I grandi romanzi della nostra tradizione letteraria sono impreziositi da numerose digressioni ovvero da innesti nel corpo della trama principale che, sia pur incentrati su aspetti secondari, dicono in realtà molto sull’autore, sui suoi gusti, sul suo punto di vista. Gli amori di Ninì Rubiera ne “Il mastro don Gesualdo”, la biblioteca di don Ferrante ne “I promessi sposi”, il monologo di Padre Pirrone ne “Il gattopardo”… sono solitamente saltati a piè pari nelle letture scolastiche tutte incentrate sull’unità del racconto e con l’obiettivo di arrivare presto e bene a condensare “il fatterello”, ma in realtà sono spesso proprio le digressioni a confermare l’importanza del romanzo e il suo essere rappresentativo del carattere di un popolo, elevando così il racconto a vera letteratura.
Nel monologo di Padre Pirrone, ad esempio, abbiamo una sintesi puntuale di cosa sia l’essenza della aristocrazia, una condizione separata da quella delle persone comuni in cui valgono regole differenti e alla quale si giunge per assuefazione al possesso delle ricchezze. Gli aristocratici sviluppano schemi di comportamento loro propri e possono andare in una collera quale mai l’uguale per l’assegnazione di un posto a tavola in un pranzo ufficiale non consono al loro rango o per una piccola macchia sul panciotto.
Seguendo Padre Pirrone, potremmo dire che anche coloro che si occupano di politica sviluppano nel tempo una sensibilità peculiare, un proprio linguaggio e un apparato simbolico e rituale che è noto agli iniziati e che per essi assume una valenza specifica. Anche nell’agire politico, infatti, valgono regole non scritte e la deviazione rispetto alla norma e al risultato atteso è indizio di una volontà precisa che intende comunicare qualcosa.
Consideriamo l’evento promosso dai Giovani Democratici e da Open e organizzato presso la sede messa a disposizione da un’impresa con sede nel nostro Comune. Cominciamo con l’osservare che l’evento – programmato per il prossimo 7 marzo – non è patrocinato dal Comune di Corato, inserendosi così nella lunga querelle – fatta di botta e risposta – tra Assessorato alle Politiche Giovanili, i giovani e le loro associazioni. Fin qui potremmo dire “nulla di nuovo”, ma è in realtà la scelta dei relatori a dire molto.
La presenza dell’Assessore Regionale alle Politiche Giovanili, Alessandro Delli Noci, infatti, non trova corrispondenza con il suo omologo presso il Comune di Corato, l’avvocato Luisa Addario, né con alcun altro esponente della Giunta Comunale. L’Assessore Regionale in pratica viene a suonare in casa di suonatori e non si preoccupa che al tavolo siano assenti i rappresentanti del Comune in cui è ospitato. Possiamo sicuramente osservare che in altre epoche un simile sgarbo istituzionale non sarebbe stato neanche pensato, sgarbo che vuol far risaltare quale sarebbe l’esatta misura in cui viene tenuta la nostra Amministrazione negli ambienti baresi. C’è di più. Dobbiamo suppore che l’anello di congiunzione fra i giovani locali e l’Assessore Regionale sia stato proprio il preclaro Ezio Falco, segretario regionale FLC CGIL Puglia e presente in qualità di relatore all’evento, che non disdegnerebbe quindi di affondare il coltello nel corpo inerte della nostra Giunta. Tu quoque.
L’uno – due, Regione e CGIL, è già duro da assorbire per una Amministrazione di Sinistra quale la nostra è, Amministrazione che si vede tagliata fuori e snobbata dal suo retroterra politico e culturale, ma è nella scelta degli altri relatori che si raggiunge lo zenit. Cominciamo con il dire che del manifesto dell’evento circolano due versioni: una che vede tra i moderatori il valido Attilio Di Girolamo, medico del Policlinico di Bari, e una senza il Di Girolamo. Gli organizzatori avranno pensato di essersi spinti un po’ oltre nell’invitare il già segretario del PD molto critico nei confronti dell’Amministrazione De Benedittis o sarà stato lo stesso Di Girolamo a ripensarci? Non è dato saperlo. Tra i relatori poi la brillante Nadia Gloria D’Introno viene individuata come “Avvocato giuslavorista – Consigliere Comunale di Corato”, il fatto che la stessa D’Introno sia Capogruppo del PD in seno al Consiglio Comunale è apparso un elemento ridondante e da omettere nel manifesto. Tutti noi sappiamo che la D’Introno è la voce critica del PD e la sua presenza in un evento non solo non patrocinato ma diremmo quasi “scomunicato” rafforza l’impressione che si stia lanciando da parte di qualcuno un guanto di sfida all’Amministrazione Comunale.
Insomma se andiamo con la memoria al film “L’oro di Napoli” e all’episodio interpretato da Edoardo De Filippo, potremmo dire che questo manifesto sembra essere un vero e proprio “pernacchio” fatto all’Amministrazione in cui testa e petto – cervello e passione – si sono fusi per significare: “Tu sei la schifezza, della schifezza, della schifezza, della schifezza dell’Amministrazione”.
Questo è quello che interpretiamo noi osservando un elaborato così concepito, ma abbiamo forse una fantasia troppo fertile: vedremo quel che effettivamente accadrà e come l’Amministrazione cercherà di attenuare o parare il colpo. Potrebbe anche essere – ma anche queste sono fantasie – che il trend degli eventi che si fregino del “NON patrocinio del Comune di Corato” poi vada aumentando e diventi una vera e propria moda a sottolineare la volontà di non mischiare “cime e foglie”. Avete visto mai?
Complimenti!