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“M – il figlio del secolo”. Il sottile confine tra passato e presente

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di Luca Mangione

C’è una serie che, più di ogni altra, ha fatto discutere in Italia e all’estero in questo inizio d’anno: “M – il figlio del secolo”, tratta dal romanzo storico di Antonio Scurati, andata in onda dal 10 al 31 gennaio 2025.
Ma perché tutto questo clamore? E soprattutto: tornare a parlare di Mussolini a distanza di 100 anni ha ancora senso?
Per rispondere a questi quesiti è necessaria una premessa fondamentale.
“M – il figlio del secolo” si presenta come serie storica ma non come documentaristica.
È pertanto ovvio che, per mere esigenze narrative, alcuni fatti e personaggi siano stati enfatizzati e resi in chiave quasi macchiettistica.
Questo ovviamente non giustifica gli errori storici che, per quanto limitati, sono presenti, ma cercare la verità storica in una serie che non nasce con la pretesa di una lezione di storia, è un
errore.
Tuttavia, il fatto che non si tratti di un documentario non basta a spiegare il suo successo, anzi potrebbe far pensare ad un possibile flop.
Assunzione legittima che avrebbe anche senso, a dir la verità, se solo non si cogliesse il senso profondo dell’opera.
È pur vero che in scena agiscono Mussolini, Cesare Rossi, Matteotti e altri protagonisti di quella fase storica dell’Italia, ma ciò che viene raccontato, in realtà, sono i nostri
giorni.
Del resto la serie non tenta nemmeno di nascondere i riferimenti all’attualità, basti pensare al “Make Italy Great Again” pronunciato dal duce che altro non è che un richiamo
al MAGA di trumpiana memoria.
In un contesto storico-politico come quello odierno, in cui si assiste al ritorno dei nazionalismi più estremi, quale figura utilizzare se non quella di colui che ha incarnato quegli “ideali”?
“M” dà fastidio e urta perché parla di noi, del nostro mondo e mostra quanto sia sottile il confine tra passato e presente.
Diciamocelo: la storia è ciclica, pensare di cristallizzare un periodo é da puri ingenui. Possono cambiare le modalità e i tempi, ma in
fin dei conti fra un Mussolini e un dittatore odierno, a cambiare è solo il nome.