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Corato per la pace in Terra Santa: domani un corteo e un flash mob in piazza Cesare Battisti

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A sei mesi dall’approvazione in consiglio comunale dell’ordine del giorno che invocava la pace in Terra Santa, domani, per ribadire e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia in corso in Terra Santa, agli studenti Corato o hanno promosso un corteo silenzioso che terminerà con un flash mob in piazza Cesare Battisti.

A tal riguardo il consigliere Eliseo Tambone, in una nota, ha esposto le sue riflessioni:

”Il 29 dicembre è stato presentato al Consiglio comunale, discusso e votato all’unanimità, un ordine del giorno sulla tragedia in atto in terra santa. È stato scritto idealmente tra le macerie di Gaza, un luogo di case distrutte e di corpi dilaniati, ma anche un luogo collettivo, che include Kharvik, Mariupol, Kiev, Podilsk e tutti i luoghi dei 169 conflitti attuali, ignorati dai media.
C’è piena consapevolezza che chiunque critichi la politica espansionistica di stampo coloniale e razzista dello Stato di Israele e critichi la violenza disumana inferta ai palestinesi corra il rischio di essere accusato di antisemitismo o comunque di alimentarlo.
Il popolo ebraico, che da sempre è caratterizzato da un eccesso di storia e da un difetto di geografia, dal 1948 in poi ha creato uno stato che si caratterizza da un eccesso di geografia, per la sua politica espansionistica, e un difetto di memoria storica. Se a questo uniamo il fatto che Israele negli ultimi 30 anni è diventato uno dei partner più importanti per le economie occidentali, allora comprendiamo la ragione della impunità con cui Israele attua le proprie politiche in Palestina e l’immunità che gode in Occidente.
Sappiamo bene che la lotta palestinese prende la forma del terrorismo, come l’atto terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre, e che va condannato senza mezzi termini, ma abbiamo anche il dovere di non dimenticare che questo popolo è senza un territorio, senza uno stato, senza una dignità nazionale, è un popolo che viene vessato in mille modi sul lavoro, nei movimenti sul territorio, con famiglie e proprietà divise da muri da parte dei coloni israeliani. Ciò che contestiamo è che la risposta del governo israeliano è del tutto sproporzionata e che sta realizzando una catastrofe umanitaria, un vero e proprio genocidio nei confronti della inerte popolazione palestinese con conseguenze inimmaginabili.
Come può il popolo della memoria disprezzare gli altri popoli? Non comprende che anche questi avranno la loro memoria e che due memorie di odio reciproco chiederanno vendetta infinita? A meno che il progetto non sia la realizzazione di un “grande Israele”, che comporterebbe, però, come “soluzione finale”, lo sterminio dei palestinesi. Ma questo non vogliamo neppure pensarlo.
In questo scenario, preoccupa il silenzio degli Ebrei della diaspora, perché potrebbero essere proprio loro le vittime di una nuova ondata di antisemitismo, che sentiamo crescere di giorno in giorno, antisemitismo che trova la propria giustificazione proprio dalla violenza della politica israeliana. Ma guai a cadere nell’errore di confondere l’ebraismo con lo Stato di Israele. Anche perché l’odio contro gli Ebrei ferisce ciascuno di noi, in quanto l’ebraismo ci appartiene, è dentro di noi, siamo figli della cultura ebraico-cristiana, siamo legati ad essa culturalmente -basti pensare che il nostro tempo trova il suo paradigma fondativo in un antico evento accaduto in Palestina- e spiritualmente, sia per i credenti sia per i non credenti. Per i cristiani cattolici, protestanti ecc… lì in Palestina è nato Gesù, un ebreo, come dire, “puro sangue”, ma anche per i non credenti, perché la forma più seria e rigorosa dell’ateismo occidentale è quella dei filosofi del sospetto: Marx, Nietzsche e Freud, che erano tutt’e tre ebrei.
Quando perdiamo la distinzione fra Stato d’Israele ed ebraismo, allora la condanna del primo finisce con il legittimare l’odio per il secondo, ma quando manteniamo chiara questa differenza allora la critica alle politiche di sterminio dello stato d’Israele non intacca il rispetto e l’amore che nutriamo per Israele. E questa antinomia “amore e condanna” senza odio verso Israele è legittimata anche sul piano teologico dalla più antica tradizione religiosa di Israele. In uno dei testi più significativi della tradizione ebraica, Osea 11, è Dio stesso (YHWH, per gli ebrei) che dichiara di amare e condannare Israele, senza mai scadere nell’odio…
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. 2Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. 3A Èfraim [Israele] io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. 4Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. 8Come potrei abbandonarti, Èfraim [Israele], come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Adma, ridurti allo stato di Seboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. 9Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo….
Chi non scivola nella trappola della propaganda israeliana e occidentale può mantenersi libero di condannare la politica aggressiva di Israele verso i palestinesi senza essere vittima del livore antisemita e senza neppure temere di alimentarlo.
Per questa ragione, il 6 dicembre 2023, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha invocato l’art. 99 della Carta ONU per richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza sulle stragi che si stanno compiendo a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati. Il Segretario Generale dice che lo Stato di Israele sta violando tutte le norme del diritto internazionale, dalla Carta delle Nazioni Unite al diritto internazionale dei diritti umani e al diritto penale internazionale. Perciò si richiede l’intervento dell’ONU in difesa dei diritti umani fondamentali.

