Oggi, Domenica 8 settembre, alle 20.30, nel Chiostro del Municipio di scena il duo pianistico formato da Maurizio Zaccaria e Alessandro Deljavan
Terza giornata al Festival pianistico «Fausto Zadra» di Corato, questa sera un omaggio a Beethoven con l’esecuzione, a duecento anni dalla prima, della Nona Sinfonia nella versione per pianoforte a quattro mani, cui daranno vita un interprete pugliese di grande valore, Maurizio Zaccaria, e il musicista abruzzese di origini persiane Alessandro Deljavan, la mattina seguente impegnato in veste di docente nella prima delle due brevi masterclass della manifestazione.
Con la sua ultima sinfonia, caratterizzata dalla presenza nell’ultimo movimento della voce umana, che canta l’«Inno alla gioia» di Schiller, Beethoven aprì nuovi orizzonti e frontiere sonore esprimendo in modo autentico il proprio messaggio di speranza. Ultimata nel febbraio 1824, la Nona aveva visto germogliare alcune idee già nel 1793, anno in cui Beethoven iniziò ad accumulare una serie di spunti nel tempo condensati in un unico grande progetto grazie alla commissione ricevuta dalla London Philharmonic Society, che in un primo momento aveva richiesto al musicista due distinte opere sinfoniche. La prima assoluta della Sinfonia n. 9 avvenne il 7 maggio 1824, quando il pubblico viennese affollò il Theater am Kärntnertor per ascoltare quella che sarebbe diventata una delle composizioni più celebri di tutta la storia della musica. Una pagina, com’è stato scritto più volte, uscita dalla dimensione della creazione artistica per entrare prepotentemente nella leggenda.
E passando da un anniversario all’altro, il Festival «Zadra» celebra anche i centenari di Busoni e Puccini, non con repertori monografici, ma con omaggi all’interno di programmi articolati.
Esattamente ciò che accadrà lunedì 9 settembre (ore 20.30), sempre nel chiostro del Municipio, con Roberto De Leonardis, il quale, accanto a pagine di Mozart e Liszt, non solo proporrà una versione di Busoni di un Corale di Bach, ma anche due parafrasi su «La Boheme» e «Tosca» del compositore Èmile Tavan, creazioni in cui il pianoforte canta e sostiene il suo stesso canto, come se fosse un’orchestra, per poi sbizzarrirsi in virtuosismi tipici degli ottantotto tasti.