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L’Istituto Oriani-Tandoi vedrà mai una nuova sede? Dopo due anni a che punto siamo?

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De “Il libero pensatore”

Le presenti note scaturiscono dall’ascolto di un dibattito sulla “nuova sede dell’Istituto Tandoi” più volte trattato dalla nostra testata, andato in onda su una tv web locale che ha visto:
• da parte della prof.ssa Adduci, ex dirigente, un ottimo excursus storico sulle vicende che hanno interessato la scuola;
• le lamentele, tutte appropriare e condivisibili, dell’attuale dirigente prof. Catalano;
• un intervento del Consigliere Bronzini delegato della Città Metropolitana per i problemi scuola. Detto intervento, da un lato è risultato apprezzabile per la parte in cui il consigliere ha evidenziato che invece di pagare il fitto ai legittimi proprietari degli immobili presso cui si sono trasferite alcune aule, ha scelto di contrarre il mutuo con la cassa Depositi e Prestiti al fine di reperire i fondi per la realizzazione delle nuove sedi scolastiche. Trattasi chiaramente di una iniziativa oculata e lungimirante che merita apprezzamento.
L’intervento invece risulta discutibile quando ha affermato di condividere pienamente la scelta dell’area in zona industriale in quanto come già detto in precedenti note e come vedremo, questa scelta, presenta molte problematiche. Infine l’intervento è risultato inoportuno quando ha suggerito (!) ai dirigenti di non accettare nuove iscrizioni degli studenti causa mancanza dell’attrezzature scolastica. Con questo dire forse non si è reso conto che in pratica dichiarava il fallimento del proprio operato e della istituzione Città Metropolitana e che sembra auspicare una specie di numero chiuso come per gli studenti di medicina, architettura …..
• infine l’intervento dell’assessora Varesano che, dopo le ormai croniche, stucchevoli lamentele di “assenza di personale”, anche se vere, ha ostentato una serie di “abbiamo fatto”, “ci siamo subito impegnati” ed al proposito vediamo i tempi: maggio 2021 richiesta dell’area da parte della Città Metropolitana – febbraio 2022 deliberazione di indirizzo politico – dicembre 2022 incarico per la redazione del Piano Attuativo – maggio 2023 dispobibilità del piano da sottoporre ad una prima valutazione = 2 anni !) con il risultato che in realtà, come mi accingo a dimostrare, dopo così tanto tempo siamo ancora al punto di partenza ma con l’aggravante di una spesa di circa 40.000 € di soldi pubblici.
In altre parole quanto fatto è del tutto inutile e se si insiste ancora sulla strada intrapresa con ogni probabilità l’IPC non vedrà mai la nuova sede.

Voglio richiamare l’attenzione dei relatori istituzionali Bronzini e Varesano su quanto
affermato e ribadito circa la complessità della materia urbanistica. Su questo siamo tutti d’accordo, ma evidenzio che entrambi prima di essere chiamati e/o darsi alla politica sono dei tecnici rispettivamente ingegnere ed architetto con la Varesano addirittura assessora con delega all’urbanistica. Quindi si tratterebbe di soggetti molto competenti in materia e che quindi quando fanno le scelte queste devono scaturire ed essere supportate da una corretta interpretazione delle “norme urbanistiche”.
In quest’ottica preciso che quanto andrò a dire non è frutto del libero pensatore ing. Petrone, ma discende dalle norme vigenti che vanno rispettate e a cui farò puntualmente riferimento.

Fatta questa necessaria premessa entro nel merito operando alla “Marzullo” secondo il modo “fatti una domanda e datti una risposta” anche se nel caso specifico le domande sono numerose.

A) L’edificazione della nuova sede dell’Oriani – Tandoi deve avvenire a cura di
chi?

Trattandosi di un Istituto superiore di II grado, lo stesso compete alla Città
Metropolitana. Infatti la stessa ha stanziato nel suo programma triennale delle opere pubbliche circa 11.000.000 di euro.
Dico questo, perche dal dibattito non è scaturito in maniera chiara a carico di chi – Comune o Città Metropolitana – compete l’esborso per l’esproprio dell’area ma sicuramente sarà a carico del Comune che di conseguenza è invitato a stanziare nel proprio bilancio il costo dell’esproprio.

B) Dove può sorgere detto istituto nel pieno rispetto delle norme vigenti ossia
DIM 1444/’68 e Piano Regolatore Generale (P.R.G.)?

