Il PD a Corato e in altre parti d’Italia è nato attraverso un progressivo processo di fusione mal riuscita di molte componenti del Centrosinistra: Democratici di Sinistra, Socialisti, Popolari, Democratici, seguaci di Dini, discepoli di Mastella e altri ancora. Il partito – nato con vocazione maggioritaria e battezzato dal veltroniano “ma anche” – a Corato si è caratterizzato in oltre quindici anni di storia più per i suoi insuccessi che per la sua effettività capacità quale forza di governo o di opposizione.
Il PD, anche grazie ad alcune sue fantasiose iniziative quali ad esempio quella delle primarie con un unico candidato, è stato travolto dapprima da Gino Perrone nel 2008 quando il Centrodestra raggiunse vette di consenso quasi plebiscitarie e poi aggiogato al carro dei vari movimenti che dopo l’era Perrone si sono susseguiti, prima con Renato Bucci, poi con Vito Bovino e da ultimo con Corrado De Benedittis. I rari tentativi elettorali di rompere l’assedio si sono sempre conclusi con dei pesanti insuccessi, obbligando poi di volta in volta il segretario pro tempore a seguire la corrente, prestando ascolto ai leader dei movimenti civici e adattandosi al ruolo in veste di “asino in mezzo ai suoni”, consapevole cioè di essere fuori posto ma incapace di decidere quale via intraprendere.
Dal 2007, anno della fondazione, fino al 2019 il PD Corato ha espresso una classe dirigente composta da persone attempate, con segretari aventi un’età media di molto superiore ai cinquanta anni e con una tradizione politica che affondava le radici nella Prima Repubblica e nei suoi maggiori partiti, la DC e il PCI. È così che di insuccesso in insuccesso, di sconfitta in sconfitta, di débâcle in débâcle, il PD Corato nel 2019 ha raggiunto il suo minimo storico ottenendo 1.034 voti alle Amministrative (3,8%) e facendo dire a più d’uno: “E’ finita!”.
In quell’occasione – dopo la sconfitta del 2019 – i “senatori” si sono fatti da parte, credendo che il giocattolo si fosse definitivamente rotto, e adattandosi semmai a ritornare “alla casa dal padre”, magari anche tra le braccia fraterne dell’antico amico Gino Perrone, candidato Sindaco nel 2020. Si sono fatti avanti allora alcuni giovani che, rimasti con le bandiere in mano e riuniti da Attilio De Girolamo, hanno cercato di tenere viva la fiammella del PD a Corato insieme a pochi della vecchia guardia. Il Partito, molto ridimensionato nei suoi quadri e nelle sue aspettative, ha trovato nel candidato De Benedittis la spalla forte su cui poggiare, ricevendone in cambio supporto organizzativo e aiuto nella composizione della lista dei candidati.
All’indomani del successo elettorale nelle amministrative del 2020 (il PD raggiunge quota 2256 voti, il 7,8%), il buon Corrado passa paternamente all’incasso e “impone” – non riusciamo a trovare termine più adeguato – i nomi degli Assessori in quota al PD (Felice Addario e Concetta Bucci), scegliendoli tra coloro a lui più vicini e fedeli e difendendoli in seguito a spada tratta. Attilio Di Girolamo, Nadia D’Introno e altri della segreteria cominciano ad annusare l’inghippo, tanto più che era già partita a latere e dall’interno del PD un’azione di disconoscimento di Attilio De Girolamo, ribattezzato “pseudo segretario” o “re travicello” prima dai suoi compagni di Partito e poi da alcuni esponenti di Centrodestra.
A questo punto viene fuori la natura doppia di molti valenti uomini, il carattere mellifluo di tanti che apparentemente fraternizzano e poi in ogni caso tengono pronto il pugnale da usare all’evenienza, la furbizia contadina di chi alla fiera passa e ripassa davanti alla giovenca cui è interessato per tenerla d’occhio senza farsi scorgere, aspettando che il prezzo si abbassi per comprarla con poco se nessun altro acquirente si fa vivo. Il PD Corato, infatti, in quanto Partito di maggioranza torna ad essere un oggetto interessante, rappresentando per alcuni un modo per tenere il mestolo in mano e sistemare un po’ i casi propri.
I “preti spogliati”, intendendo coloro che non riescono a tenere fede ai voti espressi ma che si adattano alle circostanze, decidono la loro strategia e fanno perno su Aldo Addario, il Consigliere che si doveva dimettere “ma non subito”, che inconsapevolmente o consapevolmente offre sponda al loro gioco. L’occasione propizia è il Congresso cittadino del 2023 e lo svolgimento del tema è quello classico dei congressi della Prima Repubblica, tutto basato sui “giochi di tessere”: i giovani che non hanno mai preso parte alle competizioni di allora vengono colti di sorpresa e, fidando in una affermazione pressoché certa, si trovano sbalzati di sella per pochissimi voti. Attilio, Nadia, i Giovani Democratici comprendono allora tante cose, ridimensionando di molto la figura del Sindaco che da buon pastore sembra essersi trasformato in beccaio.
Nadia D’Introno, la Consigliera del PD che ancora resiste in Consiglio Comunale, diventa allora la “monella” o “la pecorella smarrita” da ricondurre all’ovile, mentre i Giovani Democratici vengono ridotti al rango di ciucci e presuntuosi da chi balbetta politica da tempo immemore. In ogni caso siamo ancora alle prime battute di quella che si annuncia una saga parecchio lunga e che sicuramente andrà avanti con tentativi sempre più massicci di screditare personalmente e professionalmente chi si è messo di traverso: sono armi vecchie e spuntate ma che con alcuni e per alcuni funzionano ancora.
Corrado dall’alto della sua corte celeste guarda benignamente queste vicende certo che i “preti spogliati” avranno la meglio, riuscendo così a mettere alle strette i dissidenti in quel gioco di nervi e di astuzia nel quale sono maestri. I “preti spogliati”, infatti, son soliti fare così: si avvicinano quatti quatti simulando empatia e al primo passo falso sono pronti a dare la spinta per mandare l’interlocutore gambe all’aria.
Ragazzi, state in campana.