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Le incredibili elezioni politiche del 1913 a Corato

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Di Giovanni Capurso

Negli ultimi anni, in politica, beghe e colpi bassi, anche sui social, sono all’ordine del giorno, tanto da essercene quasi assuefatti.
Ciò è nulla in confronto a quanto accadde nelle incredibili elezioni del 1913 a Corato, anno che in Italia segnò una svolta storica: in virtù della legge elettorale voluta da Giolitti che prevedeva il suffragio universale maschile, per la prima volta si accostarono alle elezioni politiche i contadini e i lavoratori dei centri rurali del Mezzogiorno, in cui dominavano ancora l’analfabetismo, la miseria e la più completa impreparazione politica.
Nel collegio Corato-Trani per i socialisti i candidati in lizza erano tre: Antonio Labriola, Giovanni Lombardi, sostenuto soprattutto dagli integralisti, e Guglielmo Schiralli.
Il prescelto avrebbe dovuto confrontarsi con il giolittiano Cataldo Malcangi tra i 170 deputati uscenti che avevano firmato «il patto… vergogna dell’Unione Cattolica Italiana» (“La Ragione”, 3 agosto 1913).
La dialettica interna per individuare il candidato giusto fu a tratti violenta:
«Tra i socialisti di Corato che, fermi nella disciplina di partito, hanno proclamato regolarmente un solo candidato nella persona di G. Lombardi e i conquistaioli di Trani e di Corato che ne hanno proclamato due, uno A. Labriola e l’altro, nientemeno, che G. Schiralli, chi divide e tradisce il proletariato? Chi apre il varco alla vittoria di Cataldo Malcangi?», era riportato su un giornale dell’epoca (“La Ragione”, 8 giugno 1913).
Il settimanale repubblicano “Humanitas” in un altro significativo trafiletto pubblicato in quei giorni evidenziava con ironia le divisioni presenti tra i socialisti, che a Corato sfociarono in contrasti a livello personale:

Qui, morto Imbriani, fu eletto Nicola Barbato, l’integro socialista siciliano, allontanatosi poi, forse per disdegno, dalle fila militanti del partito. Ma dal 1904 è deputato del Collegio l’avv. Cataldo Malcangi di Trani, giolittiano, che conta indubbiamente molti avversari, ma che può contare, anche, sulle grazie della Dea Fortuna. Proprio così. Nelle elezioni del ‘909, difatti, ebbe contrari a Trani il comm. Beltrani, e a Corato il comm. Lamonica. Naturalmente, tra due litiganti, egli, terzo, riconquistò il medaglino. E probabilmente così avverrà anche adesso, che i socialisti, numerosi ed agguerriti, presentano a Trani Antonio Labriola, a Corato il prof. Lombardi, e forse anche, di straforo in entrambe le città, Guglielmo Schiralli. Si dice che a Corato-Trani la vera guerra sia contro il vecchio motto: « L’unione fa la forza» (“Humanitas”, 6 agosto 1913).

Dopo tensioni che si protrassero per settimane, e con il decisivo passo indietro di Schiralli, finalmente fu individuato nel prof. Giovanni Lombardi il candidato nel collegio di Corato-Trani contro Malcangi.
La parola d’ordine era impedire che la Puglia diventasse un focolaio di rivolta politica nel Sud e che le elezioni a suffragio universale fossero l’inizio di un movimento di rinascita civile. E a tale scopo vennero dati pieni poteri ai prefetti. Le elezioni politiche del 1913, soprattutto nel Nord barese, furono note per arbìtri e pressioni da parte dei commissari di P.S. e gravi atti di violenza da parte dei “mazzieri”.
A Ruvo di Puglia, come nel collegio di Minervino Murge, in quelle stesse elezioni il candidato Antonio Jatta, liberale, grazie alle violenze dei mazzieri e ai bassi servizi resi dai rappresentanti dei pubblici poteri, riuscì a impedire al partito del candidato De Venuto, proclamatosi repubblicano e per sensibilità vicino a Imbriani, di partecipare alle votazioni. Da parte della “canaglia jattesca”, come Schiralli definì Jatta, candidato giolittiano, e il suo entourage, ci fu un susseguirsi di abusi, sopraffazioni e atti di violenza, culminati in un’azione sanguinosa da parte dei mazzieri.
Corato non fece eccezione rispetto alle elezioni di altri paesi del circondario e come «alla maggior parte degli elettori […] di parte socialista, si era impedito, con la violenza e con la frode, di andare alle urne» (“Avanti!”, La politica interna dell’on. Salandra. Nel comune di Corato, 6 aprile 1916).
Come fu possibile? Cosa accadde di preciso?
Sulle colonne de “La Ragione”, a ridosso delle elezioni, in un articolo del 26 ottobre 1913, I pellirosse Malcangiani a Trani, vennero riportate minuziosamente le malefatte dei sostenitori del candidato giolittiano:

Stanotte un gruppo di teppisti assoldati dal partito dell’On. uscente, Cataldo Malcangi, per provocare una reazione dai sostenitori del Prof. Avv. Giovanni Lombardi con vero atto di vandalismo asportando via la tabella della Lega dei Contadini, lacerarono vari manifesti pro candidatura Lombardi, tagliarono i fili della luce elettrica ed in ultimo tentarono di entrare nella lega forzando parecchi ferri che per fortuna non cedettero.
Deploriamo prima, tale condotta tenuta dai nostri avversari, e siamo sicuri che le Autorità locali vogliano fare giustizia alla protesta fatta dalla lega dei contadini, e poscia la condotta del Delegato di P.S., Cav. Fontana che ha proibito manifestino, col quale essi protestavano contro i barbarismi compiutisi stanotte e su denunciati e che noi rendiamo di pubblica ragione.

In questo clima rovente, durante un comizio, vennero arrestati persino gli stretti collaboratori del prof. Giovanni Lombardi per disturbo della quieta pubblica.
Sulla questione vennero avviate denunce riportate puntualmente sui giornali in Terra di Bari e persino sul quotidiano nazionale dei socialisti l’“Avanti!”: a ben 3000 contadini (che avrebbero dovuto votare per la prima volta) non vennero consegnate le schede elettorali da parte del sindaco dell’epoca imparentato col Malcangi

il fatto denunciato e documentato in maniera schiacciante, che altri 3000 contadini elettori furono impediti di votare con le solite manovre di diniego dei certificati, l’ostruzionismo alla porta delle sezioni, la mala assoldata dalla polizia, auspice – come sempre – il prefetto della provincia di Bari, il famigerato prefetto Gasperini.

Furono del tutto inutili le estenuanti attese dei contadini coratini assiepati sotto il Palazzo di Città. In conseguenza delle forti divisioni dei socialisti, ma anche e soprattutto dell’azione dei «truffatori del suffragio popolare», il risultato inevitabile fu la sconfitta di Giovanni Lombardi e dei socialisti.

 

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