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Auguri filosofici per il sindaco De Benedittis

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A Corato durante le feste comandate, per antica e consolidata consuetudine, cessano le ostilità politiche e le fazioni cedono il campo ad una generale concordia, vera o presunta che sia.

Vero è che in questo scampolo di amministrazione a guida De Benedittis le ostilità vere e non sono mai iniziate, questo sia perché le forze di Centrodestra non sono strutturalmente e mentalmente organizzate per stare all’opposizione, sia perché – dispiace dirlo – quel livello di tracotanza velenosa e malevola che l’opposizione di Centrosinistra ha messo in campo durante le consigliature a guida Perrone e Mazzilli ben difficilmente potrà essere eguagliato da chiunque.
Va anche detto, e questo è un pregio del Sindaco o almeno una sua qualità, che Corrado De Benedittis non è “uno che tira le mazzate da in mezzo alle mani”, ma riesce in qualche modo – presentandosi in modo inoffensivo – a non alzare il livello dello scontro.

Anche per questo dico sediamoci e parliamone.

Qual è il compito di un intellettuale? Il compito consiste nel portare a chiarezza concettuale quella che è l’intuizione espressa da quella parte dei concittadini che alcuni chiamano popolo, altri massa e altri ancora fedeli.

Il contadino, l’operaio, il postino si occupano di filosofia? In un certo senso sì in quanto hanno una loro visione del mondo, delle relazioni tra persone e discutono di concetti astratti (la morte, la vita, l’aldilà…). Essi regolano le loro azioni sulla base della loro visione e agiscono di conseguenza, vale a dire fanno e sanno quello che fanno ma non sanno perché sanno quello che fanno.

Il nostro compito, il tuo soprattutto in quanto rivoluzionario (gentile), è diverso e specifico: noi dovremmo raccordare il particolare al generale e dare una lettura politica e d’insieme delle tante istanze individuali. Se non facciamo questo, non avremo mai chiari priorità e obiettivi e non riusciremo a declinare le azioni.

Il risultato della nostra inconcludenza quali intellettuali? Partecipare a tutti i bandi senza vincerne nessuno, scrivere delibere frettolose e mal concepite, riunire in continuazione la Giunta comunale per discutere di tanti fatti slegati senza un piano complessivo… e – soprattutto – non far capire agli altri in che direzione si sta andando, dicendo si a tutti (comunisti e anticomunisti, cattolici e protestanti, protezionisti e fautori del libero mercato…) in maniera asettica ed epidermica, ma poi in sostanza restando fermi o andando dalla parte opposta.
Ogni rivoluzione – gentile o meno – si basa su un libro (il Vangelo, il Corano, il Libretto rosso…), cioè sul tentativo esplicito di comunicare un punto di vista: se non riesci a chiarire i presupposti, gli obiettivi e le azioni del tuo agire da Sindaco il progetto che stai portando avanti terminerà in pochi mesi, lasciando confusione e macerie.
Mi dirai, come ti ho sentito dire altre volte, “Questi son discorsi da salotto!”. E invece no, sono le basi della filosofia politica e dell’azione che da essa ne deriva: in assenza di epistemologia si potrà anche concludere qualcosa di buono, ma si tratterà di tentativi slegati e contraddittori non certo di una rivoluzione.
Il rischio che stiamo correndo è quello di passare dall’efficiente filosofia spicciola dell’idraulico a quella aulica del professore che ha studiato la disciplina ma che utilizza i testi degli autori unicamente quali repertori di citazioni da impiegare alla bisogna. Solo la filosofia potrà salvarci dalla filosofia.
Il mio augurio è che tu voglia impiegare un po’ di tempo per recuperare la visione di insieme, fare il punto, stabilire la rotta e – questo soprattutto – comunicare dove stai andando (evitando per favore citazioni e orpelli vari): da qualche parte dovrebbe esserci una stella cometa.

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