A cura di Edmondo Adduci
La stella di Betlemme non era una cometa.
E probabilmente non era nemmeno una stella.
Allora cosa videro davvero i Magi nel cielo, tanto da spingerli a mettersi in viaggio per oltre mille chilometri?
La figura e la storia dei Magi, quegli instancabili cercatori di Dio citati solo nel Vangelo di Matteo, mi ha sempre incuriosito sin da ragazzo.
Appassionato di astronomia, mi sono sempre posto alcune domande a riguardo: Chi erano? Da dove venivano? Quale astro videro nel cielo? Come mai decisero di intraprendere un lungo viaggio dalla Persia (attuale Iran) fino a Betlemme in Palestina?
Non sappiamo in realtà quanti fossero e poco sappiamo circa la loro identità.
La tradizione cristiana antica, ma non nel Vangelo, riporta che i Magi fossero solo tre probabilmente perché tre sono i loro doni riportati nella Sacra Scrittura (oro, incenso e mirra) e tre i continenti allora conosciuti (Europa, Asia e Africa), dunque rappresentavano per i primi cristiani, l’universalità della salvezza operata da Cristo, salvatore del mondo.
La prima raffigurazione dei Magi si trova dipinta su una parete all’interno delle Catacombe di Priscilla a Roma, risalente al II-III secolo dove ci sono tre personaggi disegnati con colori differenti nel gesto di offrire doni ad una donna con un bambino tra le braccia ed una stella appena visibile sullo sfondo.
Sappiamo che non erano Re e nemmeno dei maghi dediti a magie e sortilegi come alcuni potrebbero pensare.
Erano dei sapienti, certamente esperti osservatori del cielo, deimovimenti nel firmamento della Luna e dei pianeti, quelli che erano in grado di poter osservare ad occhio nudo, cercando in essi previsioni di importanti avvenimenti futuri e risposte a quesiti esistenziali, delle verità che avrebbero potuto fornire loro una nuova luce nel cammino della vita.
Con molta probabilità, erano parte di una casta sacerdotale di una delle tribù dei Medi, un antico popolo iranico, sacerdoti della religione Mazdea il cui culto era rivolto ad un dio unico chiamato Ahura Mazda.
Uno dei massimi profeti e riformatori di questa antica religione si chiamava Zarathustra o più semplicemente Zoroastro vissuto nel VI secolo a.C.
Un’antica profezia di Zoroastro annunciava che nel popolo di Israele sarebbe nato da una vergine un Re, un Messia destinato a salvare il mondo sacrificando la sua stessa vita riportando pace, giustizia ed equità e questo importante fatto sarebbe avvenuto al verificarsi di un particolare evento astronomico.
Ma cosa realmente poterono osservare nel cielo? Quale evento straordinario videro nel firmamento tanto interpretare l’antica profezia e decidere di intraprendere un viaggio di oltre 1000 chilometri attraverso l’arido deserto della Giudea?
No, non videro una cometa poiché non risulta alcun documento storico in nessuna cultura che ne attesta l’evento altrimenti menzionato.
La tradizione della cometa nasce nel 1305 da un celebre dipinto di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, nel quale egli riporta non una stella, come citato nel Vangelo di Matteo con laparola “aster” (astro), bensì una cometa con una grande chioma ed una lunga coda.
Il celebre pittore fiorentino volle riportare nel suo dipinto, uno spettacolo celeste a cui aveva assistito con meraviglia alcuni anni prima: la comparsa nel cielo di una vera e propria luminosa cometa, che oggi, da precisi calcoli, sappiamo essere stata la famosa e periodica Cometa di Halley.
In realtà i Magi assistettero ad un evento per nulla spettacolare in quanto nessuno dei saggi alla corte di Erode, come sappiamo, si era accorto di qualcosa di nuovo ed evidente nel cielo.
Da calcoli astronomici, oggi sappiamo che nel 6 a.C. (anno in cui è nato realmente Gesù), nella costellazione dei Pesci, avvenne una congiunzione molto ravvicinata dei pianeti Giove e Saturno a partire da Maggio durata fino ad Ottobre e la presenza nel cielo anche del pianeta Marte e questo certamente non sfuggì ai Magi e a coloro che conoscevano e scrutavano costantemente il cielo.
Secondo la loro tradizione e conoscenza di racconti della più antica mitologia greca, il pianeta Giove rappresentava la regalità e divinità, Saturno la giustizia e il pianeta Marte con il suo colore rosso, la guerra e il sacrificio con versamento di sangue.
Ed ecco l’evento che i Magi attendevano…l’antica profezia zoroastriana stava per realizzarsi e qualcosa di straordinario stava per accadere nel mondo.
