Home News “Sistema Trani”, seconda fase: coinvolte altre figure coratine

“Sistema Trani”, seconda fase: coinvolte altre figure coratine

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Sistema Trani non si ferma, al termine di una seconda fase delle indagini riguardanti l’inchiesta denominata Sistema Trani, la Procura di Lecce ha notificato a 12 persone l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, per una serie di reati connessi alla corruzione in atti giudiziari imputata agli ex magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta. Tra le figure coinvolte c’è anche la sorella di Savasta, Emilia, e altre 11 persone coratine che avrebbero consentito la realizzazione di quel meccanismo in base al quale per dieci anni alcuni imprenditori avrebbero pagato tangenti in cambio di favori nell’ambito di indagini o processi.

Secondo i pm leccesi la sorella di Savasta, in particolare, sarebbe stata perfettamente consapevole del pagamento di mazzette sia da parte di Flavio D’Introno che di Paolo Tarantini e avrebbe svolto un ruolo di intermediaria nei confronti di entrambi.

Nella vicenda dell’imputato Flavio D’Introno infatti, la signora Savasta avrebbe trattenuto una somma pari a 50mila euro ricevuti dal D’Introno destinata al fratello magistrato, consenziente, oltre alla ristrutturazione della palestra a Barletta di cui era titolare, per un importo di 50mila euro. Emilia Savasta avrebbe fatto inoltre, nel 2016, almeno due viaggi sempre a spese del D’Introno, utilizzando le prenotazioni da lui effettuate e pagate presso l’agenzia viaggi di Tarantini a Corato e proprio da Tarantini la donna avrebbe ricevuto una tranche della mazzetta destinata ad Antonio Savasta pari a circa la metà dei €400mila euro che l’imprenditore avrebbe dovuto versare per ottenere l’aiuto di entrambi i magistrati.

Secondo la procura di Lecce, quindi, il coinvolgimento della donna negli affari illeciti sarebbe stato totale e consapevole, così come quello di Michele Valente, che avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra D’Introno e il sovrintendente di Polizia Vincenzo Di Chiaro, mettendosi a disposizione sia per la predisposizione di atti falsi che per la corresponsione del denaro ai magistrati, e così come quello di Domenico e di Giuseppe D’Introno, fratelli dell’imprenditore imputato, che lo avrebbero aiutato nel tentativo di eludere la richiesta dell’Agenzia delle Entrate di pagare cartelle esattoriali per 30 milioni, accusando falsamente alcuni messi comunali.

Lo stesso vale per altre figure come Giuseppe Mastrorillo, Anna cannillo, Angela Bovino, Giusi Caldara. Alcune di loro sono accusate anche di aver mentito nel corso dei processi. Francesco Palmentura invece avrebbe aiutato D’Introno a redigere atti falsi per cercare di salvare la sua società di ceramiche e Pasquale Nesta avrebbe messo in atto un estorsione nei confronti del titolare di un’azienda emiliana, che voleva comprare la stessa azienda.

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