Nei calendari dei teatri italiani è sempre più presente il nome di un giovane attore pugliese. Domenico Santarella nato a Corato nel 1994, si è diplomato all’Accademia d’arte drammatica Cassiopea di Roma e ha girato importanti teatri d’Italia con celebri musical come “The Lion King”, “Notre Dame de Paris’’, “The blues brothers”, “Sogno di una notte di mezza estate” e “Santo Genet” sullo storico palco del Petruzzelli di Bari.
Come è nata la passione per il teatro?
Da piccolo, facendo le imitazioni degli artisti che mi piacevano. Per esempio, guardavo il Festivalbar e imitavo Fiorello o i cantanti. Allora mamma, che è un’appassionata di musica e poesia, pensò di farmi fare delle lezioni di canto dal maestro Luigi Palumbo. Lui aveva un approccio molto teatrale, in cui tutto il corpo e l’espressività sono coinvolte e, quindi anche grazie a lui, è nata questa passione per il teatro.
Quando hai fatto questa scelta, la tua famiglia come l’ha presa?
Diciamo che è stata mamma a lanciarmi in questo mondo. Poi a me piaceva farlo, i risultati c’erano perché al pubblico piaceva il tipo di spettacolo e non mi hanno mai ostacolato.
Qual è la giornata tipo di Domenico Santarella?
Non c’è una giornata tipo, perché dipende dal teatro o dallo spettacolo. Spesso sono un “animale solitario”, nel senso che non ho un’agenzia che si muove per me, quindi sono io direttamente che parlo con i direttori artistici, con i teatri e creo contatti. Invece, in spettacoli come Aladin o La Bella e La Bestia, c’è la compagnia che si occupa di tutto. Per l’artista gli strumenti del lavoro sono il corpo e la voce, quando non si è sul palco ci si allena e si studia.
Come mai, così giovane, hai scelto di ispirarti ad un personaggio del passato come Domenico Modugno e di portarlo in scena nel tuo spettacolo “C’era una volta Mimì”?
Perché il suo modo di vedere l’arte è un modo giocoso, quando canta una canzone in realtà racconta una storia, quindi c’è molta teatralità in lui. Poi perché quando ho finito l’Accademia, io giocavo a fare le sue canzoni e vedevo che alla gente piaceva e ai provini mi chiedevano di presentarlo come spettacolo. Inoltre, cantando le sue canzoni e vedendo il film ho notato tante similitudini. A partire dal nome (Domenico) e dalle origini (Puglia) alla passione per l’arte, un uomo che canta, che suona la chitarra e va a Roma per studiare recitazione, che vive una storia d’amore un po’ tormentata, che ha il sogno di fare l’artista, che passa dalla recitazione al canto…praticamente me. Infatti nel mio spettacolo non si capisce se parlo di lui o di me attraverso le sue canzoni e delle storie. In realtà, nel mondo dello spettacolo, con il nomignolo “Mimì” è conosciuta Mia Martini ma è anche il diminuitivo di Domenico, con cui chiamavamo mio nonno che mi ha fatto conoscere Domenico Modugno.
Per vox populi si sa che per avere successo nel mondo dello spettacolo bisogna scendere a compromessi. Ti è capitata qualche proposta indecente?
Ognuno è diverso. Per chi vuole diventare famoso ci sono tante vie. O porti qualcosa di tuo, di originale, come il mio spettacolo che parlando di me sarebbe diverso se interpretato da un altro attore, perché non conosce la mia storia, oppure devi arrivare a dei compromessi e lì sta a te. A me è stato proposto di andare a “Uomini e donne” o “Grande Fratello”, ma non ho accettato e non li vedo neanche come trampolino di lancio, perché non sono arte, sono solo finzione.
Come ti vedi tra 10 anni?
Io già faccio fatica a vedermi il mese prossimo, perché in base a ciò che accetterò sarò in posti diversi! Sono vari i settori in cui ho lavorato e in cui mi sono trovato bene, come per esempio i cast artistici dei villaggi turistici, che non hanno niente a che vedere con la notorietà televisiva o dello spettacolo, ma è una notorietà di circuito,di villaggio in villaggio e si è a stretto contatto con le persone.
Prossimi spettacoli?
Oltre alle date dello spettacolo “C’era una volta Mimì”, sono impegnato in uno spettacolo che mette a confronto i poeti maledetti e i cantautori italiani su alcune tematiche e un altro spettacolo su Sanremo. Mi è capitato di lavorare in musical su Michael Jackson, Moulin Rouge, ma sono molto legato all’arte italiana.