Il fatto in sé è semplice e chiaro. Il Consigliere (Aldo Addario) e l’Assessore (Felice Addario) – entrambi espressione del PD – sono padre e figlio, situazione inedita nella politica locale e sicuramente inconsueta a livello nazionale. La questione non presenta gli aspetti della incompatibilità dal punto di vista giuridico, ma sicuramente pone in imbarazzo il PD la cui Segreteria ad oggi non ha chiaro se gli Addario siano un’enclave del PD all’interno del “cerchio magico” del Sindaco oppure l’esatto contrario, ovvero un’enclave del Sindaco all’interno del PD. Potremmo parlare quindi di una complessa convivenza politica, accentuata dal fatto che in Giunta permane ancora un Assessore un tempo in quota al PD (Bucci), ma ora non più riconosciuto dal Partito.
In ogni caso, la questione del rapporto padre – figlio era stata già posta in fase di nomina della Giunta e Aldo Addario (il Consigliere padre) si era impegnato a dimettersi anche se non in maniera immediata, così come in più occasioni hanno riferito gli organi di stampa senza ricevere alcuna smentita. Sembra non stia andando affatto così, tant’è che Aldo Addario (il Consigliere padre) pochi giorni fa – a diciotto mesi dall’insediamento – ha accettato l’incarico di Vicepresidente della Commissione Consiliare Cultura e Istruzione, rendendo così a tutti evidente la sua scarsa propensione alle dimissioni.
Perché sta accadendo tutto questo? I “professori” del Centrosinistra sono entrati in fibrillazione: sono state consultate megere espertissime e si sono andati a riprendere i trattati di astrologia e cabala che giacevano impolverati in qualche scantinato del Comune dai tempi della Consigliatura Fiore. I nostri dotti, dividendosi (anche qui!) in sostenitori della domificazione del Cardano contro quelli che parteggiano invece per quella dell’Alcabizio, hanno continuato a questionare senza arrivare alla soluzione e senza giungere a dare alcuna risposta al quesito che, probabilmente, rappresenta un vero e proprio nodo gordiano che solo un Sindaco con la tempra di Alessandro Magno potrebbe sciogliere.
Allo stato attuale, però, il Sindaco De Benedittis non ha ancora citato Alessandro Magno tra i suoi tanti padri politici e spirituali e quindi – probabilmente – la questione politica giacerà lì inerte fino a quando, sommata a tanti altri nodi irrisolti, non spaccherà la schiena della coalizione (“Cento niente uccisero un asino” dicevano gli antichi).
Perché sta accadendo tutto questo? Il mio debol parere è che ci si debba sottrarre dalla vicenda singolare e guardare semmai ad una prospettiva più generale: non sono gli Addario il punto, ma il comportamento prevedibile degli esponenti del Centrosinistra locale non appena raggiungono una nicchia di potere.
Tra i novelli seguaci di Di Vittorio che allignano nel Centrosinistra locale ci sono infatti i discendenti di quelle famiglie illustri che 150 anni fa riuscirono ad impossessarsi delle terre della Chiesa, espropriate all’indomani dell’Unità d’Italia e vendute all’asta, accrescendo così il loro patrimonio o divenendo latifondisti. Sempre tra costoro, ispirati oggi dalle gesta di Di Vagno, vi sono anche i discendenti di quei galantuomini che, volendo impedire ai villani di servirsi con le proprie mani, diedero credito al fascismo che poteva tenere a bada i più riottosi fra gli “zappatori”. Fra questi ancora vi sono i discendenti di coloro che, dagli anni ’50 in poi, a fronte del calo delle rendite terriere e della divisione degli antichi feudi tra tanti eredi, hanno pensato bene di affiancare ai proventi garantiti dall’atto dotale anche l’attività di dipendente pubblico (meglio se docente di ruolo), divenendo così progressisti, inclusivi, resilienti e trovando casa all’interno del PD e di altri Partiti purché moderati e governativi.
Del resto, come diceva don Mariano Arena al capitano Bellodi ne “Il giorno della civetta”, “chi comanda fa legge, e chi vuole godere della legge deve stare con chi comanda”.
In sostanza è alla luce della filigrana storica che dovremmo cercare di leggere quel che accade oggi. Per questa via forse intuiremmo che nel Centrosinistra locale una posizione non è mai una posizione di principio, né tantomeno una posizione può essere basata su interessi effimeri quali ad esempio una carica assessorile: bisogna sempre pensare all’artiglieria pesante e solitamente per questa via non si sbaglia.
Sulla base della storia, della tradizione, del retroterra culturale, di quel che volete voi… nel Centrosinistra ci si espone per continuare a fare di più e meglio quel che si sta facendo, individuando obiettivi interni ed esterni al Palazzo di Città. Sono dipendente pubblico? La carica di Consigliere può essere merce di scambio per un avanzamento di carriera – mio o di altri – e a tal fine muovo burocratici ingegni con molti mesi di anticipo, in modo che, attraverso un sistema di pesi e contrappesi, venga poi creato il posto vacante che io dovrò occupare. È accaduto qualcosa del genere negli ultimi diciotto mesi? Si sono cioè creati spazi prima non presenti per nuovi incarichi di vertice a Palazzo di Città?
O ancora, disponendo di terreni nei pressi del centro abitato (lascito avito e molto caro), la carica di Consigliere Comunale può essere decisiva per la trasformazione del terreno agricolo in residenziale e procedere quindi alla lottizzazione, realizzando un ingente guadagno senza rischiare un baiocco e magari costruendo anche una nuova casa nella prateria dissodata dagli antenati. Si sta verificando qualche movimento che possa far presagire situazioni simili?
È in questa direzione che bisogna guardare per trarre lumi, senza lasciarsi abbindolare dal fumo del falso scopo delle cariche e degli onori passeggeri.
In tutto questo, il Sindaco – ci dispiace per lui – sta realizzando che i suoi tentennamenti e la sua irrisolutezza nelle questioni politiche stanno alimentando una polveriera che nulla ha a che fare con la rivoluzione gentile promessa?
(…che rivoluzione e rivoluzione… prima erano tutti fedeli sudditi borbonici, ora tutti savoiardi sono…)