Presso il Tribunale Penale di Lecce, relativamente al processo denominato “Sistema Trani”, si è tenuta la requisitoria, iniziata nella giornata di ieri e portata a termine oggi, dei pubblici ministeri Roberta Licci e Alessandro Prontera i quali hanno concluso chiedendo le seguenti richieste di condanna per gli imputati:
19 anni e 10 mesi di reclusione per l’ex GIP Michele Nardi, 10 anni e 8 mesi per il Sovrintendente di Polizia Vincenzo Di Chiaro, 6 anni e 4 mesi per l’avv. ssa Simona Cuomo, 5 anni e 6 mesi per Gianluigi Patruno, 4 anni e tre mesi per Savino Zagaria
Durante la requisitoria, la Licci ha descritto il Nardi come “colui che muoveva le fila”, il sistema, una vera e propria associazione a delinquere che, oltre ai magistrati, vedeva il coinvolgimento di uomini in divisa, avvocati, imprenditori e mediatori, prevedeva l’individuazione di figure facoltose nel mondo imprenditoriale su cui venivano costruiti ad hoc falsi reati di varia natura per poi minacciarli di gravi conseguenze nel caso non avessero accettato di pagare. Sono emersi inoltre altri elementi su alcune figure coratine già citate da alcuni testimoni durante le loro scorse deposizioni in aula e su cui ci sono ulteriori indagini in corso.
Facciamo un passo indietro, l’indagine condotta dai Carabinieri di Barletta sotto la coordinazione del luogotenente Saverio Santoniccolo, sviluppatasi attraverso un’attenta e laboriosa attività istruttoria anche a seguito delle dichiarazioni fornite dall’imprenditore coratino Flavio D’Introno, testimone chiave, conclusa dalla Procura di Lecce, portò all’arresto a gennaio 2019, tra gli altri, per concorso in corruzione, falso materiale, falso ideologico e abuso d’ufficio dei due magistrati Nardi (procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma, in passato gip del Tribunale di Trani e magistrato presso l’ispettorato del Ministero di Grazia e Giustizia), e Antonio Savasta (giudice del Tribunale di Roma, già sostituto procuratore di Trani) e di Vincenzo Di Chiaro( ispettore del commissariato di Corato) mentre altre figure venivano iscritte nel registro degli indagati .