Di Benedetto Miscioscia
Lo sciacallaggio speculativo a cui stiamo assistendo in questo avvio di stagione olivicola sul prezzo dell’olio e, conseguentemente, su quello delle olive, nonostante proveniamo da un anno senza produzione olivicola, fa molto riflettere. E’ mai possibile che il prezzo delle nostre olive e del nostro olio, soprattutto quello di oliva coratina tanto ricercato dai grandi gruppi oleari per le sue caratteristiche chimico-fisico organolettiche, sia così basso tanto da non risultare remunerativo per il produttore?
Cosa si nasconde dietro questa manovra di mercato a dir poco sospetta?
Non è possibile che le Autorità preposte rimangano silenti di fronte a questa situazione irreale. Non è comprensibile soprattutto se consideriamo che il nostro Paese risulta essere deficitario nel campo della produzione olearia, rispetto al fabbisogno del solo mercato italiano. Senza considerare la quantità di olio esportato all’estero come Made in Italy.
Suona davvero strana la circostanza che il prezzo delle nostre olive sia addirittura inferiore a 45,00 euro e l’olio meno di 3.50 euro/Kg., nonostante sia risaputo che il 50% dell’olio italiano proviene dalla Puglia in primis dall’areale del nord barese con la predominanza dell’olio di oliva coratina.
Qualcuno ci deve spiegare cosa si nasconde dietro questa strana storia che sa tanto di manovra speculativa considerata l’importanza qualitativa del nostro olio che nulla ha a che fare con l’olio comunemente miscelato europeo o extracomunitario.
Qualcuno sta giocando sporco sulla pelle dei nostri olivicoltori che si vedono pagati un quintale di olive a solo 40 euro il quintale. Questo non è assolutamente accettabile e solo perché c’è la necessità di monetizzare per far fronte alle necessità, dopo aver anticipato anche indebitandosi tutte le spese per rimettere in sesto gli oliveti patendo il mancato reddito subito per la perdita della produzione a causa della gelata. Governo e Regione a tal proposito cosa stanno facendo?
Dov’è il Ministro Bellanova sempre pronta a contrastare la piaga del caporalato per difendere i diritti dei lavoratori, totalmente latitante su questo argomento come il Presidente della Regione Emiliano che, tra l’altro, ha anche la delega all’agricoltura?
Se è giusto contrastare il caporalato a tutela e garanzia dei lavoratori agricoli in genere, è altrettanto giusto difendere i sacrosanti diritti di decine e decine di migliaia di produttori olivicoli che con il loro sacrificio e a proprio rischio stando sotto il cielo in mezzo alla terra 365 giorni all’anno, tentano di far sopravvivere economicamente non solo le proprie famiglie ma anche le proprie aziende che a loro volta garantiscono lavoro ed occupazione.
Qui si rischia il collasso vero e proprio del nostro sistema produttivo olivicolo e non solo, spingendo piano piano gli stessi olivicoltori ad abbandonare e/o trascurare i propri oliveti, riducendo sempre più i necessari interventi colturali, dalla potatura alle arature dei campi.
Ci facciano capire Governo e Regione quale iniziative intendono adottare per difendere un settore importante come quello della filiera oleo-olivicola pugliese e, soprattutto, se nella loro strategia politica c’è anche quella di salvaguardare un grande patrimonio olivicolo caratterizzato da una biodiversità unica al mondo.
Si sappia che non esiste solo l’ILVA con la sua produzione di acciaio ma esiste anche l’industria agricola olivicola che oltre a garantire migliaia di posti di lavoro contribuisce a preservare e salvaguardare il nostro patrimonio arboreo olivicolo producendo un olio di cui gli italiani sono tra i maggiori consumatori mondiali e al quale sopperiamo con le centinaia di migliaia di tonnellate importate da altri Paesi.
Dopo un’annata tragica senza reddito e pure indebitati, ora si aggiunge al danno anche la beffa per un’annata produttiva qualitativamente elevata ma con prezzi da fame che non ripagano neanche di tutti i sacrifici fatti per rimettere in sesto gli oliveti dopo la tremenda gelata del 2018 di cui gli olivicoltori danneggiati stanno aspettando ancora il risarcimento dei danni dal Governo e dalla Regione dopo tutte le belle parole.