Il DIM 1444/’68 all’art.4 comma 5 recita: “5. – Zone F): gli spazi per le attrezzature pubbliche di interesse generale – quando risulti l’esigenza di prevedere le attrezzature stesse debbono essere previsti in misura non inferiore a quella appresso indicata in rapporto alla popolazione del territorio servito:
1,5 mq/abitante per le attrezzature per l’istruzione superiore all’obbligo (istituti universitari esclusi); ………..”
Da ciò discende che secondo il DIM 1444/’68 per realizzare la nuova sede occorre
reperire nel PRG queste aree “F” ma, da un esame dello stesso, si osserva che il PRG vigente non contempla queste aree “F”.
A questo punto occorre fare una importante ed obbligata precisazione ossia occorre
evidenziare che dette zone non vanno confuse con le tante conclamate aree “Fi” che sono le aree a servizi e richiamate dall’art.3 e dall’art.5 del DIM 1444/’68 rispettivamente per gli insediamenti residenziali e per gli insediamenti produttivi.

Quindi andare a reperire queste aree nell’ambito della zona industriale “D3” non è
condivisibile in quanto è in contrasto con il DIM 1444/’68 per il mancato rispetto dell’art.5 e col PRG vigente che non contempla la tipologia “F” di aree.
Quindi operando secondo norma, occorre individuare quest’area “F” in VARIANTE al PRG.

• Di conseguenza aver suggerito politicamente il reperimento delle aree”F” all’interno di un nuovo piano attuativo per la zona D3, senza considerare che trattasi di una VARIANTE al PRG non risulta minimamente condivisibile.
Dimostraiamo ora con i conticini il non rispetto del DIM. Infatti osserviamo che la zona “D3” ha una estensione di circa 30 ettari e che il PRG impone che nella redazione del relativo Piano Attuativo, il 15% della superficie sia destinata a servizi quindi 30 x 15% = 4.50 ettari hanno destinazione a stretto servizio della D3.
Inoltre le Norme Tecniche di Attuazione dei Piani particolareggiati vigenti prevedono i
possibili interventi per le attrezzature collettive secondo il seguente elenco:”… edifici per asili nido, scuole materne, centri sociali, mense, ecc.) e qui si ferma, nel senso che non è contemplata proprio in ottemperanza al DIM 1444/68 la possibilità di insediamento di un istituto scolastico Superiore.
Quindi sottraendo dai 4,50 ettari a servizi i 3 ettari necessari per la nuova sede IPC
rimarrebbero per i servizi della zona D3 solo 1,50 ettari il tutto in spregio al DIM 1444/68.
Si evidenzia al proposito che il DIM 1444/’68 non ammette deroghe di sorta in
quanto di stretta competenza statale.
Infatti questa norma nell’ordinamento Urbanistico-Edilizio gode di un’aura di sacralità in particolar modo nella parte in cui detta dei limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati, nonché rapporti massimi di spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, ……. (Cons. Stato,  Sez. IV, 22.1.2013 n. 354; Corte Cost. n. 232/2005), sia civile (Cass., Sez. II, 11.11.2014 n. 24013; Cass., Sez. III, 12.1.2012 n. 10431), sia soprattutto penale (cfr. da ultimo Sez. III, 29.1.2014 n. 5791).

Quindi non risulta accettabile l’assunto dell’assessora Varesano che facendo
riferimento alla DGR n.214 del 21/02/2017 di approvazione della variante normativa per le zone D – Industriali, afferma che è permesso fare ciò che si vuole in zona industriale, in barba al PRG e soprattutto al DIM 1444/’68.
In realtà detta delibera ha modificato la normativa delle zone D affermando che oltre
alle attività strettamente industriali/produttive è possibile insediare anche l’attività
commerciale e quella terziaria.
Di conseguenza l’aver fatto redarre un nuovo piano attuativo nella zona D3 con
l’individuazione della zona “Fi” nella speranza di poter inserire la nuova sede IPC è
improponibile ed ecco il motivo per cui ho affermato che si sono persi due anni e spesi soldi pubblici.

Soluzione

Trattasi di una via obbligata suggerita dallo stesso art.5 da cui estrapoliamo la frase “… – quando risulti l’esigenza di prevedere le attrezzature stesse – …” ossia poiché l’esigenza di trovare questi suoli “F” è sorta, occorre individuare un’area che con variante al PRG venga classificata come “F” e quindi possa essere idonea per la nuova sede scolastica.

