illegalmente, a volte in condizioni disumane. L’intento non è quello di portare all’attenzione fatti di cronaca, ma cercare di comprendere cosa accade quando rimaniamo indifferenti, quando arriviamo troppo tardi poiché tutto quello che potevamo evitare è già accaduto. Giusta è una donna che muore mentre lavora nei campi in un caldo giorno d’estate; rappresenta le donne che devono affrontare immensi sacrifici, che subiscono violenze per poter lavorare, che nonostante la difficile condizione del lavoro femminile devono resistere fin all’ultimo palpito del loro cuore. Nelle campagne donne italiane ed extracomunitarie subiscono forme di schiavitù pur di sopravvivere. Il fenomeno del caporalato è così evidente come viene affermato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta per cui è stata approvata la Legge 199/2016. Il caporalato esiste ed è una piaga difficile da eliminare; ognuno si deve sentire coinvolto e responsabile, tutti dobbiamo sentire in coscienza di non aver fatto il possibile. Il progetto drammaturgico mette in evidenza una sensibilità verso il problema aderendo alle parole di Sandro Pertini: ”Non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà.”

 

 

 

 

 

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