Domenica 8 maggio ritorna “in presenza” la manifestazione nazionale dell’Archeoclub d’Italia “Chiese Aperte”, giunta alla sua ventottesima edizione, dedicata alla conoscenza dell’immenso e capillarmente diffuso patrimonio ecclesiale del nostro territorio nazionale: “conoscenza” che senza sosta la nostra Associazione promuove da oltre cinquant’anni, con la consapevolezza che solamente attraverso essa si potrà promuovere la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del nostro patrimonio culturale.
Pertanto, il prossimo 8 maggio, la Sede Locale “Padre Emilio D’Angelo, con la collaborazione dei propri Soci e il coinvolgimento dell’Associazione “Luisa Piccarreta – Piccoli Figli della Divina Volontà” e la Confraternita Maria SS. del Carmine, aprirà la Chiesa Maria SS del Carmine e la Chiesa Santa Maria Greca alla conoscenza e alla fruizione pubblica.
Quest’anno, oltre altre al valore storico-artistico ed architettonico degli edifici sacri, particolare attenzione sarà posta al patrimonio musicale-organico, ove sarà possibile ascoltare gli antichi organi a canne presenti nelle due chiese.
La manifestazione sarà, altresì, arricchita dal contributo culturale dell’Associazione “Luisa Piccarreta – Piccoli Figli della Divina Volontà” che da 30 anni si adopera per la promozione e la diffusione della vita e della spiritualità della Serva di Dio Luisa Piccarreta e per la sua Causa di Beatificazione.
Le Chiese saranno aperte ai visitatori nei seguenti orari:
Chiesa Santa Maria del Carmine dalle 11:00 alle 12:30 e dalle 19:00 alle 20:00;
Chiesa Santa Maria Greca dalle 17:00 alle 19:00 e dalle 20:00 alle 21:00.
Brevi info:
La Chiesa del Carmine
Il culto e la Confraternita
Il culto della Madonna del Carmine a Corato è legato alla Confraternita Maria SS.ma del Monte Carmelo, risalente, probabilmente, al XVII secolo.
Questo è oggi uno dei sodalizi più numerosi della città di Corato.
A detta Confraternita, che unisce al culto verso la Madonna anche quello per i Santi Medici Cosma e Damiano, è riconosciuto il diritto, attribuitole nel 1812 da parte del Capitolo coratino, di trasportare a spalla – alternandosi con la Confraternita di S. Giuseppe – il busto argenteo di San Cataldo. Infatti la congrega contribuì economicamente, assieme ai fedeli più possidenti, per la realizzazione della preziosa statua.
La Confraternita del Carmine partecipa anche alla processione del Corpus Domini e a quella dei Misteri il Venerdì Santo portando la statua della Veronica
L’abito consiste in un camice bianco con cingolo e scapolare marrone, mantella di colore giallo/beige con ricamo dorato e medaglione con effige della Madonna del Carmelo.
La Chiesa
Su via Carmine prospetta la facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine, che ospita la l’omonima confraternita in alcuni locali situati al pianoterra dalle suggestive volte settecentesche. È quanto resta dell’antico convento, completamente modificato ed adibito ad abitazioni nel corso del tempo.
Nel paramento murario, a bugnato rustico, si apre un semplice portale architravato, mentre la parte alta della facciata, terminata in tempi più recenti, ha un coronamento a timpano.
L’edificio, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo, ha subito rifacimenti negli anni Trenta del Novecento, come conferma la data del 1936 rilevabile sul portale secondario che si affaccia su via Filangieri.
L’interno, di non grandi dimensioni, ha conservato l’aspetto originario, anche se la coloritura degli intonaci è di fine ‘900.
La chiesa, a navata unica, coperta a botte unghiata, è movimentata dalla presenza di tre cappelle per lato, sotto arconi poco profondi e termina con un’ampia abside all’interno della quale si aprono due simmetrici portali.
L’unità visiva dello spazio architettonico è rafforzata dalla presenza di paraste e di un marcato cornicione soprastante che segnano tutto l’invaso della navata e dell’abside. Semplice ma raffinata è la decorazione a stucco, che comprende i capitelli d’acanto delle paraste, le cornici degli arconi trasversi della volta e dell’arcone trionfale ed i lacunari con rosoni del catino absidale.
Nelle cappelle centrali di entrambi i lati sussistono altari settecenteschi in muratura e stucco, con ancone inquadrate da semicolonne e coperte da rimpani triangolari.
L’ancona di destra accoglie una statua lignea raffigurante l’Immacolata Concezione.
Sotto il terzo arcone si apre una nicchia con grata di legno.
Ai lati del presbiterio sono stati realizzati nel 1932 due dipinti murali ad opera del pittore coratino Luigi Leone: La Samaritana e L’Italia Missionaria.
La terza cappella del fianco sinistro è dedicata ai Santi Medici e le statue, in cartapesta leccese, raffiguranti San Cosma e San Damiano, furono commissionate nel 1920.
L’altare centrale, restaurato nel 1946, conserva nella nicchia la statua del Sacro Cuore, mentre l’ultima cappella ospita l’immagine di Santa Teresa del Bambin Gesù, scultura in cartapesta realizzata nel XX secolo.
Nell’ancona del presbiterio è conservata una bella statua settecentesca raffigurante la Madonna del Carmine.
(A cura di Marina Labartino)
L’organo settecentesco
Dell’arredo settecentesco sono ancora apprezzabili, sotto le tarde ridipinture, la cantoria ed un prezioso organo in legno traforato e dorato realizzato nel 1760 dall’organaro barese Pietro De Simone.