Ma da questo sorgono altre domande.

C) Dove individuare l’area ?
Circa l’individuazione dell’area, si condivide la scelta dell’ubicazione in
prossimità della stazione di trasporto pubblico in quanto trattandosi di istituto superiore molta parte dell’utenza viene da città limitrofe.
Ciò detto, osserviamo che la scelta dell’area può essere operata in diverdi modi:
1. Stralciando in Variante al PRG i tre ettari dalla zona industriale D3 e quindi l’area rimane coincidente con quella individuata dall’attuale Amministrazione. Questa scelta comporta:
• riduzione della estensione della zona industriale D3 che passa da 30 a 27 ettari e
nell’ambito di questi verrà ricavato il relativo 15% a servizi che diventerebbero pari
a 4,05 ettari nel pieno rispetto delle norme;
• esproprio dell’area al prezzo di mercato come area industriale (che secondo
valutazione riportato in mie precedenti note dell’11-04-2023 (Nuovo Istituto Professionale Oriani-Tandoi, acquisizione delle aree: criticità e risoluzioni (parte terza)) ammonta ad oltredue milioni di euro a cui si potrebbero aggiungere un ulteriore importo pari ad un terzo del prezzo d’esproprio causa la reiterazione del vincolo e quindi al Consigliere Bronzini suggerisco di valutare, oltre al costo dei fitti anche i costi necessari per l’esproprio dell’area su cui realizzare la sede scolastica.

2. Scelta dell’area sempre in prossimità della stazione ma guardando a destra della zona industriale, oppure andando a rispolverare l’area individuata con riferimento all’accordo di programma per la realizzazione del polivante del 2009 che si trova a sinistra della via Trani sempre immediatamente fuori dalla zona D3 In entrambi i casi la scelta comporta:
• esproprio di area in zona agricola “E” quindi con costi molto ma molto ridotti circa
un decimo di quello relativo alla zona industriale;
• leggerissimo allungamento dei percorsi stazione – scuola.

Come procedere per acquisire l’area al patrimonio pubblica?

Per poter acquisire un’area privata al patrimonio pubblico nel caso specifico v’è un solo modo l’ESPROPRIO, se si scarta la cessione volontaria che è una pia illusione di qualche buon pensante che ha fatto progettare un “Piano di Lottizzazione d’Ufficio NON ABLATIVO”.
Ma per poter attuare l’esproprio occorre dichiarare la pubblica utilità dell’intervento. La
pubblica utilità si può avere nelle seguenti condizioni:
• Progetto dell’opera pubblica
• accordo di programma
Si trascura la soluzione “Progetto dell’Opera Pubblica” in quanto come dichiarato dall’ing. Bronzini l’incarico verrà dato solo con la disponibilità dell’area.
Quindi l’unica possibile via è l’ACCORDO di PROGRAMMA su cui ho ampiamente
relazionato nell’intervento del 07-03-2023 (Nuovo Istituto Professionale Oriani-Tandoi: quali possibili soluzioni all’individuazione dell’area? (Seconda parte)) ma anche perché andare a ripetere le cose per questa Amministrazione è solo tempo perso. Evidenzio solo il fatto che oltre all’art.34 del D.Lgs. n. 267/2000 Testo Unico Enti Locali (TUEL) anche il Testo Unico sugli Espropri contempla l’accordo di Programma come strumento per poter attuare l’esproprio DPR 8 giugno 2001, n. 327 art.12 comma 1 lett. b)

Conclusioni

Nella speranza di essere stato chiaro e dando la disponibilità al dibattito, invito chi di dovere a dare delle risposte (ma è un’illusione) che siano però supportate da norme e/o riferimenti giurisprudenziali.
Concludo con la speranza che dopo quanto affermato sul tema non mi si additi come colui che crea problemi, perché non vuole che queste sedi scolastiche si realizzino. Infatti questo è il rischio che corro da parte di chi è chiamato in causa o che è ideologicamente chiuso o che ancora non riflette sugli eventi.
La realtà è l’esatto contrario ma purtroppo è mia abitudine parlar chiaro e vi assicuro che è un’abitudine pessima che spesso mi è costata e mi costa cara da un punto di vista professionale, ma va bene così…

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