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Eco-Estramurale: analisi, superficiale, di un’Opera Pubblica da 15 milioni di euro (Prima parte)

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di Vincenzo Petrone “libero pensatore”


Premetto che tralascio di ritornare sulle note pubblicate qualche giorno fa su questa testata a cura del sig. Carmine Patruno (https://ilquartopotere.it/approfondimento/ombre-e-dubbi-sul-progetto-dellestramurale-di-corato/ ), per cui le considerazioni che seguono derivano dalla lettura degli atti posti a base della gara d’appalto ed in particolare derivano dall’esame del progetto dell’Eco-Estramurale che comprende i seguenti elaborati:

Dagli atti risulta che il progetto posto a base di gara è il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica (P.F.T.E.). – rafforzato ? –

Effettuerò l’analisi in due fasi, occupandomi prima della “Fattibilità Tecnica” ed in un secondo momento della “Fattibilità Economica

Fattibilità Tecnica

Diciamo subito che il progetto NON è tecnicamente fattibile ma vediamo perché.
Dal documento “Relazione tecnica generale” deriva che il progetto mira:

1. alla creazione e all’implementazione delle aree pedonali a contatto con i fronti
edilizi, alcuni dei quali già ad uso commerciale;
2. al riproporzionamento dello spazio della carreggiata con una fascia dedicata alla
sosta ed una alla corsia;
3. alla creazione di uno spazio centrale caratterizzante dedicato alla mobilità ciclabile con una pista a doppia corsia alternata;
4. in frapposizione alle corsie della pista ciclabile è prevista la realizzazione di un rain garden (giardino della pioggia) per l’assorbimento delle precipitazioni meteoriche e da sistema integrato di illuminazione pubblica, videosorveglianza, rete wi-fi e audio-video.

Per realizzare questi punti secondo il progetto è necessario un ridisegno della sezione stradale che nel caso di strada con L=19,50 m. passa dalla configurazione attuale (v. pianta e sezione nelle immagini che seguono)

alla seguente configurazione di progetto (v. pianta e sezione nelle immagini che seguono)

Esaminiamo i vari punti:

Il primo vuol raggiungere lo scopo di incentivare le attività commerciali dei fabbricati affacciantesi sull’estramurale. In realtà i marciapiedi che attualmente sono larghi 3,00 m con gli interventi di progetto (demolizione di 50 per il realizzo del parcheggio in linea e piantumazione del verde con ingombro di 1,10 m) passano a 1,40 m. ossia permettono giusto il passaggio di due persone affiancate che si devono scostare nel caso di incrocio con altre persone che si muovono in senso opposto.

Il secondo prevede la realizzazione di una fascia larga 2,00 m per la sosta degli autoveicoli per far ciò, poiché 0,50 m. sono stati ricavati con l’arretramento del marciapiedi, sottrae 1,50 m allo spazio della carreggiata della corsia;

Il terzo prevede la creazione della pista ciclabile a doppia corsia alternata. Ciò richiede la sottrazione allo spazio della carreggiata della larghezza 1,50 m a cui occorre aggiungere 0,25 m (= 50/2) per la prevista realizzazione del rain garden. Da queste sottrazioni deriva che la larghezza della corsia di marcia diventa di 3,50 m (v. immagine della sezione), larghezza che difficilmente permette un sorpasso ed in particolare se, per un qualunque motivo, il mezzo che precede, soprattutto se pesante (camion o pulman), è costretto a fermarsi si avrà in pratica il blocco del traffico. Inoltre la realizzazione della pista ciclabile centrale è assolutamente poco funzionale. Infatti si pensi al ciclista che imbocca la pista e che deve girare sulla prima strada a destra, ma ovviamente non lo può fare perché la pista non lo permette e quindi deve proseguire fino al prossimo incrocio/svincolo ma poiché si tratta di soggetto sfortunato non può farlo in quanto in quell’incrocio la strada è a senso unico verso l’estramurale e quindi è costretto ad arrivare al prossimo incrocio/svincolo quindi girare e tornare indietro su una strada parallela alla pista onde arrivare alla sua meta.

Esempio di un percorso obbligato del ciclista

A questo punto mi domando è così che si incentiva l’uso della bicicletta?

Il quarto punto (v. immagine seguente) prevede che fra le corsie della pista ciclabile venga realizzato:
a) l’allocazione di alberi di alto fusto per la svolta green dell’intervento;
b) il sistema integrato di illuminazione pubblica, videosorveglianza, rete wi-fi e audio-video;
c) un rain garden (giardino della pioggia) per l’assorbimento delle precipitazioni meteoriche.

La realizzazione di tutte queste opere secondo il PFTE vanno realizzate in uno spazio di 50 cm che in realtà si riducono a 26 dopo aver sottratto 12+12= 24 cm per allocazione cordoli a delimitazione della pista ciclabile e quindi realizzare il “rain garden” (v. immagini seguenti tratte dalla tavola “Sezione Tipo” di progetto):

Il tutto è meglio evidenziato nella immagine seguente

Ora i “rain garden”, se progettati e realizzati secondo le buone tecniche dell’arte, rappresentano un’efficace mezzo per contrastare gli effetti delle bombe d’acqua, in realtà appare del tutto improbabile che una pavimentazione drenante larga 26 cm possa svolgere detta funzione.

È del tutto evidente che l’arch. Progettista da oltre 160.000 € per il P.F.T.E. (rafforzato ?) si è attrezzato per compiere il miracolo o molto più probabilmente ha solo sentito parlare di “rain garden”, perché di moda. Per avere un’idea di rain garden si riportano alcune immagini:

Mi dispiace essere additato come colui che ha un comportamento non corretto nei confronti di un altro professionista, ma la realtà documentale dice incontrovertibilmente questo.
Questi sono i motivi per cui ritengo tecnicamente NON fattibile il progetto almeno
nella maggior parte dei punti caratterizzanti.

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