A breve il calendario civile ci chiamerà a raccolta per l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Si tratta di un passaggio importante per fare il punto su quanto è rimasto del patrimonio storico, culturale e spirituale della Resistenza ma anche per capire dove sta andando la nostra società democratica.
Oggi, più che mai, ci pare di estrema importanza rivitalizzare una memoria pubblica non solo e non tanto illanguidita dalla lunga distanza temporale, quanto deturpata da un’offensiva revisionistica tesa a riabilitare il fascismo, a denigrare la Resistenza, a scaricare per intero sui tedeschi la colpa delle infamie perpetrate nei mesi della Repubblica di Salò.
In tal senso, nell’ultimo anno, per le attività associative,la nostra scelta è stata quella di puntare su pagine della Resistenza ancora poco esplorate, marginalizzate, se non addirittura cadute nell’oblio della storia italiana. È il caso degli IMI (Internati Militari Italiani), sul cui tema la nostra sezione ha promosso un incontro con il massimo esperto in Italia: Mario Avagliano. Ma soprattutto la nostra sezione, attraverso il gruppo ANPI Scuola, si è concentrata in un’azione di rivalutazione del ruolo delle donne nella Resistenza, aspetto per decenni poco considerato dalla storiografia e soffocato da una cultura ancora per molti aspetti maschilista. Iniziative sono state portate avanti nelle scuole di tutti i gradi e con altreassociazioni attraverso la voce delle Madri costituenti, fino al riuscitissimo spettacolo “Dateci i pantaloni!” che ha registrato un sold out.
Nella memoria dei martiri della libertà, anche coratini, il nostro lavoro dev’essere orientato a promuovere le libertà democratiche e una cultura della pace e della giustizia sociale. Se alcuni diritti fondamentali presenti nella nostra Costituzione ancora oggi fanno fatica ad affermarsi come quelli relativi alla salute, al lavoro e allo studio, significa che si è fatto poco per applicare i principi democratici.
Non possiamo nascondere, a tal proposito, una certa apprensione per il quadro internazionale sempre più complicato. Viviamo in un tempo in cui il vento dei nazionalismi sta soffiando forte, alimentando logiche di dominio e chiusure economiche e culturali; sembra poi che la strada della guerra sia l’unica opzione possibile per risolvere i conflitti internazionali, mentre la cultura militarista sta dilagando nelle scuole e attecchendo nel nostro modo di pensare, producendo degli effetti tossici. La guerra viene oggi considerata come qualcosa di ineluttabile e necessario, addirittura giusta.
È importante pertanto dare la propria testimonianza, partendo dalla presenza al tradizionale corteo del 25 aprile.