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Riflessioni su politica, dissenso e diritto di critica: un tema su cui il nuovo Sindaco e i suoi aficionados devono proprio correggere il tiro

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A cura di Francesco Stolfa

Nei primi mesi di vita di questa nuova amministrazione comunale, che ormai è in funzione da ottobre 2020, a parte ogni altra questione, è emerso, con una certa evidenza, un problema che mi preme segnalare perché lo ritengo di vitale importanza per la nuova maggioranza e per l’intera Città.

La nuova classe dirigente che ha assunto la guida del nostro Comune è sostanzialmente costituita dai due gruppi politici che, nella prima tornata elettorale del 2019, quella che portò alla effimera vittoria del Centrodestra e alla elezione di Pasquale D’Introno, sostenevano Corrado, ossia: Rimettiamo in Moto la Città e DEMOS (Democrazia Solidale). Le altre formazioni politiche che si sono aggiunte nella tornata elettorale del 2020, conclusasi con la vittoria netta del Centrosinistra, cioè il PD, Italia in Comune e Italia Viva, sono oggi sostanzialmente silenti e si limitano a un ruolo di comprimari. Questo elemento va sottolineato perchè influisce in modo rilevante sulla qualità (non solo dell’azione amministrativa, ma anche) del dibattito politico che ogni giorno si svolge sui vari mezzi di comunicazione.
Man mano che passa il tempo stanno emergendo, come è naturale, varie voci critiche verso la nuova maggioranza le quali evidenziano lacune, ritardi, difetti della quotidiana azione amministrativa. Vi sono giornalisti che scrivono sulle rispettive testate e comuni cittadini che espongono le proprie posizioni sui social network, magari rispondendo ai post di Sindaco, Assessori e Consiglieri comunali. Si tratta, come è evidente, di normale dialettica politica e del normalissimo ruolo critico proprio della stampa libera e della cittadinanza attiva. I nuovi amministratori, però, o alcuni loro stretti sostenitori, reagiscono molto spesso in modo scomposto alle critiche manifestando in questo una notevole dote di impreparazione e, direi anche di ingenuità politica.
Tutti i politici navigati sanno, infatti, che le critiche non si pesano né si valutano. Ad esse si risponde nel merito e basta. E invece qui da noi fioccano affermazioni lapidarie o veri e propri approfondimenti in cui ci si dilunga a valutare l’opportunità della singola critica, se essa debba ritenersi prematura o preconcetta o poco costruttiva, ecc.. Questo ovviamente per limitare il discorso alle sole risposte decenti e non parlare, invece, delle vere e proprie aggressioni verbali, condite anche di offese, che pure si sono frequentemente verificate, ma solo da parte di alcuni ben individuati soggetti.
Non ci si rende conto che, in questo modo, si mina uno dei diritti fondamentali della Persona umana e soprattutto del Cittadino e, a maggior ragione, del Giornalista, nei confronti dei propri amministratori. Sul tema dovette intervenire, a suo tempo, proprio il Sindaco nel corso di un consiglio comunale. In quell’occasione, egli riconobbe che la stampa svolge il suo naturale ruolo critico e che esso va comunque rispettato. A questa affermazione di principio non sono seguiti, però, comportamenti coerenti, neanche da parte del primo cittadino il quale, da un certo momento in poi, ha preso anche lui a lamentarsi delle troppe critiche ricevute. I suoi stretti sodali non perdono poi occasione per attaccare duramente chiunque osi esprimere una voce critica su qualsiasi tema. Gli esempi potrebbero essere tanti ma non è il caso di elencarli perché sono sotto gli occhi di tutti.
Le cause di un simile ingenuo e, per certi versi, inedito comportamento della nuova classe dirigente coratina sono proprio nella sua genesi, poiché i due gruppi politici legati al nuovo Sindaco sono sorti e si sono compattati sulla base di una adesione di tipo fideistico alla sua persona. E ciò porta ovviamente a ritenere come “infedeli” da osteggiare, se non da combattere, tutti coloro che a quella fede non abbiano aderito. A tutti questi “fedeli” appare del tutto naturale sostenere l’operato dell’amministrazione non perché sia corretto o risponda ai canoni della buona gestione ma semplicemente perché lo attuano i propri beniamini. Ad essere benevoli, si può paragonare questo modo di fare politica alla fede calcistica per la squadra del cuore.
Ma la Politica è un’altra cosa.
Siamo costretti quindi a rimarcare che, in un Paese democratico, il diritto al dissenso e quello di critica sono riconosciuti a tutti in modo incondizionato e nessuno può sognarsi di valutare se una critica sia eccessiva o espressa in modo troppo duro o poco costruttiva, tantomeno possono farlo i pubblici amministratori. Tutti i cittadini, anzi tutte le persone, hanno l’indiscutibile diritto di criticare l’amministrazione anche in modo perentorio, anche senza accompagnare la critica con proposte, e senza neanche dover aspettare quelli che, secondo i criticati, sarebbero i tempi congrui da concedere ai nuovi amministratori. Insomma, le critiche non si pesano né si valutano e ogni accusa volta a sostenere che esse non sono fatte col giusto tono o col giusto garbo appare palesemente pelosa: alle critiche, ripeto, si risponde nel merito e basta. È una regola talmente elementare della democrazia, valevole soprattutto per i pubblici amministratori, che su di essa non conviene soffermarsi oltre. E il fatto che qualcuno non se ne sia attenuto denota semplicemente un grave deficit di esperienza ma anche, sia consentito rilevarlo, di cultura politica.
La cosa diventa, però, particolarmente grave quando coinvolge la stampa perché allora la cosa non assume più i tratti di un comportamento inopportuno o politicamente errato bensì il sapore amaro di una vera e propria censura antidemocratica. Le critiche rivolte ad alcune testate giornalistiche di essere troppo “schierate” o “ostili”, i velati inviti a non avvalersi più di determinate firme, la scomparsa improvvisa di una trasmissione televisiva dal palinsesto di una tv locale dopo il taglio di una frase del conduttore che criticava (peraltro con estremo garbo) l’amministrazione, sono apparsi episodi davvero inopportuni. Spero che anch’essi siano frutto di ingenuità e inesperienza ma confido che il primo cittadino abbia tutti gli strumenti culturali per rendersi conto della loro assoluta inopportunità.
Insomma, indipendentemente da ogni valutazione sull’operato della nuova amministrazione, su questo versante, si impone davvero un immediato e radicale cambio di rotta e di stile. Pena la lesione irreparabile della sua immagine.

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