Un grande Re stava per nascere nel popolo di Israele, popolo rappresentato proprio dalla costellazione dei Pesci, segno che richiama il Mar Rosso che, come sappiamo, fu attraversato dal popolo di Dio liberato in tal modo dalla schiavitù subita per 400anni in Egitto.
Questo grande Re con il suo sacrificio, avrebbe ristabilito la giustizia, l’equità e la pace nel mondo e sarebbe stato ricordato per sempre.
E così presumibilmente intorno al mese di Settembre/Ottobre, si misero in marcia con a seguito una carovana, sfidando pericoli e imprevisti sempre in agguato in ogni lungo viaggio.
Finalmente dopo circa 3 mesi giunsero a Gerusalemme, sostando da Erode per avere maggiori ragguagli circa il luogo esatto dove sarebbe nato il Re dei Giudei.
Sappiamo dal racconto evangelico, che i capi dei sacerdoti e gli scribi alla corte di Erode, conoscitori delle Sacre Scritture, seppero ben indicare il luogo: “Gli risposero: a Betlemme di Giudea perché così è scritto per mezzo del profeta…”(Mt 2,5)
Prima che ripartissero però, Erode li invita a tornare presto da lui con precisi dettagli del luogo dove si trovava il Bambino con intenzioni di ucciderlo.
Trascuro ulteriori dettagli sull’atteggiamento di Erode e dei suoi arguti suggeritori per soffermarmi su un ultimo aspetto di carattere astronomico tratto sempre dal Vangelo di Matteo.
“Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino” (Mt 2, 9)
In questo breve versetto direi molto “dinamico”, sono specificati alcuni movimenti: quello dei Magi che si rimettono in viaggio e quello della stella che prima li precedeva e poi si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino.
Ma come interpretare astronomicamente questo doppio movimento della stella che prima “li precedeva” e poi “si fermò”?
Tutti i pianeti compresi la Luna e il Sole, si spostano lentamente nel cielo percorrendo un’unica traiettoria tra le costellazioni dello zodiaco chiamata eclittica.
Questa “strada planetaria”, durante le notti estive, si estende bassa sopra l’orizzonte sud mentre, al contrario, durante le notti invernali, attraversa la volta celeste da Est a Ovest passando nel punto più alto del cielo chiamato “zenit” in un arco di tempo che va dalle ore 22.00 alle ore 2,00.
La stretta congiunzione planetaria tra Giove e Saturno, nelle prime ore della serata, probabile fascia oraria della ripartenza dei Magida Gerusalemme verso Betlemme, non poteva dunque essere molto alta nel firmamento ma doveva trovarsi nel cielo ancora un po’ bassa, proprio in direzione della strada che portava a Betlemmecosì da sembrare che li precedesse lungo il cammino.
Ma dopo alcune ore di viaggio, in tarda serata, a causa della rotazione terrestre, i due pianeti molto vicini tra loro quasi a formare un unico astro luminoso, dovevano trovarsi prossimi allo “zenit”.
Ma cosa succede quando un astro si trova proprio sopra le nostre teste?
Succede che osservandolo con il naso all’insù, non si hanno più punti di riferimento terrestri e così l’astro pare restare fermo lì per ore nonostante il trascorrere del tempo.
Ed ecco perché l’evangelista Matteo dice che “la stella giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino”.
Questo dettaglio astronomico suggerisce e conferma, tra altre scoperte archeologiche, approfonditi studi biblici e documenti storici, che Gesù è nato proprio a ridosso del solstizio di inverno, con molta probabilità proprio tra il 24 e 25 Dicembre.
Per concludere vorrei sottolineare l’atteggiamento dei Magi dopo aver incontrato e adorato il Bambino.
Dice il Vangelo che “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”. (Mt 2,12)
Chi incontra veramente Gesù, chi fa esperienza del suo amore misericordioso, chi accoglie il suo perdono, non può far altro che cambiare la strada del proprio cammino, convertire il proprio percorso per tornare al termine del viaggio della vita, tra le braccia del Padre nella Gerusalemme Celeste.
Dio si lascia sempre trovare da chi lo cerca con cuore sincero perché Lui, Gesù è l’unico Salvatore di tutti gli uomini di tutti i tempi.
E allora anche noi sull’esempio dei Magi, seguendo la luce della stella “il Vangelo”, possiamo incontrare Gesù e accoglierlo nella nostra vita, incamminandoci su una nuova Via, nella Verità per una Vita nuova.















































