“Vento di cambiamento” è il messaggio corrente durante il primo comizio del candidato sindaco Vito Bovino.
“Forza Corato, fai in modo che questo vento di cambiamento non si arresti, intercettatelo, solo così Corato è spalancata al futuro che è l’unica strada verso il cambiamento” è l’urlo che giunge da un piccolo palco rialzato e non dall’alto di un podio, perché come ha spiegato Rosa Mangano, candidata consigliere con Nuova Umanità che ha introdotto il comizio – la politica non è fatta da uomini e donne che guardano dall’alto, ma da persone che vivono quotidianamente tra la gente, a cui fa eco Paolo Loizzo sottolineando durante il suo intervento come – l’impegno politico sia un patto sociale tra uomini e donne e che la lealtà, è alla base del patto sociale con le fasce più deboli e Vito, persona sincera e leale, decidendo di coinvolgerci nel suo progetto all’insegna del lavoro di squadra, ha saputo tener fede alla parola data, rispetto e coesione di tutti i partecipanti.
E di vento in piazza, ieri sera ne soffiava abbastanza, tanto quanto basta, per far volare le parole dal palco, di Emanuele Lenoci, in unica “direzione”- a quelli dei giochi delle tre carte, quelli che minacciano, quelli che ricattano e calunniano davanti ai bar, che hanno conflitti d’interessi, che hanno il senso dell’affare e del Dio denaro, noi non siamo questo, a noi non piacciono i politicanti, non possiamo lasciar governare una persona che ha la sindrome dell’uomo solo al comando che, quando si alza la mattina, si guarda allo specchio e ha già fatto la giunta mettendo gli altri davanti al fatto compiuto – dice Lenoci.
Anche Bovino, appena salito sul palco, ricorda come le responsabilità dell’attuale immobilismo in cui si trova la città arrivino sempre dalla stessa “direzione”, il mandante e il regista di una politica che gioca al ribasso è sempre lo stesso, l’omicidio politico di Mazzili, prima, e “l’infanticidio” di D’introno, poi, fatto cadere dalla stessa maggioranza che lo aveva sostenuto, con le firme depositate da un notaio, abbiamo perso tempo e soldi, abbiamo fatto ridere tutta l’Italia, in prefettura ci conoscono come la città più commissariata, senato’ avast…,
Dico sin da ora che le porte del dialogo sono aperte per qualsiasi scenario futuro, chi vuol intendere intenda – è l’appello di Bovino che rimarca la necessità di fare sintesi a cui lui con il gruppo di Nuova Umanità non si è mai sottratto, una necessità intercettata da chi oggi lo sostiene, Paolo Loizzo (APE), Emanuele Lenoci e Mario Malcangi di Sud al Centro, un progetto civico che arriva da lontano e che è maturato sui banchi dell’opposizione durante la scorsa amministrazione, che hanno trovato comunione nel programma.
Un programma che si sviluppa in 7 punti e che è stato illustrato durante il comizio.
Si parte dal personale comunale sempre più risicato, che necessita di ampliamento e dalla Sixt che va internalizzata come hanno già fatto in altri comuni, poi c’è il Pug (piano urbanistico generale) che non parte e non si capisce il perché, occorre intervenire sulla sicurezza, le forze dell’ordine sono sotto organico e bisogna trovare una soluzione, servono più mezzi e uomini, occorre dare impulso alla cultura ripristinando anche vecchie tradizioni, stare vicino alle imprese, sfruttando il Duc (distretto urbano del commercio) e il Piiil (piano strategico della cultura della Regione Puglia), per poter intercettare finanziamenti preziosi. Grande attenzione va posta alle politiche sociali e alle politiche giovanili, è necessario fare rete anche con le associazioni e poi lo sport, su cui per anni sono state fatte promesse mai mantenute, abbiamo lo stadio che è diventata area mercatale e infine, conclude Bovino, occorre curare il verde e creare spazi per i nostri figli e sottrarre Corato dal degrado in cui versa.
Questi solo alcuni temi da cui partire per Bovino e la sua squadra, a cui non mancano l’entusiasmo e il coraggio che si respirano nella piazza, perché:
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, il prezzo del coraggio del cambiamento, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
Una citazione presa in prestito da Giovanni Falcone da Rosa Mangano, a conclusione della sua introduzione al comizio, invitando gli elettori a fare appello alla propria coscienza.