Con questo OdG, il Consiglio comunale di Corato ha inteso prendere una posizione chiara sulla vicenda, invitando il Governo italiano e le istituzioni europee a impegnarsi, in tutte le sedi nazionali ed internazionali, per ottenere: un immediato cessate il fuoco generale a Gaza, in Cisgiordania, in Israele; la fine immediata del blocco dei beni e dei servizi fondamentali (acqua potabile, luce, carburante, cibo, medicine in primis) inflitto alla popolazione civile di Gaza; l’avvio di una trattativa internazionale per il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, a partire dai soggetti più vulnerabili, e il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti per motivi politici o irregolarmente prigionieri nelle carceri israeliane; l’apertura di corridoi umanitari per chiunque voglia lasciare Gaza; l’avvio di operazioni di solidarietà internazionale per la popolazione sfollata dentro Gaza, che ha visto la propria abitazione distrutta dai bombardamenti.
La Pace è possibile. Ci fu un momento in cui era molto vicina. Il 13 settembre del 1993 il presidente israeliano Rabin firmò, insieme al leader dell’OLP, Arafat, gli accordi di Oslo, che prevedevano il riconoscimento reciproco tra Israele e l’OLP. Dopo questo accordo, Rabin, insieme a Shimon Peres e Arafat, ricevette il Premio Nobel per la Pace.
Il 4 novembre 1995, rivolgendosi a una folla oceanica radunata in Piazza dei Re (ora P.zza Rabin), a Tel Aviv, sul tema “Sì alla pace, no alla violenza”, Rabin pronunciò queste parole:
«Vorrei ringraziare ognuno di voi che è venuto qui oggi a manifestare per la pace e contro la violenza. Questo governo, che ho il privilegio di presiedere con il mio amico Shimon Peres, ha scelto di dare una possibilità alla pace, una pace che risolverà la maggior parte dei problemi di Israele. […] La via della pace è preferibile alla via della guerra. Ve lo dice qualcuno che è stato un militare per 27 anni.»
Al termine della conferenza, mentre raggiungeva l’auto, uno studente israeliano di estrema destra e fanatico sul piano religioso, gli si avvicina e lo ammazza con tre colpi di pistola.
Con la morte di Rabin muore anche la Politica, che cerca la pace tra Israele e Palestinesi. Spetta a noi riportarla in vita.
Per questo motivo, chiunque si adoperi per la pace, può partecipare al corteo silenzioso promosso da studenti coratini, mercoledì 12 giugno. Raduno a piazza C. Battisti alle ore 17,45, giro del Corso in silenzio e tutti vestiti di nero, senza bandiere. Al termine, in piazza Cesare Battisti, tutti i partecipanti faranno un flash mob guidato dalla attrice Claudia Lerro, in cui tutti i partecipanti alzeranno un fagottino bianco, che provvederanno a portare da casa.”

 

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