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Corrado e i consiglier* delegat*

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In Amministrazione abbiamo gli “eletti” (i Consiglieri Comunali), i “nominati” (gli Assessori) e coloro che con un termine spagnoleggiante potremmo definire i “creati”, ovvero persone che in virtù del rapporto diretto con l’autorità centrale (il Sindaco) hanno ricevuto un titolo di riconoscimento per la loro devozione e i loro meriti, questi ultimi sono i Consiglieri Delegati.

In sostanza il Consigliere Delegato mantiene il suo status di Consigliere Comunale assumendo però una veste consultativa e collaborativa con il Sindaco su specifiche tematiche senza – ovviamente – poter assumere atti a rilevanza esterna o adottare provvedimenti di competenza dei funzionari comunali. Si tratta quindi dell’incarico di “fido consigliere” ovvero di “stretto collaboratore” senza alcun potere autonomo o di livello superiore rispetto all’ordinario.
Corrado De Benedittis ha conferito più incarichi su tematiche quali la digitalizzazione, il Forum dei Giovani, l’hub vaccinale, il Terzo Settore e il volontariato, il cimitero comunale… a più Consiglieri Comunali, coinvolgendo gli stessi in un percorso che è sicuramente positivo e che può attivare nuove energie.
In ogni caso, avendo considerato il lavoro svolto in questi mesi e l’attivismo dei Consiglieri Delegati, ci permettiamo una prima osservazione: il Consigliere Delegato è e rimane un Consigliere Comunale ovvero è un soggetto politico. Cosa si intende dire? Il politico è colui che dà gli indirizzi, che presiede gli incontri e i dibattiti, che porge i saluti introduttivi o tira le conclusioni, ma che non assume nessuna veste tecnica rispetto al tema, limitandosi a rappresentare l’Istituzione e a descrivere gli impegni assunti con il programma elettorale. Nel caso in cui il Consigliere Delegato dovesse assumere anche una veste tecnica nell’attività o nell’incontro da lui stesso voluto, organizzato e presieduto ecco che si ripropone il classico schema “patrun e sott”, ovvero la commistione tra il ruolo politico e quello gestionale, tanto avversato da alcuni. Si tratta di sfumature, ma – visto quel che accade – permane l’impressione che il Consigliere Delegato possa assumere o abbia assunto il ruolo per mettere in primo piano le sue abilità professionali, volgendo il suo operato verso l’autopromozione piuttosto che verso l’interesse comune. Si tratta ripeto di impressioni – il discrimine è sottile – e del resto noi non siamo così bravi a spaccare il capello in quattro come fanno gli esponenti di Centrosinistra quando sono all’opposizione, siamo di bocca buona e purché si faccia qualcosa di utile nell’interesse comune taciamo e abbozziamo.
Ci rendiamo anche conto che per il Sindaco non deve essere facilissimo far stare alle mosse i Consiglieri Delegati animati dal sacro fuoco che già consumava la donna Prassede di manzoniana memoria, evidenziamo solo che per ogni donna Prassede c’è sempre un don Ferrante tutto preso dall’importanza della sua persona e del suo ruolo.
E’ questo il caso infatti di un Consigliere Delegato che ha interpretato il suo ruolo a peso e misura, informando la cittadinanza e i suoi colleghi su quante email abbia spedito e a chi, su quante volte e a che ora sia recato presso gli uffici comunali in sua balia, con quali dipendenti comunali abbia parlato e di cosa… valorizzando il suo operato più in veste di funzionario amministrativo che di amministratore. Il tema è stato posto dal Consigliere Vito Bovino nell’ultimo Consiglio Comunale alla cui osservazioni noi sommessamente ci permettiamo di aggiungere il nostro punto di vista.
Il ruolo di Consigliere Comunale non è un ruolo che abbia a che fare con la gestione dell’Ente e il Consigliere Comunale non può sostituirsi al dirigente di settore interloquendo direttamente con i dipendenti comunali su questioni organizzative, chiedendo conto di fatti e questioni quasi fosse il datore di lavoro. Ogni richiesta del Consigliere deve essere fatta pervenire nei modi stabiliti dalle leggi, dallo Statuto e dai regolamenti e il Consigliere Delegato non può ritenersi il plenipotenziario – o meglio – il “massaro” che si trattiene negli uffici per dare a ciascuno il suo, per vedere chi entra e chi esce e per quale affare o negozio. Il ruolo di amministratore è un altro e se vogliamo molto più complesso: gli organi politici devono intervenire sulle questioni discrezionali dando gli indirizzi generali, dovrebbero essere la guida degli uffici e coloro che riescono a sbrogliare la matassa stabilendo le priorità quando più fatti e situazioni si affastellano, non due braccia aggiunte per dar man forte quando serve. Se occorre una mano per aprire e chiudere i cancelli, per presidiare gli spazi e controllare gli accessi si ricorra al “nonno civico” ovvero si individuino dei pensionati volenterosi che si prestino per la causa, lasciando al Consigliere Delegato le proprie competenze.
Di più, questo modo di procedere è controproducente rispetto alla “rivoluzione gentile” tanto promessa e attesa: se il cambiamento passa per la presenza fisica e costante del Consigliere Delegato che deve fare il “mastino” o “il guardiano della rivoluzione” faremo un buco nell’acqua, alimentando il partito contrario che, non appena vedrà allentata la presa, farà esattamente l’opposto peggiorando semmai la situazione precedente. Il cambiamento passa attraverso il coinvolgimento e il potenziamento della struttura organizzativa, valorizzando dirigenti e funzionari comunali che nello stesso Ente possono operare per decenni: l’amministratore pubblico deve lavorare in questa direzione e non alimentare ancora l’idea che i metodi padronali e paternalistici siano indispensabili per risolvere i tanti piccoli problemi, finendo per essere proprio l’imitazione mal riuscita del flagello evocato in campagna elettorale.
Comprendo che quanto esposto sin qui rappresenti in fondo delle sfumature, son quelle cose che un tempo si apprendevano e di cui si discuteva nelle sedi dei partiti ora disciolti o in disuso: adesso trionfa il civismo che in fondo non deve dare conto a nessuno, fa quel che gli sembra meglio, dice tutto e il suo contrario ed ha sempre ragione in assenza del contraddittorio. Rassegniamoci per ora e speriamo che passi presto.

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