Esso è collocato sulla cantoria posta sulla controfacciata e sovrastante l’ingresso dell’edificio. L’organo è completamente racchiuso in una cassa lignea di risonanza finemente decorata.
Pregevoli decorazioni, realizzate in legno intagliato e dorato, arricchiscono la zona superiore delle campate, seguendo l’andamento decrescente verso i lati dei vari gruppi di canne.
La Parrocchia Santa Maria Greca
La Parrocchia Santa Maria Greca, istituita il 23 maggio 1926, è situata nel centro storico di Corato. La chiesa è nata in seguito al ritrovamento prodigioso dell’icona della Madonna Greca il 18 luglio 1656. A tale evento si attribuì la liberazione di Corato dal morbo della peste. L’immagine della Protettrice della città è custodita ancora oggi nel Santuario sottostante. Nella chiesa è sepolta la Serva di Dio Luisa Piccarreta (1865 -1947), piccola figlia della Divina Volontà.
Il primo luogo di culto, legato al ritrovamento dell’icona sacra nel 1656, fu ricavato in una grotta ipogea a ridosso del tracciato murario della città seicentesca. La cripta fu ampliata nelle dimensioni attuali nel 1680.
Nel 1664, per soddisfare al meglio le esigenze di culto e il gran numero di fedeli, fu eretta la prima chiesa superiore le cui dimensioni poco si discostavano da quelle della Cripta. Nel corso degli anni la chiesa superiore è stata protagonista di diversi ampliamenti e modifiche.
Tra il 1678 – 1680 la primitiva chiesa superiore fu demolita per lasciare spazio ad una struttura più ampia, che prevedeva una grande cupola, coro, sacrestia e due scale per accedere alla cripta anch’essa ampliata.
L’arcivescovo di Trani, Mons. Giuseppe Antonio Davanzati, nel 1726, dedicò e consacrò la chiesa superiore come si vede nella lapide accanto alla porta della sacrestia. Nel 1731 ci fu un continuo susseguirsi di terremoti. La città di Corato ne rimase molto danneggiata nelle abitazioni, ma soprattutto nelle chiese. La chiesa di Santa Maria Greca fu chiusa al culto. Nel 1764 si intervenne nella Cripta eliminando gli elementi in legno che lo ornavano, sostituendoli con decorazioni in stucco e travertino. Nella stessa occasione fu lavorata la mensa e i medaglioni dell’altare e fu rifatta la pavimentazione in maioliche dipinte di cui oggi abbiamo solo qualche traccia. Nell’agosto 1873 fu approvato il progetto per la costruzione di una nuova chiesa, con cripta, di dimensioni maggiori, che prevedeva l’inversione dell’ingresso in seguito alla realizzazione dello “Stradone”.
La ricostruzione tra il 1873 e il 1891 rimase incompiuta. Furono ricostruiti, a partire dalle fondazioni, il fronte prospiciente Vico Santa Maria Greca e la facciata principale su Corso Garibaldi. Di questa, però, rimase incompleto il grande timpano. Si realizzò metà del lato che sporge verso il cortile, mentre su Via Santa Maria Greca la ricostruzione si limitò all’angolo. Nel 1902 la cripta fu ampliata. Il 13 aprile 1956 Papa Pio XII proclamò la Madonna Greca principale Protettrice di Corato e a luglio dello stesso anno, in occasione del terzo centenario dell’apparizione, l’Arcivescovo Fra Reginaldo Giuseppe Maria Addazi elevò a Santuario Mariano Diocesano la chiesa parrocchiale di Santa Maria Greca (Fonte : Arch. Rosalia Loiodice).
L’organo della Chiesa di Santa Maria Greca
E’ collocato sulla cantoria posta in controfacciata, ed è stato realizzato nel XIX secolo riutilizzando alcuni elementi recuperati da un organo settecentesco. La zona superiore o alzata della cassa presenta quattro paraste che la dividono in tre scomparti in cui sono collocate le canne di facciata: nelle campate laterali ritroviamo sette canne, invece in quella centrale cinque; internamente l’organo conta di 486 canne. La tastiera posta al centro del basamento è formata di 54 tasti placcati di osso ed è sormontata dai registri a pomello disposti su di un’unica riga e forniti di cartellino indicante la funzione di ciascuno. Sotto l’elegante cimasa in legno dorato, che corona lo strumento, è dipinta la seguente scritta: ORGANUM HOC SUMPTIBUS ECCLESIAE SANCTAE MARIAE – GRECAE CONSTRUCTUM A.D. 1861.
L’organo, però, così come è strutturato attualmente non risale al 1861. Dopo alcuni decenni di vita e precisamente tra il 1885 e il 1890 fu sottoposto ad una radicale ristrutturazione realizzata dalla Fabbrica d’Organi “Luigi Mentasti” operante a Bari (come risulta dall’etichetta ovale posta sopra la tastiera). La Fabbrica Mentasti rinnovò l’organo della chiesa coratina realizzando il somiere maestro, il somiere di masseria, la manticeria, la tastiera, la pedaliera, la trasmissione sia dei testi che dei registri, gli accessori Tiratutti Ripieno e Tremolo. Venne conservato il nucleo settecentesco delle canne, disponendolo sul nuovo somiere con qualche variante e aggiungendo nuovi registri, e fu riutilizzata la cassa d’organo del 1861. Le canne e altri elementi settecenteschi, adoperati già nello strumento musicale costruito nel 1861, provengono da un precedente organo realizzato nel 1721 insieme all’”orchestra” lignea ancora esistente (Fonti: Ettore Torelli e Maria Teresa Malcangi).