Nel Consiglio Comunale del 10 ottobre 2022 un Sindaco De Benedittis, concitato e a tratti rantolante, ha pronunciato un discorso fatidico, un’orazione che al pari del “discorso dei manipoli” di Mussolini o del “discorso delle lacrime e del sangue” di Churchill entrerà nella storiografia politica: il “discorso del 5 + 5”.
Secondo il nostro Sindaco, infatti, il suo felice periodo di governo cittadino non durerà solo cinque anni, fidando sulla compattezza granitica della sua Amministrazione, ma addirittura dieci, divinando con certezza il nuovo favore elettorale che il popolo tutto vorrà concedergli. Evidentemente il Sindaco ha certezze che noi non abbiamo e che la nostra percezione della realtà non alimenta.
Il fatidico discorso e la proiezione funambolica del Sindaco sono stati originati da un intervento garbato del Consigliere Ignazio Salerno (Direzione Corato) a testimonianza del fatto che basti pochissimo per far esplodere una pentola in ebollizione trattenuta a stento da un coperchio malfermo. Perché l’opposizione indugia nel levare più forte la sua voce? Come mai l’ex Sindaco e l’ex Senatore Perrone in due anni da che si è insediata l’Amministrazione De Benedittis non ha inteso o non ha potuto prendere parte al Consiglio Comunale? Di certo egli non è tenuto dare conto a noi, però se Gino Perrone ha accettato la candidatura nel 2020 ora dovrebbe anche accettare il ruolo che il voto popolare gli ha assegnato o – se impossibilitato a partecipare anche per il futuro – dovrebbe essere conseguente, rassegnando le dimissioni. Insomma, l’opposizione deve prendere corpo e agire in modo compatto e organico come è nelle sue corde fare.
Nel merito De Benedittis nel suo accorato intervento ha parlato dell’antica questione delle strade private ad uso pubblico, strade che rappresentano una fattispecie assai diffusa a Corato e in molte altre Città sin da quando noi stessi e i nostri pochi lettori portavamo i pantaloni alla zuava o eravamo in mente Dei. Sulla questione il Sindaco ha sfoderato la sua migliore retorica dando ancora una volta chiara percezione della sua visione del mondo: da una parte gli oppressori, i capitalisti, gli sfruttatori e dall’altra gli oppressi, i poveri, gli sfruttati. Non ci sono vie di mezzo nella visione di De Benedittis: le strade private ad uso pubblico sono il risultato di un’azione politica che ha consentito ad alcuni di avere mano libera, forse anche a fini speculativi, a danno dei comuni cittadini che hanno subito tutto questo e che ora si trovano un bubbone non da poco: chi deve manutenere queste strade su cui insistono abitazioni e strutture commerciali?
In realtà noi più e più volte abbiamo cercato di far intendere il latino al nostro Corrado, argomentando che difficilmente si possono applicare soluzioni semplici a problemi complessi soprattutto se non si ha chiara idea della complessità che in essi è insita e si continua invece a spaccare il mondo in due, i buoni e i cattivi. Nel caso di specie una visione matura dovrebbe prendere atto che la ricchezza della nostra comunità è stata prodotta consumando una risorsa, il territorio, e che a questo processo hanno partecipato in un modo o nell’altro tutti ma proprio tutti. Il garbuglio delle strade private ad uso pubblico è servito ad alcuni per costruire e fare lucro, al Comune per incassare gli oneri e ai cittadini per avere una grande disponibilità di abitazioni a prezzi più bassi rispetto a quelli praticati nei Comuni vicini (Andria, Barletta, Trani, Ruvo di Puglia). Per molti anni la nostra Città è cresciuta demograficamente anche in conseguenza di un mercato immobiliare attrattivo che ha spinto cittadini di altri Comuni a trasferirsi a Corato: più famiglie implicano più affari per il commercio di vicinato e più bambini e ragazzi richiedono – ad esempio – un maggior numero di docenti che possono così trovare lavoro nello stesso Comune in cui risiedono.
Quello delle strade private ad uso pubblico è comunque un garbuglio – come dicevamo – inserito in una logica distruttiva (il consumo del territorio) aggravata dalla cementificazione del suolo agricolo e come tutti i garbugli ha la vista corta: ha prodotto una ricchezza nel breve – medio termine ma nel lungo termine si rivolge contro coloro che hanno beneficato, assumendo la veste di problema insolubile. Tra l’altro, ora che la bolla si è sgonfiata i prezzi al metro quadrato per l’acquisto di una casa a Corato non sono più bassi che altrove e la nostra Città – non solo per questo motivo – è da qualche anno in recessione demografica ed è superata da quei Comuni che hanno avuto la vista più lunga.
Senza avere la pretesa di insegnare alcunché al Professore, è lecito anche per noi sperare di avere di tanto in tanto una piccola gioia per quel che andiamo dicendo: il Sindaco si vuol convincere che è ora di dismettere i panni del tribuno della plebe per assumere quelli del console? Il buon Menenio Agrippa tanti secoli fa ci parlò delle interrelazioni fra le parti che compongono una società (De Benedittis direbbe “fra le classi che compongono una società”) ed è comunque a quella visione organica della complessità che dobbiamo fare riferimento se vogliamo cavare il ragno dal buco. Si ricordi almeno che da una prosopopea fallace, utile forse per alimentare i contrasti, potranno solo casualmente giungere risposte corrette ai problemi della comunità e che, al contrario, qualsiasi rivoluzione si alimenta di un pensiero forte e non di slogan senza costrutto.